Martedì 31 ottobre, Milano diventa il palcoscenico di un’esperienza musicale straordinaria in occasione dell’ottava edizione di JAZZMI. Protagonista di questa serata “Halloween Night” presso la rinomata Triennale di Milano è il virtuoso Francesco Cavestri, un musicista che sfida i confini dei generi musicali, dimostrando come il Jazz e l’Hip-Hop siano legati da una profonda connessione.
La serata inizierà alle ore 18 con una lezione/concerto, tenuta da Cavestri in solo piano, dal titolo “Jazz e Hip-Hop: due generi fratelli”, un’immersione nelle radici e nell’innovazione di questi due generi musicali. Questa straordinaria sessione è ad ingresso libero, un’opportunità unica per esplorare le relazioni tra musica e cultura.
Alle 19.30, il Teatro della Triennale ospiterà il trio di Cavestri, accompagnato da due talentuosi musicisti: il bassista Riccardo Oliva e il batterista Joe Allotta. Questa performance rappresenta la nuova generazione di jazz italiano, pronta a stupire il pubblico con la loro creatività e maestria musicale.
L’Halloween Night culminerà con la magica esibizione della Sun Ra Arkestra, una delle icone del jazz moderno. Sarà una serata che promette di trasportarci in un mondo di suoni unici e di condividere la passione per la musica in un ambiente incantevole.
Francesco, sarai il protagonista dell’Halloween Night a Milano presso la Triennale. Ci racconti cosa ti aspetti da questa serata e cosa avrà di speciale il tuo contributo?
Sono molto contento di fare il mio esordio a Milano in un luogo così importante e in occasione di un festival di grande prestigio a livello internazionale. Il fatto poi di prendere parte all’Halloween Night con ben due eventi mi rende ancora più orgoglioso: infatti, alle 18 sarò in Sala Agorà con una lezione-concerto dal titolo “Jazz / hip hop – due generi fratelli”, mentre alle 19:30 mi esibirò nel Teatro della Triennale con un concerto al fianco del mio trio, costituito da Joe Allotta alla batteria e Riccardo Oliva al basso. Un trio di musicisti molto giovani, ma con importanti esperienze sia in Italia che all’estero, e dalla notevole complicità musicale.
Puoi dirci di più sulla tua formazione in sala Agorà e sul concerto nel Teatro della Triennale?
La lezione-concerto è volta a raccontare come due generi apparentemente diversi come l’hip hop e il jazz siano in realtà legati da un filo indissolubile, e addirittura come l’hip hop sia un diretto discendente del jazz. Durante il talk verrano sviluppati momenti teorici, volti al racconto e all’illustrazione di questi punti che legano i due generi, alternati a momenti concertistici e di ascolto, che culmineranno con la presentazione di alcuni miei brani originali in cui esploro gli orizzonti comuni al jazz e all’hip hop.
Per il concerto in trio ho impostato uno show con delle novità rispetto ai miei concerti precedenti: oltre ai brani del mio album d’esordio “Early 17”, presenterò anche alcune composizioni che sono contenute nel mio nuovo album in uscita; inoltre, data anche la notevole trasversalità artistica che caratterizza tanto la Triennale quanto lo spirito di JazzMi, porterò un percorso di immagini in live che si affiancherà alla mia musica.
Ci puoi parlare del tuo approccio alla musica e alle influenze che hai incorporato nel tuo lavoro?
Il mio approccio alla musica è estremamente vario. Mi piace pensarlo eclettico, con ascolti che spaziano da Chick Corea a Kanye West, dalle sinfonie di Gustav Mahler ai beat di J Dilla e Kaytranada, dalle colonne sonore di Ennio Morricone o Ryuichi Sakamoto fino al pianismo di Robert Glasper o Herbie Hancock. Poter fruire di ascolti e ispirazioni così varie permette di proporre una musica sempre inedita, mai scontata e, soprattutto, mai superficiale. Ecco perché i miei due ultimi lavori (in uscita a breve) hanno sonorità differenti sia tra loro, che rispetto al mio primo album uscito a marzo 2022 “Early 17”. Non vi dico altro, se siete curiosi di ascoltare i miei lavori vi aspetto in Triennale il 31 ottobre, perché la musica, in fin dei conti, oltre che raccontata va soprattutto ascoltata. E dal vivo è anche meglio ;).
Hai ricevuto il “Premio Strada del Jazz 2023” come giovane pianista jazz che unisce presente e futuro. Cosa significa per te questo riconoscimento e come influisce sulla tua musica?
Sono stato molto onorato di ricevere questo premio, principalmente per due ragioni: la prima è che si tratta di un premio attribuito nelle edizioni precedenti a dei grandissimi esponenti della storia del jazz italiano, su tutti Enrico Rava e Renzo Arbore. Il solo fatto di essere affiancato a dei nomi che hanno fatto così tanto per questa musica nel nostro paese mi ha reso molto orgoglioso. In secondo luogo, ricevere un premio dalla propria città natale è sempre un’emozione particolare, soprattutto se conferito nel cuore della città, ovvero Piazza Maggiore. E ancora di più se viene preceduto da un concerto in cui mi sono esibito insieme al mio gruppo. Grazie alla Strada del Jazz per aver organizzato tutto questo. Il concerto è stato registrato dalla regione Emilia Romagna verrà pubblicato online dai canali della regione, all’interno della rassegna “Viralissima”.
Per quanto riguarda l’influenza che questo riconoscimento ha sulla mia musica, è una conferma che anche Bologna, uno dei centri apicali della storia del jazz italiano, è aperta verso il riconoscimento di giovani talenti del jazz, ed è aperta alle innovazioni e alle contaminazioni che portiamo all’interno di questa musica. Il jazz è nato per essere un genere d’avanguardia, lo è dalle origini perché è sempre riuscito a interfacciarsi con le novità tecnologiche e di linguaggio, influenzandole e venendone a sua volta influenzato. É bello, e non scontato, che un premio del genere venga conferito a un giovane che intende il jazz come un genere aperto e contaminato, rivendicando le proprie origini ma volgendo allo stesso tempo uno sguardo verso il presente e il futuro.
Cosa possiamo aspettarci dal futuro e dai tuoi prossimi progetti musicali?
Come scritto, i miei nuovi lavori in uscita presentano influenze e sonorità a tratti diverse dal mio primo album. Il jazz, così come il pianoforte, resta ovviamente il fulcro intorno a cui si costruisce l’intero tessuto sonoro; è proprio quest’ultimo però ad essere ancora più variegato rispetto al mio primo lavoro, alternando importanti inserti elettronici a momenti orchestrali di notevole interesse. Ciò che unisce il mio album in uscita a “Early 17” è l’assoluta predominanza di brani originali, intervallati in alcuni momenti a citazioni di brani di artisti che mi ispirano particolarmente nel mio percorso. Un esempio? Si può creare un arrangiamento che leghi un brano dei Radiohead a uno di John Coltrane? Brani che a loro volta vengano legati a uno di Ryuichi Sakamoto? Se siete curiosi di scoprirlo, non dovete aspettare fino all’uscita del mio prossimo album, ma è sufficiente che veniate in Triennale il 31 ottobre. Ci sarà da divertirsi, ve lo garantisco 😉