MeVsMyself è il progetto Voice Solo di Giorgio Pinardi, dove centinaia di tracce vocali creano un incredibile panorama di suoni ispirati alla musica etnica ed elettronica e alle molte tecniche vocali e culture provenienti da tutto il mondo. Un linguaggio universale non verbale viene utilizzato per creare improvvisazioni affascinanti e diverse dove la Voce è l’unico strumento che diventa ritmo, armonia e melodia.

 

Come nasce questo progetto e perchè MeVsMyself?

MeVsMyself nasce dopo anni di esperienze di studio e dal vivo con diverse formazioni e generi diversi. Nel 2013 cominciai a esibirmi armato della mia Voce e un vecchio modello di loop-station in alcuni locali ed eventi, sperimentando le mie possibilità e rielaborazioni dello strumento Voce, dopo anni di studio. Esplorando questa formula dal vivo ho presto sentito la necessità di fermare un punto con una registrazione più strutturata in studio, che ha portato alla pubblicazione del primo disco Yggdrasill nel 2015, una co-produzione tra Alterjinga e Panidea Studios di Paolo Novelli (Alessandria). Unico strumento usato è sempre e solo la mia Voce, al naturale e rielaborata con effettistica di vario genere.

Il nome MeVsMyself deriva proprio dalla continua sfida a cui sottopongo me stesso con questo progetto: ogni mio Live è totalmente improvvisato per scelta programmatica, ogni disco (per quanto poi editato, mixato e masterizzato con altissima perizia insieme a Paolo Novelli), nasce da improvvisazioni estemporanee, forzandomi ad affrontare i miei limiti e sicurezze, uscendo sempre dalla mia comfort-zone.

Lo consideri un progetto chiuso con “Aiòn”?

No, il progetto ha ancora tutto da dire anche se “Aiòn” rappresenta la conclusione di un percorso che dopo Yggdrasill (2015) ha visto un seguito in Mictlàn (2019), due dischi che a mio parere sono fortemente complementari, simili eppure al contempo molto diversi. La chiamo trilogia anche se ogni disco è un viaggio a sé, un’evoluzione del mio vivere l’improvvisazione da artista, da didatta, da curioso, da ignorante ed esperto allo stesso tempo. Sicuramente posso dire che Aiònchiude un modo di lavorare, un approccio che ha bisogno ora di evoluzione e di uscire da consuetudini che hanno dato una personalità unica al progetto ma che necessitano di nuovi stimoli e impulsi per crescere ulteriormente. Credo che il prossimo lavoro presenterà molti cambiamenti e novità.

In questi giorni ho ri-ascoltato i tre dischi del tuo progetto; ho percepito un percorso evolutivo della tua espressione musicale, che culmina con “Aiòn” in una forma altissima. Sembra allo stesso tempo il disco più raffinato ma anche il più primordiale; fa risuonare dentro l’anima qualcosa di ancestrale, che rimanda proprio all’origine del nostro essere umani.

Il percorso evolutivo del progetto MeVsMyself non è che il riflesso dell’approfondire me stesso in relazione al mio approccio alla materia improvvisativa e, di conseguenza, compositiva. Vista la scelta di puntare ad una sintesi estrema rispetto ai precedenti lavori, trovo perfettamente logico che tu percepisca un’anima ancestrale e primordiale del lavoro, per come è stato concepito. Sintesi qui non significa un uso di minori elementi sonori, ma scegliere di far prevalere elementi cardine di ogni ambiente sonoro, senza che la struttura intera allontani dall’essenza della Musica. Provo a spiegare meglio ciò che intendo. Ogni volta che attiviamo la nostra soggettiva capacità di ascolto poniamo attenzione su elementi specifici, che risaltano prima del resto, quasi inconsciamente. Quando questi elementi riescono a comunicare con una parte sopita dentro di noi, la Musica ci cattura e convince, in apparenza senza un motivo logico-razionale. Il salto di qualità di questo lavoro è stato il tentativo di mettere in maggior evidenza questi elementi per instaurare con l’ascoltatore un rapporto immediato, diretto, che arrivasse in profondità. Puoi chiamarla musica spirituale, dell’anima o come ti pare ma ciò che importa è che ogni singolo suono è concepito partendo da una necessità profonda, una motivazione fortissima a cercare di creare relazione con chi ascolta come fossimo in dialogo costante, oserei dire intimo. In fondo cosa se non la necessità di comunicare può considerarsi l’elemento comune, in quanto esseri umani? Dal tuo commento con te ha funzionato, sono curioso di sentire cosa ne pensa chi ci sta leggendo.

