Come in tutte le circostanze della vita gli aspetti buoni e quelli meno buoni si intersecano; alle soddisfazioni per quanto si sia riusciti a fare di positivo si mescolano le incertezze per il futuro. Una cosa e’ certa: si e’ svolta con successo un’altra annata d’oro per la piccola rassegna cilentana, a dispetto anche delle bizze meteorologiche di questa pazza estate; ottima la riuscita dei concerti e grande l’affluenza ed il gradimento del pubblico.
Il pezzo forte della rassegna e’ stato il Nicola Arigliano Quintet, che si e’ esibito l’11 agosto a Villammare. Messo in forse dalle intemperanze del tempo (ricordiamo che quasi tutti gli incontri si svolgono all’aperto, nelle piazze dei comuni turistici della zona), pioggia incalzante fino alle 22,00 circa, ricerca spasmodica di un locale chiuso abbastanza grande (che non c’e’), panico, pubblico enorme che, imperterrito, attende sotto gli ombrelli, e lui, Nicola, chiuso in macchina con i suoi, accanto al palco, in attesa di fare il suo spettacolo ad ogni costo.
Nicola, come tutti sanno, e’ una persona semplicissima, disincantata, che non ha bisogno (e lo crediamo bene!) di dimostrare ne’ di ostentare nulla, assolutamente anticonformista, e che alla sua veneranda eta’ di ben oltre 80 primavere riesce a prendere la vita in modo assolutamente giocoso ed a prendersi gioco di tutti. Si vanta delle sue origini contadine e non ha esitato, quando l’ha ritenuto opportuno, ad uscirsene discretamente dalle scene ed a tornarsene per molti anni nella sua campagna a fare vino e olio. Ma ha mantenuto fortissimi i legami col mondo della musica e con i suoi affezionatissimi estimatori ed ha saputo, nel momento giusto, quando le circostanze si sono rivelate opportune, tornare sulla scena, per riaffermare, a giusto titolo, il suo ruolo nel panorama della scuola jazzistica italiana. Impossibile tentare con lui un’intervista seria, lui e’ una valanga di atteggiamenti fantasiosi che spiazzano tutti continuamente.
Gli chiesi una impressione sulla serata, che ne pensasse della situazione meteorologica, porgendogli carta e penna per ricevere un’autografo e lui penso’ un attimo, in silenzio, e poi scrisse: