Intervista al direttore artistico delle Umbria Jazz Clinics Giovanni Tommaso dopo la XXXVIII edizione di Umbria Jazz. Gli abbiamo chiesto di raccontare la storia dei seminari, della didattica, e le novita’ dei corsi di musica jazz tra i piu’ longevi in Italia.
Come inizia la tua storia con i seminari di Umbria Jazz?
La mia storia con le Umbria Jazz Clinics inizia 26 anni fa quando Carlo Pagnotta, ideatore del festival di Umbria Jazz e delle Clinics, mi chiese di diventare il direttore artistico dei seminari al posto di Paul Jeffrey (per 20 anni direttore del dipartimento Musicale della “Duke University” nel North Carolina n.d.r.). Dal punto di vista organizzativo c’era bisogno di dare un’impronta piu’ professionale ai corsi e cosi’ io e Pagnotta ci siamo guardati intorno per vedere quale fosse l’ideale interlocutore per il nostro progetto, e abbiamo pensato al Berklee College di Boston perche’ e’ il piu’ antico college di musica jazz. Siamo andati a Boston e abbiamo conosciuto il presidente del Berklee College, il signor Lee Eliot Berk, il vibrafonista Gary Burton che era il preside dei corsi, e il sassofonista Larry Monroe che era responsabile dei rapporti internazionali. Abbiamo fatto una riunione e abbiamo deciso di fare un esperimento di un anno: il Berklee College avrebbe mandato a Perugia dei docenti che avrebbero insegnato per due settimane corsi di musica jazz. Noi dovevamo trovare la sede, degli assistenti e dei traduttori; a quel tempo avevamo solo studenti italiani. E cosi’ abbiamo fatto. Le cose sono andate cosi’ bene che le abbiamo ripetute il secondo anno, il terzo, il quarto, fino ad oggi. L’anno scorso in occasione dei 25 anni abbiamo fatto anche una grande festa.
Cosa e’ cambiato in questi anni nella didattica?
Aggiustamenti ce ne sono stati nel corso degli anni. Bisogna considerare che quando abbiamo iniziato esistevano solo i seminari di Siena Jazz e un corso nel nord Italia. Non c’era concorrenza, e quindi siamo partiti alla grande. Il secondo anno abbiamo attivato anche un corso di arrangiamento. In anni diversi abbiamo avuto tre tra i piu’ grandi arrangiatori che hanno calcato le scene del Berklee College: Ted Pease insieme a Bob Freeman, che ha vinto un Grammy come arrangiatore del disco “Hot House Flowers” di Wynton Marsalis, e il leggendario John La Porta, clarinettista, musicologo, arrangiatore e personaggio fantastico.
I primi anni avevamo tanti corsi in piu’ oltre a quelli tradizionali, come ad esempio quello di musica elettronica, ma negli anni non li abbiamo piu’ potuti sostenere per via dei costi. Cosi’ abbiamo dovuto restringere i corsi a quelli classici ovvero: pianoforte, basso, batteria, chitarra, ance, ovvero la famiglia dei sassofoni, ottoni, tromba e trombone e due classi di canto.
So che quest’anno avete aggiunto una nuova classe.
Si’, ogni anno cerchiamo di apportare qualche modifica per rendere i corsi sempre dinamici. La novita’ di questa edizione e’ stata la classe di “Song writing” che ha riscosso molto successo e che era dedicata alla composizione di brani strumentali e non.
E tra queste classi qualcuno si e’ distinto in modo particolare?
Devo dire che dalla classe di “Song writing” sono usciti degli autori interessanti, soprattutto compositori di canzoni. E alcune cose sono venute fuori anche dalle due classi di canto. Inoltre si sono distinti un trombettista, due sassofonisti contralti formidabili, e dei batteristi giovanissimi di cui uno di tredici e uno di quattordici anni. La precocita’ ultimamente tende ad aumentare, ci sono giovani musicisti veramente pazzeschi. Alcuni di loro li ho scelti per il gruppo che formo in occasione di Umbria Jazz Winter, e a cui faccio aprire il festival invernale. Il gruppo sara’ formato da sette elementi: Giuliana Danze’ di sedici anni nata a Benevento, cantante; ha una voce un pò soul e mi ha promesso che imparera’ piu’ standard e virera’ piu’ verso il jazz, ma e’ un talento cosi’ prorompente che non potevo lasciarla a casa; Eran Sabo un giovane chitarrista israeliano; Marco De Gennaro, un pianista molto dotato di Salerno, Andrea Ruffato, batterista, classe 1998, di Padova, i sassofonisti Francesco Paolo Pacillo di Salerno e Cosimo Boni di Firenze, e infine Giuseppe Cucchiara, contrabbassista di sedici anni di Villarosa in provincia di Enna.
