GIOVANNI GUIDI | Ojos De Gato






Splendida iniziativa è questa del pianista-compositore Giovanni Guidi di dedicare al quel genio del jazz che fu il sassofonista Leandro “El Gato” Barbieri un numero di composizioni originali così grande e articolato da poterne ricavare un intero album molto interessante, Ojos De Gato.

E, aggiungerei, anche singolare che un pianista si sia dedicato a comporre musica nuova guardandola con gli “occhi di Gato”, immedesimandosi nello spirito musicale e nelle passioni di un musicista caratterizzato da uno strumento molto diverso dal proprio, in un genere musicale certamente fortemente influenzato da  caratteristiche inflessioni stilistiche e specifiche contaminazioni che il maestro Barbieri volle dare alla sua musica, con sonorità e ritmiche etniche originarie del territorio sudamericano e andino in particolare.
A pieni voti, dunque, Guidi e i suoi collaboratori hanno saputo “calarsi” nel mondo articolato, duro, drammatico e sfuggente, ma al tempo stesso per certi aspetti solare, del “Gato”.

Mi è sempre piaciuto pensare come, sia un jazzista che un gatto o un qualsiasi altro felino intento alla caccia, debbano saper accompagnare a una propria strategia di base la capacità di improvvisare con grande velocità, fantasia e originalità, sapendosi adattare ad ogni situazione per uscirne vincente. Così è stato per il grande Barbieri jazzista, il cui soprannome “gatto” fu quanto di più appropriato.

E’ quasi superfluo ricordare che, tra le caratteristiche ricorrenti più significative del panorama musicale di Gato Barbieri, furono quelle sonorità particolari, rustiche, a volte anche leggermente “desafinade” a causa – oppure “grazie”- ad alcune imperfezioni degli strumenti etnici artigianali, suonati da musicisti di grandissima esperienza pratica e dal grande cuore ma non sempre di formazione classica. E poi la ritmica, incessante, incalzante, insistente, a tratti assillante, che Barbieri aveva sapientemente unito alle dissonanze ed agli over-tones e agli iper-acuti che sapeva ricavare dal proprio strumento per rievocare nell’ascoltatore la sensazione della durezza del lavoro ai margini della giungla, della vita di quelle popolazioni e della drammaticità – quanto mai attuale – della loro costante richiesta di aiuto.
Ebbene, tutto questo è stato evidentemente attentamente studiato, approfondito e completamente “digerito” da parte di Guidi e dei suoi, che hanno saputo entrare con un giusto equilibrio, tra rispetto e  originalità, nel mondo musicale del “Gato”.

Eppure a Barbieri non erano mancati brillantissimi spunti lirici – ricordiamo tutti la colonna sonora di Ultimo Tango A Parigi – che Giovanni Guidi ha saputo omaggiare in Roma 1962, in cui ha immaginato un momento del vissuto del Gato in Italia in compagnia di Enrico Rava e di Franco D’Andrea, e in Laura, omaggio all’ultima compagna del Gato.

Particolarmente attenta è stata anche la scelta di Guidi dei propri compagni di avventura, che avessero le caratteristiche adatte per partecipare allo spirito del progetto. E, a questo proposito, una menzione particolare merita il sax-tenorista James Brandon Lewis che, pur mantenendo la propria personalità espressiva, ha saputo rievocare il suono drammatico, graffiante, le sonorità e le dissonanze estreme di Barbieri, opportunamente sostenuto dall’ottimo trombone di Gianluca Petrella che lo ha sistematicamente armonizzato. La struttura ritmica di base è stata costantemente garantita dal contrabbassista Brandon Lopez con la batteria di Chad Taylor e le percussioni di Francisco Mela.

Musicisti:

Giovanni Guidi, Piano
James Brandon Lewis, Sax tenore
Gianluca Petrella, Trombone
Brandon Lopez, Contrabbasso
Chad Taylor, Batteria
Francisco Mela, Batteria e Percussioni

Tracklist:

01. Revoluciòn
02. Latino America
03. Buenos Aires
04. Ernesto
05. Padres (a Papà e Gato)
06. Manhattan (a Carla e Dollar)
07. Roma 1962 (a Enrico e Franco)
08. Cafè Montmartre (a Aldo e Don)
09. Paris Last
10. Laura
11. Ojos De Gato (a Christian)

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