Reduce dalla pubblicazione del suo nuovo personale ed intenso singolo dal titolo “Test Stick Uhaul Her Can, Sir?“, torna il progetto solista di Casey Chandler, Galapaghost, con un nuovo disco registrato dal vivo “Live in Arezzo“, disponibile su tutte le piattaforme digitali da venerdì 8 novembre 2024. Il musicista e songwriter di Woodstock, attualmente residente in Italia per una coraggiosa scelta d’amore, festeggia così i suoi 15 anni di percorso musicale come Galapaghost, 3 dei quali passati proprio qui, in Italia. Un nuovo capitolo che si aggiunge alla sua autobiografia musicale che comprende anche episodi molto sentiti e importanti, come la sua esperienza con il cancro.
Casey Chandler è attualmente impegnato anche come autore di colonne sonore, tra le sue collaborazioni più significative anche quelle con Gabriele Salvatores per “Il Ragazzo Invisibile” per la promozione della serie Netflix “Tredici“.
Siamo riusciti a scambiare quattro chiacchiere con lui, ormai in Italia con una vita come le nostre, una delle tante. Da Woodstock al Piemonte, per amore, passando per un concerto ad Arezzo. Ecco com’è andata!
Hai all’attivo altri progetti musicali, oltre a quello di Galapaghost?
Nel 2010 ho avuto l’opportunità di fare sei mesi di tour come musicista con John Grant, ma da quel momento mi sono dedicato esclusivamente al mio progetto, Galapaghost. Sarei molto interessato a collaborare con altri artisti, ma finora non è arrivata nessuna proposta in tal senso!
E come mai hai scelto di chiamarti Galapaghost? E come mai non hai scelto chiamarti semplicemente “Casey Chandler”?
Ho scelto il nome Galapaghost perché sono rimasto affascinato da un libro di Kurt Vonnegut chiamato ‘Galapagos’, che ho trovato molto strano ma allo stesso tempo bellissimo. Inizialmente, avrei voluto chiamarmi Galapagos, ma visto che il nome era già stato preso, ho optato per Galapaghost, che credo mi rappresenti molto bene. Non ho voluto utilizzare il mio nome reale perché non desideravo essere catalogato semplicemente come un cantautore, considerando che la mia musica abbraccia diversi stili.
Nel tuo passato c’è anche un’intensa attività live. Cosa ti manca di più di quel periodo? E come valorizzi invece oggi lo stare a casa, fermo in uno stesso luogo a lungo?
Mi mancano decisamente tutte le persone fantastiche che ho incontrato durante i tour e i concerti con John erano pura magia. Abbiamo fatto molti spettacoli, solo noi due, e ho potuto vivere a pieno la vita di un musicista in tour e di un artista a tutto tondo. Però, la vita in tour non faceva per me; preferisco la tranquillità della vita domestica. Sono felice di aver girato il mondo, soprattutto da giovane, ma ora, con una moglie e un bambino piccolo, preferisco scrivere musica a casa. Gestisco tutto da solo nel mio studio, ed è davvero fantastico.
Sei rimasto in contatto con John Grant? Apprezzerebbe il progetto Galapaghost? In che modo la tua esperienza con lui ti ha influenzato?
No, non abbiamo più parlato dal 2011, ma conservo un ricordo speciale di lui e dell’incredibile esperienza vissuta in quei sei mesi. Non sono certo che la mia musica gli piaccia, ma lo spero! Ha sicuramente avuto un grande impatto su molti aspetti della mia carriera musicale. La lezione più importante che mi ha insegnato è stata su come essere un artista: rimanere fedeli a se stessi e vedere la vulnerabilità come una risorsa, non come qualcosa da nascondere.
In che occasione è stato registrato “Live in Arezzo”?
Cosa hai in programma ora?
È stato registrato a marzo di quest’anno al Malpighi Sofa. È stato uno spettacolo assolutamente meraviglioso con un pubblico straordinario. E a dire la verità sto per pubblicare un nuovo EP ‘I SCREAM SUMDAYS’ molto presto!