Greta Panettieri
Non gioco più
Greta’s Bakery Music, GBM 001
2014
E che guarda invece, con un timbro vocale sabbioso e potente al tempo stesso, a una tradizione di stile e di cuore (una vale una) che va da Sarah Vaughan ad Anita Baker, da Carmen Mc Rae a Withney Houston, dalle grandi Lilian Terry, Jula De Palma – chi se le ricorda? — su su fino all’ultima Betty Carter, ad Amy Winehouse.
Di sicuro questo portentoso, rigenerante, multi colorato lavoro contiene il brano più emozionante in circolazione da parecchi mesi a questa parte (l’album e’ uscito nel mese di giugno di questo 2014).
Si tratta di Brava, la canzone che quel genio di Bruno Canfora scrisse, testo e musica, per Mina. E che, almeno per quel che ne so io, nessuno e nessuna, oltre all’inoltrepassabile dea della canzone italiana,ha mai avuto il coraggio di reincidere.
Greta Panettieri lo fa da jazzista istintiva e autentica, con quell’approccio consapevole e informatissimo verso il modello omaggiato che altro non è che un gesto d’amore. E così però riappriopriandosene, con un gusto totale e un talento straripante.
Prende il brano a una grande velocità, addirittura accentuando la vitalità adrenalinica originale con un ritmo bop sfrenato e liberatorio; non canta il testo ma inanella, sillaba dopo sillaba, le note di uno scat senza fine, a perdifiato, all’ unisono con la tromba di Fabrizio Bosso, col supporto ritmico presentissimo e fantasioso – gli accordi introduttivi dal sapore lounge, un breve ma riuscitissimo cambio di tempo nel bridge, – di Andrea Sammartino al pianoforte, Giuseppe Bassi al contrabbasso e Armando Sciommeri alla batteria, assolutamente decisivi nella riuscita di tutto il disco.
Così, la canzone originale prende le sembianze di un irresistibile tema bop, eseguito il quale i due solisti si lanciano in assoli magnifici: uno slalom a rotta di collo quello di Bosso, un rito propiziatorio per resuscitare lo spirito di Santa Ella Fitzgerald, quello della Panettieri. Tra i due, uno efficacissimo di batteria.
Poi, la ripresa del tema. Nel rieseguirlo integralmente, e nel rinunciare con asciutto senso jazzistico all’acuto finale della versione originale il cerchio si chiude: il bianco e nero di ‘Studio Uno’, il sorriso e la gestualità e naturalmente lo stile vocale di Mina negli anni Sessanta del secolo scorso spargono la loro polverina magica in questa riproposta di Greta Panettieri (e del gruppo che la accompagna: Bosso è ospite qui; in altri brani, ai sassofoni, Alfonso Deidda e Gaetano Partipilo in interventi solistici di altrettanta intensità). E’ solo stile retro’, effetto nostalgia, gusto vintage?
Lo sarebbe senza l’assoluta felicità delle idee musicali che la sostanziano.
E che fanno di questa cover, in definitiva, un autentico gioiellino. Incastonato fra altre piccole gemme che, in modo più specifico di quanto non reciti il sottotitolo dell’album – ‘Italian 60’s in jazz’ – sono tutte tratte dal repertorio della’ tigre di Cremona’.
Parole parole, che ha fatto da singolo apripista; la stessa title-track; un’incantata E se domani per voce e pianoforte; la suprema Se telefonando, forse non del tutto risolta sul piano dell’arrangiamento ma che pure si ascolta e si riascolta. E ancora titoli che da soli rievocano un’epoca: Sono qui per te, Soli, Conversazione. Eccola la raffinata track-list dell’album. Che si completa con Un anno d’amore, forse l’altro vertice dell’album: la voce della leader si accartoccia su se stessa, poi si libra nell’aria, si allunga, scompare, ritorna, malinconica ed evocativa, in una torch song struggente pronta a ferire il cuore dell’ascoltatore proprio come accadde con la versione originale di esattamente cinquant’anni fa (non ho controllato su internet, dico bene?).
Musicisti:
Greta Panettieri, Voce
Andrea Sammartino – piano, organ, synth
Giuseppe Bassi – double bass
Armando Sciommeri – drums
special guest
Fabrizio Bosso – trumpet
Alfonso Deidda – alto, baritone sax, flute
Gaetano Partipilo, Sassofono alto
Brani:
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