“LUCE” è il nuovo Ep di GIULIANO CRUPI, realizzato con il contributo di NUOVOIMAIE nell’ambito del progetto “Nuove Produzioni Discografiche 2022/2023”, vinto dall’artista con il suo produttore artistico Francesco Valente (Lucio Dalla, Niccolò Fabi, Tiromancino, Max Gazzè, Zero Assoluto, etc.) e la sua Social Music School. Dallo stesso giorno in radio il singolo omonimo. “Luce”, composto da 5 brani, nasce dal dolore e dal forte senso di disperazione che improvvisamente hanno investito l’artista in seguito alla scomparsa della sua compagna. “Luce” è la sua trasformazione o, almeno, il suo tentativo di farlo.
Ciao Giuliano, benvenuto. Dal 27 ottobre stai promuovendo il tuo nuovo EP “Luce”. Un lavoro che credo non sia stato semplice da realizzare. Ti va di raccontarci qualcosa dei brani che lo compongono?
Ciao e grazie per questo spazio. “Luce” è il singolo apripista di questo nuovo Ep che, poi, quasi come una conseguenza emotivamente logica, ha dato il nome all’Ep stesso. È nato anche grazie al contributo del NuovoImaie ed è stato prodotto da Francesco Valente con cui ormai lavoro dal 2021 e che, con il suo talento, riesce sempre a vestire le mie canzoni con gli abiti migliori, stupendomi e emozionandomi. D’altronde è questo il mestiere della musica: emozionarci. “Luce” è la canzone che avevo esplicitamente scritto e dedicato alla mia compagna che è stata la prima ad averla ascoltata. Poi, purtroppo, è venuta a mancare, lasciandomi in un abisso di dolore. Ho dovuto fermare la produzione del disco perché non ero in grado neanche di muovermi, figuriamoci di entrare in studio e fare musica. Ero talmente devastato che non riuscivo neanche a toccare gli strumenti, anzi li odiavo e volevo mollare tutto e eclissarmi. Poi, un giorno, non so come e perché, mi sono riavvicinato al piano e ho toccato due tasti in lacrime. Qualche giorno dopo è nata “Parlerò anch’io”, la seconda traccia di “Luce” e due mesi dopo è nata “Ancora un’altra volta”, la traccia numero tre, entrambe lasciate volutamente in acustico per valorizzarne il contenuto, il messaggio e la verità. Insieme a “In un mondo di biglie”, la traccia numero quattro, formano il cuore acustico di questo lavoro, cuore protetto in testa da “Luce” e in fondo da “L’Amore è inopportuno”, l’unico brano edito dell’Ep. “Luce” è il mio personale tentativo di trasformare il mio dolore, di consegnarlo al pubblico, affinché possa essere una stampella emotiva per chi ascolterà o una via di rinascita o ancora una speranza. Ogni artista credo abbia il dovere di condividere con le persone le profondità in cui riesce a entrare e credo che debba farlo con autenticità, altrimenti non avrebbe senso, scavando nelle retrovie dell’intimità e portandole allo scoperto. In questo nuovo Ep mi consegno completamente nudo, smascherato, dichiaratamente fragile, come chiunque di noi almeno una volta nella vita si è sentito. Ecco, vorrei che “Luce” fosse la mia mano che prende la mano di chi ascolta, di chi si trova in un momento di disperazione o di fragilità e gli dice “non sei solo, non sei sola”.
Che tipo di emozioni provi quando incidi un brano e quando invece lo canti dal vivo, a contatto con il tuo pubblico? Sei reduce, tra l’altro, da uno showcase al Caffè Letterario di Roma.
Il lavoro in studio è un lavoro molto emozionante e creativo perché vedi crescere le canzoni che sono nate in solitudine, nel mio caso con un piano o una chitarra. Le vedi trasformarsi, arricchirsi e ogni pezzetto che si aggiunge, se giusto, ti mostra il successivo, lo chiama, lo senti prima che arrivi. Però, poi, suonarli dal vivo è tutta un’altra cosa. Lì hai il contatto diretto col pubblico e che siano 10, 100 o 1000 occhi nei tuoi, non cambia l’impatto emotivo. Lì si crea un flusso di energia, di scambio, di emozioni, di adrenalina che non ha pari. Il palco per me è accensione, potenziamento, verità. È un territorio in cui non mi risparmio mai e che amo molto.
Lavori su un pezzo alla volta o su più brani contemporaneamente?
Non ho mai avuto regole nel mio modo di lavorare alle canzoni. Mi sono ritrovato in entrambe le situazioni. A volte inizio e finisco una canzone e poi ne arriva un’altra, altre volte, invece, una canzone irrompe prepotentemente, mentre sto scrivendo, imponendo di essere vista, ascoltata e scritta, prima della precedente. Sono le canzoni a scegliere e a sceglierti, tu puoi solo vivere la vita.
Quali cantautori sono più vicini a te e per quali sensibilità?
Uno dei miei fari è Niccolò Fabi. Infatti, è inserito anche nei ringraziamenti dell’Ep fisico. Sento fortemente le nostre sensibilità molto molto vicine. È lui che ascolto quando mi sento sopraffatto o solo o fragile. Ecco, spero che le mie canzoni sortiscano negli ascoltatori lo stesso effetto guaritore che le canzoni di Niccolò hanno su di me.
Potresti gentilmente anticiparci qualcosa sui tuoi prossimi progetti?
Live, tanti live. Li stiamo programmando.