E le iscrizioni ai corsi come funzionano?
Da quest’anno le iscrizioni si fanno online. Lo studente interessato si deve registrare sul sito del Berklee College dove deve segnalare, oltre al proprio curriculum, un sito dal quale la commissione puo’ ascoltare dei brani che ha registrato (dal vivo o a casa); a quel punto questa commissione gli fa sapere se e’ stato accettato o no. Altri invece vengono messi in una lista di attesa e gli viene detto, nel giro di qualche settimana, se sono stati ammessi o definitivamente scartati. I brani vengono ascoltati da una commissione americana di cui io sono un consulente. Purtroppo questa lista di attesa quest’anno ha funzionato malissimo. Era il primo anno per le iscrizioni online e ci sono stati un pò di disguidi. Non perche’ la commissione ha ritardato ad esaminare i brani, ma perche’ ci sono stati problemi sia nelle registrazioni che nelle risposte via internet. Con questi ritardi alcuni allievi si sono scoraggiati e si sono cancellati. Questi inconvenienti sono stati affrontati e capiti, e il prossimo anno sara’ tutto piu’ semplice.
Come mai questa novita’ nelle iscrizioni?
In realta’ e’ una regola che il Berklee College ha da quattro anni. Nasce dal fatto che il college vuole sollevare il livello medio degli iscritti. Noi non l’abbiamo mai attuata prima, abbiamo sempre accettato tutti, principianti e professionisti.
Avete avuto molte richieste d’iscrizione alle Clinics?
Abbiamo sfiorato le 400 richieste da tutto il mondo. Quest’anno abbiamo avuto un altissimo numero di rappresentanti stranieri. Greci, alla faccia della crisi economica greca, inglesi, francesi, israeliani, russi e perfino statunitensi. Avere americani che vengono a Perugia a studiare il jazz e’ parecchio strano (sorride soddisfatto n.d.r.).
Il fatto che le Clinics si tengano insieme al festival di Umbria Jazz e’ un forte richiamo per gli studenti.
Si’ e’ cosi’. Oltretutto gli iscritti hanno l’ingresso gratuito all’Arena Santa Giuliana e possono vedere i concerti piu’ grossi. È vero che il festival rappresenta un’attrattiva, questo bisogna dirlo, ma un’altra grossa attivita’ che attrae sono le masterclass che gli ospiti del festival vengono a fare per noi. Alcune le concordiamo prima, mentre altre le improvvisiamo durante il periodo del festival. Per esempio le masterclass che avevamo gia’ negoziato in precedenza erano quelle con la cantante Dee Alexander: una da sola e una con il gruppo. Un’altra invece l’ha tenuta il sassofonista Rosario Giuliani e una anche il chitarrista Allan Harris. Negli anni abbiamo avuto anche il chitarrista Joe Pass, il Paul Motian Trio (Lovano, Frisell) e il cantante Bob McFerrin per una settimana intera; abbiamo fatto quattro giorni con il batterista Elvin Jones, e il pianista Joe Zawinul ha tenuto un corso di computer music, e questo solo per citarne alcune.
Le lezioni come sono suddivise?
Sono collettive. La mattina si fa tecnica strumentale e un pò di didattica mirata al proprio strumento. Poi ogni giorno alle 12.15 c’e’ una masterclass diversa; puo’ essere di teoria supportata da dei filmati dove si spiega l’argomento in questione, puo’ essere sull’improvvisazione legata ad un certo stile, oppure trattare di armonia, insomma le piu’ disparate.