Parlaci del tuo metodo di lavoro/composizione.

MeVsMyself vive di alcuni vincoli precisi, che sono da me vissuti come argini di un recinto che, nella natura stessa del progetto, vengono superati e portano a nuovi stimoli, nuove soluzioni. Il primo vincolo è stato per tutti e tre i dischi e per i Live, il loop, la ripetizione. Ciò che ho voluto sviluppare sono state le possibilità e i limiti dell’uso della loop-station, dove la registrazione in studio ha voluto ricreare questo modo di lavorare per sovrapposizioni, in cui lo scheletro essenziale di ogni traccia è assolutamente ricreabile anche dal vivo, proprio perché ogni singola composizione è nata traccia dopo traccia, sovrapponendo ogni singolo suono un passo alla volta. Altro vincolo è sempre stato quello di alternare suoni di Voce puri, senza manipolazioni particolari, a suoni fortemente alterati dall’effettistica, a volte usata in modo estremo, a creare un’alternanza tra una dimensione acustica ed una elettronica. Ulteriore vincolo creativo è stato l’imporsi di lasciarsi guidare dall’istinto e solo successivamente applicare razionalità al materiale sonoro creato, sfruttando quindi un impulso razionale (imporsi coscientemente un abbandono) seguito da uno irrazionale (seguire effettivamente l’istinto musicale) e un conclusivo processo razionale (l’editing e il mixing in studio). Questo modo di procedere (nei primi due punti) è risultato molto più evidente nelle occasioni dal vivo, dove c’è poco tempo per i dettagli o per riflettere, l’elemento improvvisativo predomina in modo marcato e chiede tutta la mia attenzione. Quest’attitudine mi permette di non cadere nel tranello dei pattern acquisiti o dei clichè ripetitivi, proprio perché sfruttandoli riesco ad arrivare ad un punto in cui accedo ad una dimensione espressiva a me inedita, dove ogni suono o soluzione non sono mediati coscientemente ma sono frutto di un sentire evoluto, frutto proprio di questo seguire fino in fondo l’istinto, senza affidarsi al “mestiere”. Questo modo di lavorare mi permette, disco dopo disco, di rendere sempre più definito un discorso musicale che risulta ancestrale e al contempo evoluto, proprio come la Musica riesce ad essere quando ci affascina e colpisce. In sostanza è questa la reale ragione per cui questo progetto mi stimola ancora dopo tre dischi: scoprirmi per capire il potenziale creativo insito in me come in ognuno di noi, verso un Suono che non possa lasciarci indifferenti ma parte attiva, in ascolto.

Come nasce la “lingua” che utilizzi?

Lavoro su fonemi liberi da diversi anni, sulla scia di improvvisatori e sperimentatori in vari ambiti, non solo musicali. Ogni timbro e sillaba cerca di rendere al meglio il suo intento. Ci sono frammenti più percussivi, altri atti a favorire un approccio melodico, sempre a seconda del sentire e dell’esigenza del momento. La cosa sempre interessante di questo uso, che è istintivo e allo stesso tempo frutto di approfondimenti linguistici, antropologici e pratici, è l’affinità di certe sonorità con lingue realmente esistenti, spesso a me assolutamente sconosciute. L’intento è proprio quello di creare un linguaggio che non sia assimilabile a nessuna lingua in particolare, ma in grado di rendere sfumature emotive accessibili a chiunque sia in ascolto. La sfida è proprio quella di proporre un’ampia serie di suoni universalmente percepibili ma soggettivamente interpretabili in base al proprio sentire. Non si tratta solo dell’uso della sillaba o del fonema, ma anche del timbro a cui è associata, all’intenzione che l’accompagna.

