La elettrificazione e le contaminazioni linguistiche e comportamentali ivi considerate sono di fatto alla base (rendendo elementare il concetto) anche delle varie formule di “mixing” poi operate dai vari fautori della cosiddetta World Music (ma non unicamente), praticata e sviluppata non senza spregiudicatezza e superficialità in molti casi (ma così autorizzano i forti movimenti di moda e le relative logiche commerciali).
Tornando al già ottuagenario trombettista ed autore, trattiamo con il presente “Flash of the Spirit” di una capitale combinazione di risorse attingente al complesso ritmico-etnico Farafina (ensemble del Burkina Faso, già partecipante a progetti di Ryuichi Sakamoto o Rolling Stones), accreditando ulteriormente la quota del parterre in gioco arruolando Brian Eno e Daniel Lanois, che hanno suddiviso l’onere del contributivo e produttivo mixing.
Un benvenuto riascolto (grazie alla fresca riedizione a cura di tak:til e Glitterbeat) colloca con ulteriore definizione l’esperimento entro la traiettoria creativa di Jon Hassell riconfermandone visionarietà e potenziale anticipatore, esponendo peraltro ingredienti tra i più organici alla costituzione della complessa ed aperta musicalità di cui si faceva collettore l’evasivo termine Fourth World. Entro questo concetto non si esaurisce l’eccentrica progettualità del Nostro e, nel corso di una discografia composita, e non strettamente improntata alla linearità, comprendente la personale raccolta di standard “Fascinoma” o il livido post-modernismo di “City: Works of Fiction”, trovando un fulcro nello sfaccettato “Power Spot”, diremmo che il presente Flash of the Spirit non ha dismesso le implicazioni simboliche ed il potenziale (anche extra-musicale).
Per quanto attiene alle parti in gioco, non è certo il primo (e ancor meno unico) esempio di una ripartizione di ruoli entro una performance d’incontro siffatto, in cui una voce solistica (improntata a forme jazz euro-americane nel presente caso) si muove su un arcaico plateau ritmico (mutuato dal Sud del mondo) ma, in base a quanto pienamente investito dalla falange dal continente nero è davvero difficile attribuirvi ruolo meramente di supporto, essendo una componente intensamente organica nella costituzione del risultante sound.
Le sortite solistiche di Hassell, peraltro, si palesano a tratti nette, a tratti in forma di spirito alitante ma non sempre direttivo; anzi il pervasivo ingaggio musicale dell’agguerrito ensemble ne ridimensiona il ruolo di “deus ex machina” ed ancor più di demiurgo della “machina” sonante, ed il forte spirito musicante incarnato dal trombettista non può certo avocarsi l’unica connotazione “spiritica”, fortemente contesa dal groove virulento e naturale del pirotecnico ensemble non sempre espresso nella sua esplosiva forza coloristica, anzi in alcuni passaggi remotamente pulsatorio, o compresso e rimodellato quale energia flottante, in virtù anche al pervasivo sound-processing operato dall’alterna diade Eno-Lanois.
Quanto al programma, forza immaginifica per la sequenza di titoli (spazianti dall’eponima Flash of the Spirit e Air Afrique al modernismo di Tales from the Future o alla forza evocativa di Warriors Everywhere), ulteriormente valorizzati da sintetici sub-titoli, esprimenti un insieme di essenze concettuali non del tutto sovrapponibili a quanto espresso dal nostro sentire contemporaneo – e così s’avvicendano Laughter, Wind, Clairvoyance, Fear, Symmetry, Strength e certamente Dance e quant’altri ancestrali riferimenti.
Dunque, ingegneria musicale allo stato dell’arte, intercambio di segni mutuo ed incrociato tra due metà del globo sono nell’essenza tra i più forti elementi che concorrono al compimento di un corposo opus discografico tra i più organici e rappresentativi che il filone possa esporre e con esemplari modalità (facendo giustizia anche preventiva di eterogenee produzioni coeve o successive e per lo più dal valore blando o occasionale, se non al limite dello scriteriato – tacendo della de-responsabilizzazione in termini estetici e progettuali); pescando non poco nelle dinamiche del sub-conscio collettivo, anzi planetario, e nelle sue tutt’altro che usurate dinamiche “Flash of the Spirit” sancisce una conciliazione tra identità, dinamizza i segni della memoria ed è invito al Viaggio… verso un iper-spazio vibratorio ed emozionale.
Musicisti:
Jon Hassell: tromba, elettroniche
Farafina:
Mahama Konaté , Baba Diarra: balafon
Paco Yé: batteria, djembe
Seydou Ouattara , Beh Palm: bara
Tiawara Keita: tama, soucou
Soungalo Coulibaly: flauto, percussioni
Soulyame Sanou: shekere
con:
Daniel Schwartz: basso elettrico
J.A. Deane: percussioni elettroniche
Brian Eno, Daniel Lanois: trattamento sonoro
Tracklist:
01. Flash Of The Spirit [Laughter] 5:45
02. Night Moves [Fear] 2:24
03. Air Afrique [Wind] 3:59
04. Out Pours [Kongo] Blue [Prayer] 7:14
05. Kaboo [Play] 2:54
06. [Like] Warriors Everywhere [Courage] 4:43
07. Dreamworld [Dance] 4:54
08. Tales Of The Near Future [Clairvoyance] 4:19
09. A Vampire Dances [Symmetry] 4:00
10. Masque [Strength] 11:43
Link:
Pagina Spotify : https://open.spotify.com/album/1kq5wytZSTx0mQvxkg5fW0