I Rosso Marte ci raccontano il loro primo disco “Ciao Freud”

Già anticipato dai singoli “Godi e persevera” e “Abbandonati alle cose“, esce la sera di sabato 22 ottobre 2022, il primo disco dei Rosso Marte, un EP dal titolo “Ciao Freud“. Il titolo descrive in maniera ironica il distacco dalla psicanalisi classica, perdendosi nei meandri del subconscio umano, vissuto con un viaggio sonoro che prende di petto l’ignoto, affrontandolo e uscendone a testa alta nella maniera più autentica e genuina possibile. “Ciao Freud” contiene cinque inediti registrati a fine marzo dello stesso anno presso il Crinale Lab, uno studio/laboratorio immerso nella natura romagnola che rispecchia l’anima analogica di questo primo lavoro. Luogo fortemente voluto dal duo romano, per l’approccio, l’etica e la gestione, al di fuori del caos cittadino, dove il processo creativo si evolve naturalmente scandito dall’alba e dal tramonto, dai pranzi e dalle cene in comunità con la squadra del crinale, dove si crea subito un’atmosfera familiare.

Il primo lavoro dei Rosso Marte suona in questa maniera, con amplificatori degli anni sessanta, reverberi a molla e percussioni fatte di catene e lamiere. Registrato quasi tutto in presa diretta, lontanissimi dallo spirito dell’home-recording che oggi è così popolare. Il sound però si colloca nei nostri tempi: effettistica moderna, fuzz taglienti, batteria asciutta e potente aprono le porte a un viaggio introspettivo, un pugno allo stomaco, un turbinio di sana disperazione romantica.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con loro!

  • Vi siete mai approcciati alla psicologia come pazienti o come studiosi? Che cosa vi ha affascinato? 

Ciao e grazie per l’intervista. Abbiamo entrambi conti aperti con la psicanalisi, è qualcosa di ancora sottovaluto nella nostra epoca, rappresenta un tabù. Molte persone si sentono accusate di essere disagiate se si consiglia loro di andare “da uno bravo”. La salute mentale è importantissima e spesso non si sa come prendersene cura. Il caso vuole che il terzo elemento entrato da poco nella band, Antonella Silletti, oltre a essere violinista e cantante, è anche psicologa di professione. Noi siamo affascinati dalla psicanalisi, dallo studio della mente in generale, la musica fa parte di questo mondo e ci piaceva l’idea di associare questo disco a diversi viaggi nell’inconscio e attraverso le canzoni trarre delle conclusioni. 

  • E possiamo dire che Freud era un personaggio rock, in fondo? Che cosa sapete di lui?

È stato sicuramente un grandissimo innovatore, un rivoluzionario nel campo della psicanalisi, forse per questo la sua personalità potrebbe essere considerata rock. Il suo pensiero è stato molto razionale seppur geniale, il rock per noi è qualcosa di selvaggio, cosa piuttosto distante dal grande psicanalista. Il messaggio di “Ciao Freud” è anche un ironico distacco dal pensiero classico dal padre della psicanalisi, distante dalla nostra epoca. Rifiutare il maschilismo di questo pensiero, dall’invidia del pene attribuita alle donne, dall’irrisolta pulsione di morte, da tutti i pensieri Freudiani che la ricerca psicologica ha superato e risolto. 

  • Avete già in mente una prossima pubblicazione? 

Abbiamo diversi nuovi brani, stiamo sperimentando molto con nuove sonorità e sicuramente con l’anno nuovo arriva la nostra seconda fatica. Siamo in un momento molto creativo e lo sfruttiamo, pensiamo che sarà la naturale evoluzione del primo lavoro.

  • Che correlazione c’è tra la copertina e il disco? 

L’artwork è merito di Howrora, un’artista straordinaria che ha colto in pieno il senso estetico del nostro progetto. Il lavoro che abbiamo fatto con lei è stato proprio di discostarci dall’immagine satura dei dischi rock con colori scuri, pur mantenendo la nostra identità. È uscito qualcosa di unico nel suo genere, il cervello/uomo che si rannicchia o si sta per schiudere descrive perfettamente il titolo emblematico: è un addio o un benvenuto a Freud? La risposta la lasciamo interpretare, ognuno può vederla in maniera diversa. L’idea è che sia uno specchio attraverso il quale il fruitore vede e forse scopre sé stesso ascoltando l’opera.

  • Avete una traccia preferita del disco? E siete d’accordo su quale sia? 

È una domanda molto difficile, è come scegliere il figlio preferito. La canzone che sta spiccando di più è “Godi e Persevera”, un pezzo che stavamo per escludere dall’EP perché ci sembrava distante dalgli altri, un po’ per la struttura armonica e un po’ perché è l’unica in romanesco. Stiamo notando però con grande sorpresa e piacere che è invece la più attesa nei concerti, quella che cantano di più e il cui ritornello rimane in testa. Ci conforta comunque sapere che la gente si identifica in una canzone del genere, il cui senso si ritrova in questo grido di liberazione.