Esce “Mexico”, nuovo singolo del poliedrico artista romano Prof. Simor, sui principali stores digitali e dal 4 agosto nelle radio in promozione nazionale. Testo e brano spensierati, presi dal ritmo di festa messicana, conditi con i soliti virtuosismi lessicali. Contenuto autocelebrativo, con la firma ormai nota di sarcasmo e autoironia. Il brano ha il compito di delineare ancor di più l’impronta del Prof, con punch line per gli “hater“, alternate con profondi euforismi e stati d’animo. Un connubio fra divertimento, la festa e la fatica per il percorso artistico e non solo fatto fin ad oggi. Scopriamo news e curiosità in questa intervista!
Potrebbe sembrare una domanda banale e magari lo è: “Dove sta andando la musica? E dove sta andando la tua di musica?
Vedo la musica verso una discesa ripida, si sta perdendo sempre più l’emozione e l’autenticità sia dell’artista che dell’arte. Io con la mia musica per ora proseguo e via, non so bene la direzione che sto prendendo, spero solo di incontrare sfide, soddisfazioni e tanti momenti da ricordare sia positivi che negativi.
Ad avere la possibilità di aprire un concerto in uno stadio di un big della musica, affrontandone il pubblico con la tua musica, chi sceglieresti? E perché?
Riguardo i grandi artisti italiani il sogno sarebbe Renato Zero, artista che stimo e che ha sempre accompagnato la mia crescita. Entrando nel mondo rap, il primo in assoluto sarebbe Caparezza, per poi passare a Madman, Salmo, ma sinceramente sarebbe un onore e un privilegio qualsiasi artista.
Quali sono i tuoi piani più immediati?
Finito di dar uscire i brani che erano per il sequel di Focus, il mio primo disco, cercherò più tempo per tornare dal vivo, fra serate e concerti.
Quanto è importante per te internet nell’ambito musicale? Si rimpiange il passato in cui i social e selfie erano solo utopia o, meglio, proiettarsi verso il futuro abbracciando le nuove, seppur fredde, forme di comunicazione?
Nei giorni odierni i social sono un trampolino, una sorta di vetrina dove tutti noi ci mettiamo in vendita. Non amo molto condividere storie, o fare foto, non mi trovo nei tempi di oggi. Preferisco provare certi brividi sulla pelle, come le gare di freestyle, i contesti, prendere un pullman e arrivare in tutta Italia e conoscere gente, stringere rapporti, creare insieme.
C’è differenza tra ciò che ascolti e ciò che in realtà componi e canti?
Ascolto praticamente tutto dalla classica al rock, ma la maggior parte del tempo il rap invade le mie orecchie.
Tanta musica sulle spalle, palchi e sudore in onore alla dea musica. Con la tua esperienza e la concezione raggiunta della tua musica, cosa consiglieresti a dei giovanissimi per intraprendere un percorso artistico e discografico?
Un consiglio che do è quello di crederci sempre e spingersi sempre oltre, essere autocritica, ma non fino all’ossesso, è più nocivo di quanto si crede. Noi siamo i nostri primi hater.
Rimpianti per questo tuo percorso artistico?
Rimpianti veri e propri no, ho fatto tanto e ogni cosa fa parte di me. Avrei dedicato più tempo, più sacrifici se avessi potuto farlo senza compromettere altre cose.
Chi vorresti ringraziare per chiudere questa intervista?
Ringrazio voi di Sound Contest per la possibilità e il tempo dedicato, chi mi sta accompagnando in questa nuova strada, per me insolita. Chiunque mi abbia ascoltato e chi lo farà, il Lunar Studio, che mi sopporta da 15 anni, tutti gli artisti fra produttori, rapper, cantati, grafici che hanno lavorato con me e hanno dato modo di mettere qualcosa di mio in un loro lavoro.