Esce venerdì 3 giugno 2022 “Comete“, il disco di debutto del progetto Van Dyne. Dopo i precedenti singoli “Luna Park” e “Vorrei“, il capitolo definitivo per la band di Bologna che tra sonorità di respiro internazionale e, allo stesso, forti influenze derivanti dalla tradizione cantautorale, ci offrono la più malinconica delle estati. Siete pronti?
– Com’è avvenuta la selezione che poi ha portato alla tracklist definitiva di Comete?
È stato un lungo lavoro sul magna di materiale che avevamo messo su nel giro di alcuni anni. Abbiamo scelto le cose che in quel momento avevano più senso e ci convincevano di più e le abbia.o sviluppate fino al punto in cui sono adesso.
– Cosa c’entra la musica dei Van Dyne con David Foster Wallace?
Con la musica non molto, ma è uno scrittore che ci piace molto e che sentiamo vicino. Il personaggio da cui abbiamo preso in prestito il nome era uno dei più intriganti, così ne abbiamo approfittato!
– Com’è stato il vostro 2020 bolognese? Perchè i Van Dyne sono nati proprio in quel particolare anno?
Il 2020 bolognese è stato terribile, come in molte altre parti d’Italia. Per noi è stato un anno di pausa e riflessione. Molto del materiale era antecedente alla pandemia, ma il tempo e la pausa forzata ci hanno consentito di avere maggiore consapevolezza di quello che volevamo farne.
– Come avviene il vostro primo incontro?
Lillo e Paolo si conoscono da anni essendo vicini di casa in Sicilia. Con Nicola Benetti suonavano già in una band a Bologna qualche anno fa (Antarte). La new entry Carlo Marrone è stata una felice conoscenza di Lillo (con cui condivide l’abitazione).
– E cosa c’è di autobiografico in questo disco?
Praticamente tutto. Si raccontano esperienze di un periodo particolare fatto di cambiamenti, traumi e rinascite. Molto difficile non essere autobiografici quando si scrive!