JIM BLACK TRIO | Reckon

Jim Black trio
Reckon
Intakt records CD 334
2019

Fremente e virulento: tale il carattere d’esordio del materiale musicale in oggetto, quarta proposta a line-up invariata del Jim Black trio, a seguire il precedente, brillante “The Constant” (Intakt, 2016) ed i precedenti appuntamenti discografici “Somatic” ed “Actuality” (per Winter&Winter). Il leader vanta peraltro un ben articolato curriculum entro o alla testa di formazioni tra cui la spettacolare ed atipica realtà post-fusion Human Feel e collaborazioni di spessore (tra cui Uri Caine, Tim Berne, Dave Douglas, fissandosi a teorico del ritmo e strumentista che non esaurisce affatto le proprie soluzioni ritmiche entro un àmbito jazz, anzi tesaurizza ulteriormente il già ampio bagaglio repertoriale, attingente tra i propri riferimenti fondativi a grandi figure tra cui Paul Motian, e che circa la formazione in oggetto si è già preso in passato la licenza di un’esternazione quanto meno tranciante “Piano trio? Mai voluto uno, già l’idea mi disgusta: fanno piuttosto schifo!”; ciò a ragione di una presunta sontuosità di posizione del pianoforte rispetto ad una gregaria posizione di basso e batteria, nella realtà dei fatti sempre più riveduta se non superata da differenti ed operose revisioni e riconsiderazioni.

Tale licenza è stata nei fatti contestata, dunque, dalla fattiva posizione del Nostro, le cui arti percussiva e registica continuano ad esplicitare spiccata inventiva nelle concezioni ritmiche, a tratti spregiudicata nell’enfasi conferita all’elemento sorpresa.

E così s’apprezza nello sviluppo del lavoro: tumultuosa e non poco spiazzante l’introduttiva Astrono Said So, di robusta ed agitante plastica, carattere variamente condiviso dalle effervescenti Dancy Clear Ends o Next Razor World, nel passo marcato e studiatamente irregolare di Tighter Whined o nella densa ariosità di Spooty and Snofer, trovando passaggi di (apparente) minor concitazione nella classicheggiante Very Query, nell’andante increspato di Tripped Overhue, nello stupore condiviso di Focus on Tomorrow o nel ristoro notturno della quasi elegiaca (ma comunque strutturata) Neural Holiday.

A tali concezioni e programma funzionalmente s’adopra l’intima intesa con il giovane pianista austriaco Elias Stemeseder (in altre occasioni, di non poca disinvoltura anche alle tastiere elettroniche), che si conferma partner di palese sintonia con le traiettorie ritmico-melodiche del leader, analogamente alla sezione bassa di Thomas Morgan, di plasticità funzionale ad un sound organicamente integrato e visionario, libero vettore per le fantasiose soluzioni tattiche e le frementi figurazioni istantanee di Black, usualmente ben al limite della spregiudicatezza.

Se dunque sulla carta (ed in ragione delle premesse) questi non ardisce a prender parola nell’evolutivo dibattito sul piano-trio, nei fatti vi s’installa con pienezza partecipativa e formule personali, da interventista eversivo come anche portatore di un ordine proprio e diversamente inteso della ternaria formula del trio per (o meglio “con”) pianoforte, su cui ci devolve una lezione creativa imbastendo un soundscape estremamente infittito dalle mobili trame percussive e dalle ondivaghe ma pur solide strategie, lungo un alterno programma, atipicamente progettuale e fascinoso: da conoscere.

 

 

Musicisti:

Jim Black, batteria
Elias Stemeseder, pianoforte
Thomas Morgan, contrabbasso

 

Brani:

01. Astrono Said So  5:42
02. Tripped Overhue  5:22
03. Tighter Whined  2:10
04. Spooty and Snofer  5:19
05. Very Query  4:26
06. Focus on Tomorrow  2:39
07. Next Razor World  3:43
08. Neural Holiday  3:36
09. Dancy Clear Ends  5:03
10. What You Are Made From  2:57
11. This One and This Too  6:13

 

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