Siamo in compagnia degli Hueco e cioe’ di Vittorio Esposto e di Nino Velotti. Li abbiamo incontrati per parlare del loro secondo lavoro/concept album, Canzoni dall’armadio verde, e del loro mondo musicale che potremmo definire pop/new wave o forse ancor piu’ precisamente retro-avant-garde.
Sound Contest: Prima domanda in riferimento al titolo del vostro ultimo cd. Cosa intendete per Canzoni dall’armadio verde? Cosa rappresenta per voi l’armadio verde?
Vittorio Esposto: Tempo fa chiesi a Nino di pensare ad un titolo che contenesse la parola armadio. Sono un collezionista di abiti e accessori vari per cui in casa mi ritrovo vari armadi, nonche’ una camera adibita a deposito delle scarpe. A proposito di armadi, nell’universo della musica pop c’era “Close to me”, il videoclip claustrofobico degli amatissimi The Cure, c’era la scarna copertina de “L’apparenza” di Lucio Battisti, e, sempre in tema di arredamento musicale, “Songs from the Big Chair” dei Tears for Fears, duo anglosassone di pop/new-wave che ad entrambi non dispiaceva affatto. Soprattutto devi sapere che un armadio verde esiste per davvero ed e’ da molto tempo accanto a Nino. Anche lui e’ un collezionista di abiti e quest’armadio grande e capiente accoglie tra l’altro la sua collezione di camicie e di cravatte a fiori. Le stesse cravatte che ha messo a disposizione per le comparse del videoclip di “Non invecchiare mai” girato in una casa di riposo a Pompei da Dagon Lorai. Entrambi siamo amanti del vintage e dei mercatini a cui Nino ha anche dedicato un libro, ‘La T-shirt bianca e altri racconti’, uscito qualche anno fa per l’attuale Mondadori Education. Da tutto cio’ ecco il titolo del nostro secondo album Canzoni dall’armadio verde: armadio come contenitore di archetipi che fa pure un pò Cronache di Narnia, verde perche’ e’ il colore preferito di Nino e perche’ richiama la natura e la speranza. Pur essendo meno scuro, in fondo non ci siamo poi allontanati tanto dal concetto del vecchio album d’esordio, Living in a Bathroom/Pensando all’amore. Tra l’armadio verde che contiene canzoni, ed il bagno come doppia metafora della negativita’ dell’esistenza e come luogo di purificazione personale, non c’e’ poi tanta differenza: siamo sempre nella sfera del privato ed in essa avvengono le vere rivoluzioni.
S. C.: Come nascono i vostri brani?
Nino Velotti: Nascono quasi sempre da un’intuizione melodica che sgorga all’improvviso e che poi sviluppo al piano e su cui, in un secondo momento, costruisco il testo. L’abbozzo di melodia o di testo puo’ essere anche di Vittorio. Poi si passa all’arrangiamento, si fa uno schizzo sul computer, Vittorio mi da’ delle direttive circa gli strumenti da utilizzare e i musicisti da far intervenire. A volte, nei momenti di grazia, musica e parole vengono insieme. Altrimenti do la priorita’ alla musica. Vengo dalla poesia, ho pubblicato due libri di poesia, “Quadernetto d’amore” e “Giardino di Pe’sah” con cui sono stato selezionato al “Montale” qualche tempo fa. Credo di conoscere il mestiere meglio delle tecniche della composizione musicale, dove lavoro piu’ d’istinto. Un mestiere che concerne il controllo della parola, la quale puo’ stare al servizio della musica. La stessa musica che non e’ relegata alla parola e alla lingua e che forse sta al di sopra ed e’ piu’ vicina al mondo delle idee platoniche, probabile