Riemersa dopo un silenzio appunto di otto anni, a coronamento della nuova dimensione della maternità, con il presente “Flor” che peraltro segna anche il nuovo sodalizio con la britannica Edition records, l’apprezzata interprete appronta una nuova scaletta improntata a solarità e colorismo, progettuali quanto edificanti. E gli ingredienti si concentrano alquanto su tinta latina (brazilenha nella fattispecie) oltre alla dimensione eminentemente in-acustico della line-up, graziata dall’apporto dei brillanti musicisti brasiliani Léo Costa e Marcel Camargo, completando la formazione-base con il violoncellista armeno Artyom Manukyan (più probabile ispiratore dell’incursione bachiana nella Cello Suite n° 1). Ad integrare, blasonati ospiti variamente scaglionati nel programma, vecchie conoscenze tali il sodale Gerald Clayton, recuperando una guest-star d’effetto quale il veterano Airto Moreira (garante di quella fusion dai ‘Seventies’ di cui suona intessuta Roy Allan, colorita quanto basta ma che poco può aggiungere ad un filone assodato nell’ascolto, per quanto brillantemente incarnato).
Il programma apre nello strutturato ed ambizioso gusto cameristico di É Preciso Perdoar, che intesse la cullante e solida atmosfera bossa nova su cui s’installa la vocalità di Gretchen, che si conferma nel suo speciale gusto per la macerazione della melodia e nella controllata sensualità; Sweet Love, cover da Anita Baker, procede entro uno strutturato clima fusion, e dunque parrebbe che la maternità abbia armoniosamente riconnesso l’artista alla dimensione infantile, come ne testimonia Magnus, attraversata dalla colorite voci bianche, a connotare ulteriormente la vibrante tessitura del brano (e occasione ulteriore per verificare quanto nel suo bouquet rientri il tocco ludico di godibili antecedenti quali Bobby McFerrin).
Importante solo cellistico nell’apertura di Rosa, in cui il blasonato strumento regge con solido carattere l’onere di accompagnatore unico della voce di Parlato, qui in uno dei passaggi di più saliente intensità della complessiva performance; si cede il testimone all’esplosione gioiosa nel brano probabilmente di maggior centralità dell’album – Wonderful così procede con il suo passo agile e guizzante, tornando ad inneggiare in forma disarmante alla dimensione intoccabile e luminosa dell’infanzia.
Finale un po’ ad effetto (che non stonerebbe come canzone da end credits cinematografica, sia pur d’elevato profilo) con la conclusiva ed intensa No Plan, segnata dall’incalzante batteria fusion del consorte Mark Guiliana, in un clima di compunta spettacolarità, ma non ci congediamo senza recuperare (ed enfatizzare) il penultimo brano, l’accennato recupero del materiale da J.S. Bach nella Cello Suite, di cui per una volta non si stravolge il senso (ogni – malevolo – riferimento alle nefaste disinvolture di Ian Anderson, Rick Wakeman & affini appare d’uopo) e che risalta con grazia e gusto superiore nella brillante neo-incarnazione di un concentrato combo, particolarmente grazie all’ispirazione ‘magica’ di Marcel Camargo ed alla prestazione impeccabile di Parlato; essi ci prendono per mano conducendoci alle vette dell’ascensione melodica, a coronamento di un album certamente non rivoluzionario, ma che “fa bene” nel pacificarci con il piacere (e il diritto) dell’ascolto acritico e tout-court.
Musicisti:
Gretchen Parlato, voce
Marcel Camargo, chitarra, direzione musicale
Artyom Manukyan, violoncello
Léo Costa, batteria, percussioni
ospiti:
Mark Guiliana, batteria
Gerald Clayton, pianoforte
Airto Moreira, voce, percussioni
Tracklist:
01. É Preciso Perdoar 5:56
02. Sweet Love 4:11
03. Magnus 4:10
04. Rosa 4:32
05. What Does a Lion Say? 5:55
06. Roy Allan 4:11
07. Wonderful 6:02
08. Cello Suite n° 1, BWV 1007: Minuet I / II 5:45
09. No Plan 5:57
Link: