“Cicale” è un brano che descrive la riscoperta del legame ancestrale tra l’essere umano e l’Universo, attraverso il suono emesso da “corpi striminziti”, che ci ricorda quanto l’antropocentrismo sia un male dal quale dovremmo guarire in fretta, per salvaguardare noi stessi e la natura.
Com’è stato il tuo percorso dall’esordio ad oggi?
Ciao e grazie per lo spazio. E’ stato molto entusiasmante, un crescendo che mi ha portato ad aggiungere pezzo per pezzo di quella che è adesso la mia personalità artistica.
Cosa vuoi trasmettere con il tuo nuovo singolo “Cicale”?
Cicale è un brano semplice, con una enorme profondità. Parla di esseri viventi semplici, le cicale per l’appunto, che ci dimostrano con il loro semplice frinire che il legame tra noi e il Tutto è incrinato e che andrebbe ritrovato al più presto prima che sia troppo tardi.
Parlaci della copertina.
La copertina descrive la ricerca della provenienza del frinire, senza riuscire a trovarla. Parla anche del legame tra la vita sulla terra e il cosmo, grazie all’immagine degli alberi protrusi verso il cielo.
Sei aperto alla sperimentazione?
Faccio della sperimentazione la mia ragione di vita, basta ascoltare i miei quattro lavori per capirlo.
Quali sono le tue aspettative per il futuro? Come vedi il panorama musicale italiano?
Ora mi godo da “lontano” questi quattro album, così da poter lavorare con maggior consapevolezza ai prossimi appuntamenti musicali. Il panorama musicale italiano lo vedo dall’oblò della mia navicella spaziale, a debita distanza.
Chi vorresti ringraziare per chiudere questa intervista?
Tutti coloro che credono in me e mi supportano giorno dopo giorno.