Nel pomeriggio invece gli studenti vengono divisi in ensemble per creare un repertorio. Il docente che dirige questi vari ensemble spiega come si affrontano i brani a seconda degli stili, e li fa provare fino a creare un repertorio che viene suonato nei saggi finali che si svolgono negli ultimi tre giorni di Umbria Jazz: venerdi’, sabato e la mattina della domenica. Dopo l’ultimo saggio c’e’ la cerimonia ufficiale della consegna degli attestati, la consegna delle pergamene dei musicisti che si sono distinti, io annuncio i nomi di quelli che faranno parte del gruppo che aprira’ Umbria Jazz Winter, e alla fine c’e’ la consegna delle borse di studio.
E le borse di studio in cosa consistono?
Sono delle borse in denaro per frequentare i corsi del Berklee College a Boston. In realta’ non e’ altro che una somma che copre un periodo che va dalle cinque settimane, cioe’ il semplice corso che si tiene durante l’estate, fino ad arrivare a tre mesi, sei mesi e un anno. La borsa di un anno e’ quella piu’ alta. A chi vince la borsa di studio di un anno e a Boston dimostra capacita’ e serieta’ negli studi, gli viene rinnovata fino a coprire il diploma. E puo’ arrivare quindi fino a quattro anni. Pero’ dipende dalla volonta’ dello studente. Nella maggior parte dei casi va a buon fine. Posso citare alcuni musicisti che hanno vinto borse di studio e che hanno fatto una bella carriera come la pianista Chiara Civello, che e’ andata a vivere negli Stati Uniti e ha fatto un contratto con una major e ha inciso diversi dischi; Salvatore Buonafede pianista siciliano che e’ andato a vivere in America e adesso e’ tornato in Italia, oppure Matthew Garrison, che e’ vero che e’ americano, pero’ a quel tempo viveva in Italia; si e’ iscritto a basso elettrico qui alle Clinics, ha vinto la borsa di studio, si e’ diplomato a Boston ed e’ diventato prima docente e poi e’ entrato far parte di alcuni gruppi famosi come quello di John McLaughlin e quello di Joe Zawinul e gli Zawinul Syndicate; oppure il sassofonista Rosario Giuliani, o il contrabbassista Marco Panascia che quest’anno era a Umbria Jazz con il Dado Moroni Trio.
Idee per il prossimo anno?
Si’. Un mio desiderio. Quest’anno ho incontrato alcuni degli studenti che non sono stati ammessi e che sono venuti a salutarmi. Aver scartato loro non c’e’ dubbio che ha sollevato il livello degli altri, ha snellito alcune classi e ha reso tutti i corsi piu’ veloci. Questo si e’ notato. Quindi i benefici sicuramente ci sono stati. Pero’ dispiace che qualcuno si senta escluso perche’ non abbastanza bravo, ma d’altronde questi principianti sono in realta’, nella maggior parte dei casi, musicisti che non vorranno mai diventare professionisti e in questo senso facciamo bene ad aprire un corso che non discrimina troppo. Quindi ho avuto un’idea che quasi senz’altro attueremo. Lasceremo le cose come stanno per quanto riguarda l’ammissione degli studenti della fascia alta, e recupereremo la fascia dei principianti, che e’ sempre stato una specie di nostro target. Voglio, per questo, creare un corso propedeutico per principianti o comunque per quelli che non sono ancora molto esperti da affiancare al corso regolare senza per questo rallentarlo. Insomma avere una didattica specifica per i principianti che si incontrano con gli studenti del corso normale solo per delle masterclass e per degli eventi rivolti a tutti. Facendo cosi’ dovremmo ripescare questa fascia a cui noi teniamo molto perche’ si da’ il caso che i principianti abbiano un entusiasmo pazzesco e contagioso che fa bene a tutti.
Guarda tutte le gallerie fotografiche (a cura di Francesco Truono): PAOLO ANGELI, FRANCESCO BEARZATTI, BERKLEE COLLEGE CLINICS, FLAVIO BOLTRO, ANAT COHEN, CHUCHO VALDES, MATTIA CIGALINI, HAMID DRAKE, B.B. KING, GILBERTO GIL, ROSARIO GIULIANI, AHMAD JAMAL, HIROMI, BRANDFORD MARSALIS, SERGIO MENDES, LIZA MINNELLI, GAVINO MURGIA, DANILO REA, CARLOS SANTANA, ANTONELLO SALIS, SIMONA SEVERINI, TINISSIMA QUARTET, TROMBONE SHORTY