Polvo
In Prism
Merge Records
2009
Il ritorno dei ruggenti anni ’90. Il ritorno discografico dei Polvo. Che ancor piu’ clamorosamente ripartono da quel marchio indie, la Merge di Mac MacCaughan e Laura Ballance (dei Superchunk), che li lancio’ nel lontano 1992 con l’album d’esordio Cor-Crane Secret. Scovato un nuovo propulsivo punto di forza nel batterista Brian Quast, i tre quarti originali della band di Chapell Hill (i chitarristi-cantanti Ash Bowie e Dave Brylawski, completati dal bassista Steve Popson) rispolverano nel nuovo In Prism buona parte delle credenziali estetiche e soniche per cui li avevamo tanto amati e venerati. Un guitar sound matematico e spigoloso, melodicamente abrasivo e obliquo, elastico e surreale nelle combinazioni e negli intrecci di fasci armonici atonali che sfondano acidi muri tridimensionali. Notevole e piacevole constatare come la capacita’ di scrittura sia ancora versatile e ficcante. Ogni traccia, infatti, si insinua nei neuroni dopo pochi ascolti, riconoscibile nel motivo melodico che le chitarre ora ruvide ora titillanti di Bowie e Brylawski trasfigurano e rimodellano con arditi cambi di tempo math-prog, volti a creare quelle peculiari alchimie fatte di gommose accelerazioni e tremolanti narcosi. La raccolta si apre sulle linee ritmicamente serrate, squadrate e algebriche di Right The Relation, poi e’ la volta di D.C. Trails, con il suo mood languido che tira il discorso su sghembi versanti acid blues e su paradigmi (sia vocali che chitarristici) assai prossimi alla lezione dei Dinosaur Jr. Qui, come in moltri altri pezzi, e’ la coda strumentale (sovente intricata e tirata) che avvince. Assai bello e’ l’angolare groove noise-pop di Beggar’s Bowl, dove la sei corde di Bowie torna a quelle ondulate trame orientali in salsa Television che all’epoca fecero la differenza nel magnifico Exploded Drawing. City Birds ha dalla sua una “intro” accattivante e ipnotica che pero’ il quartetto preferisce demolire in un astratto (e troppo sbilanciato) bailamme di temi, colori e contrasti timbrici. Lucia e’ invece una mini suite dai forti toni sentimentali e dai fulgenti incastri strumentali, mentre in Dream Residue/Work il gioco di tensione e rilascio si fa piu’ intenso e scientifico. The Pedlar sfoggia un cromatico tappeto di tastiere ma il suo passo indie rock e’ tra i piu’ sostenuti e detonanti del disco. In fondo a tutto c’e’ quell’esercizio un pò lezioso e prolisso intitolato A Link In The Chain, nove minuti di trance pop-rock e voce indolente a’ la J. Mascis che deviano in acide evoluzioni chitarristiche di classica marca Grateful/Quicksilver. Meno audaci, piu’ diretti e mentali, i Polvo preservano comunque il loro inconfondibile suono e marchio di fabbrica, trovando ancora una volta un piu’ che felice compromesso tra vellutate emozioni e roventi allucinazioni.
Voto: 7/10
Genere: Noise / Indie Rock
Musicisti:
Ash Bowie – vocals, guitar
Dave Brylawski – vocals, guitar
Steve Popson – bass
Brian Quast – drums
Brani:
01. Right The Relation
02. D.C. Trails
03. Beggar’s Bowl
04. City Birds
05. Lucia
06. Dream Residue/Work
07. The Pedlar
08. A Link In The Chain
Links:
Polvo: www.myspace.com/polvotheband
Merge Records: www.mergerecords.com