La tua formazione musicale?

Il mio percorso con la Musica e con la Voce nello specifico è stato molto eterogeneo. Ho iniziato per caso da bambino nel coro delle Voci Bianche del Teatro alla Scala di Milano, ho proseguito abbandonando il Canto e concentrandomi sullo studio di strumenti come Chitarra, Pianoforte e Basso, ho recuperato il rapporto con la mia Voce esplorando moltissimi ambiti moderni con gruppi di svariato genere, sempre studiando in diversi ambiti, accademici e non, animato da grande curiosità e voglia di mettermi in discussione. In parallelo sempre l’amore e la voglia di conoscere la musica etnica, le tecniche di emissioni sperimentali, l’improvvisazione. Con MeVsMyself cerco di far filtrare tutto ciò che ho approfondito o che tuttora studio, cercando sempre una chiave che privilegi l’espressione. Sicuramente quello della formazione è un punto da me vissuto come cruciale: non bastando due vite per approfondire tutto ciò che servirebbe, formarsi è fondamentale anche solo per darsi una base su cui lavorare per definire la propria identità artistica. Trovo stupendo scoprire, assecondare e seguire l’istinto (solitamente manca in musicisti dalla preparazione più accademica) ma tutto questo nella mia esperienza rischia di diventare una gabbia a lungo andare, se non accompagnato da un sano darsi stimoli e obiettivi anche con l’ausilio di insegnanti, percorsi, strumenti didattici

Quali sono le tue fonti di ispirazione? I tuoi punti di riferimento?

Per anni ho avuto fortissimi punti di riferimento in artisti come Jimi Hendrix, Bobby Mc Ferrin, Demetrio Stratos. Poi, sentendo come spesso vengono citati e imitati, ho vissuto una pesante crisi di rigetto perchè temevo di cadere anche io in questo tipo di processo che diventa imitazione fine a se stessa. Al momento il mio sforzo è proprio quello di uscire dalle cose che mi piacciono e cercare di trarre ispirazione davvero in qualsiasi forma o ascolto, anche il più disparato e non necessariamente musicale. Tento di trovare una mia ispirazione guardando un dipinto, una fotografia, ascoltando un discorso, leggendo un libro. Materiale che magari mi porta idee in forma di singoli impulsi di pochi secondi, frammenti ritmici o melodici, che riporto in musica.

Che musica ascolti in questo periodo?

In questo periodo sto riscoprendo la musica dei Tool (sempre amati, mi mancavano alcuni lavori più recenti che trovo fenomenali), sto riascoltando Rory Gallagher, sto avvicinando timidamente Palestrina e ho intenzione di approfondire la musica glitch, che sento in qualche modo affine ad alcuni risvolti del mio progetto.

Progetti futuri? stai lavorando su cose nuove?

Sembrerà strano con un disco appena uscito ma in realtà sto lavorando a diverse cose. Anche grazie ad alcune selezionate collaborazioni durante la pandemia che mi hanno fornito diversi spunti di riflessione, sto rielaborando diversi stimoli e già iniziando a concepire le linee guida del nuovo disco di MeVsMyself ma anche provando ad esplorare (in altri ambiti) la forma canzone in modo assolutamente non convenzionale. Credo sia un periodo di grande evoluzione per me, con un 2023 che spero mi porti a raccogliere nuovi stimoli attraverso le diverse esperienze che sto vivendo, musicali e non.

 

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Giorgio Pinardi