Fabio Colella è certamente uno dei migliori giovani talenti del batterismo italiano. Sound Contest l’ha intervistato in occasione dell’uscita di REAL X, sua prima prova da leader.
Sound Contest: Un nuovo cd e’ un evento importante nella carriera di un musicista, raccontaci un episodio significativo di tutto il suo percorso.
Fabio Colella: Avevo circa 14 anni e mi trovavo a Santo Stefano di Sante Marie che e’ uno splendido paesino in provincia de L’Aquila dove e’ nata mia madre; portavo sempre con me la mia fedele chitarra classica e, seduto sulle scale di casa, scrissi il riff del basso di “Fankio”. Il quel momento e’ nata l’avventura di Real X, ben 21 anni fa!
Come nasce questo progetto?
Ebbi l’idea di realizzare un album quando finii di scrivere Real SW che infatti e’ il traino dell’intero disco. In quel momento compresi che avevo qualcosa da dire ed era un mio dovere arrivare in fondo. Real X e’ un album sincero, racconta la mia vita nel bene e nel male e, come tutte le cose vere, aiuta a capire meglio noi stessi.
Cosa significa Real X?
“Real” perche’ il brano “real sw” (scritto mentre ascoltavo l’album “Real Book” di Steve Swallow) accompagna tutto il disco come una “promenade” e “X” per due motivi: il primo perche’ la x rappresenta una incognita con la quale ognuno di noi puo’ identificare qualcosa, (o un brano in particolare e non per forza “real sw”); ed il secondo perche’ le registrazioni dell’album sono durate 10 anni (!!!) e X rappresenta proprio il numero 10 con i numeri romani.
Come mai nel disco torna questo intro ciclicamente?
Questa melodia provocatoria di “real sw” rappresenta una paranoia ancestrale che tutti noi ci portiamo dentro. Tutti hanno un pensiero, un sogno ricorrente nella vita che si ripresenta ogni tanto senza avvisare. Puo’ essere allegro o inquietante, chiaro o scuro, conscio o inconscio… Come questa melodia.
Con chi hai collaborato?
Molti artisti con i quali ho collaborato sono presenti nell’album: Neil Zaza, Simona Molinari, Fabrizio Bosso, Tony Monaco, ecc. Tutti i musicisti presenti nel disco hanno condiviso con me esperienze artistiche e non sono stati coinvolti solo perche’ eccellenti musicisti. Non avrei potuto fare altrimenti “raccontando” la mia vita. Ripeto: e’ un album sincero. Ho anche suonato con Bill Smith, Flavio Boltro, Ornella Vanoni, Irio De Paula, la Baobab International Orchestra, Bepi D’Amato, Pippo Guarnera, Luca Giordano, Bob Stroger, Mauro Marino, Mistheria, ecc.
Che lavori hai precedentemente condiviso con i musicisti presenti nel tuo staff in questo disco?
Con Neil Zaza ho girato il mondo in tour e registrato il suo ultimo album in uscita nel 2011 (in primavera saro’ negli Stati Uniti per la presentazione); con Simona Molinari sono andato al Festival di Sanremo del 2009 e registrato i suoi 2 album con relativi tour; con Tony Monaco ho suonato, tra i vari concerti, al suo cinquantesimo compleanno durante la rassegna Muntagninjazz 2009 insieme a Flavio Boltro; con Raffaele Pallozzi ho suonato, in 11 anni di collaborazioni, davvero dappertutto! Geoff Warren fa parte della Baobab International Orchestra con la quale abbiamo registrato un disco per il manifesto/rai trade che ha venduto moltissimo ed abbiamo suonato in molte rassegne di musica “colta”.
Con chi rifaresti un disco?
Con il pianista Raffaele Pallozzi e con l’hammondista Tony Monaco perche’ il mio stile ed il loro si sposano a meraviglia. Il mio sogno e’ anche quello di ascoltare una intera orchestra sinfonica che interpreta mie composizioni… Chissa’ se un giorno riusciro’ a realizzarlo.
Quali influenze emergono nel tuo lavoro?
Musicalmente ho sempre ascoltato di tutto e le mie influenze sono quindi molto variegate; da piccolo ascoltavo molto Heavy Metal, poi mi appassionai alla musica classica ed al jazz. Batteristicamente sono cresciuto molto con il jazz (che a tutt’oggi e’ la musica che suono di piu’), ma sinceramente ascolto di tutto: rock, musica cubana, etno, jazz, classica, opera, musica da film, funk, ecc… E’ evidente che, anche se in modo non esaustivo, questa mia eterogeneita’ stilistica sia presente nell’album.
E’ il tuo primo lavoro da solista?
Si’! La lavorazione e’ durata 10 anni ed ho voluto chiudere l’album solo dopo aver capito di essere un uomo ed un musicista maturo. Questo rende il lavoro onesto e sincero.
Che strumenti hai usato in Real X?
Vista l’eterogeneita’ dell’album ne ho usati diversi: una batteria vintage del ’79 con misure classiche da jazz 18″, 14″, 12″, 14″ (non faccio nomi per non fare pubblicita’), una batteria artigianale del ’94 per i brani piu’ rock, infinite combinazioni di piatti (pesanti, leggeri, scuri, chiari…), molte percussioni, chitarre acustiche, classiche ed elettriche (soprattutto fender stratocaster), bassi, tastiere, pianoforti, ecc…
Quale posto ti daresti nel panorama musicale europeo?
In Europa, soprattutto nel nord Europa, c’e’ molta vivacita’ artistica. Li’ convivono diverse realta’ a noi spesso sconosciute e ci sono moltissimi artisti interessanti che interpretano al meglio i nostri tempi cosi’ caotici e disordinati, senza punti di riferimento. Forse e’ quello il mio spazio. La musica “vera” e’ sempre piu’ interprete dei nostri giorni e prescinde dalle catalogazioni.
Come si definisce una musica con contenuti forti?
Un contenuto forte puo’ essere un testo impegnato, un linguaggio musicale importante, una scrittura colta… Potrei quindi dire che una musica con contenuti forti e’ una ricerca ed una evoluzione dell’arte e, quindi, dell’uomo.
Tu sei anche pianista/chitarrista/violinista provetto? Ho dimenticato qualcosa?
Mi piace suonare altri strumenti. Suono discretamente la chitarra classica e la considero il mio secondo strumento (ho iniziato ancor prima di dedicarmi seriamente gli studi di batteria). Seppur non suonato benissimo, il pianoforte e’ lo strumento sul quale studio maggiormente armonia e con il quale spesso scrivo musica.
Come fa un batterista a parlare una lingua “orchestrale” con i suoi musicisti?
Non deve ragionare da batterista, ma da compositore. Molti batteristi peccano in preparazione musicale, perche’ lo strumento non implica uno studio teorico/armonico e questo e’ un grosso limite. Tutti i batteristi dovrebbero per lo meno studiare uno strumento melodico/armonico.
In che termini pensi quando devi introdurti creativamente in uno o piu’ brani di chi chiede la tua collaborazione?
Oggi chi mi chiama sa come suono e se mi coinvolge in un suo progetto lo fa perche’ sa che il mio stile valorizza il suo linguaggio. Io ho molto rispetto per la composizione di un brano e cerco sempre di interpretarne al meglio la scrittura. Quello che mi interessa non e’ mai “quanto” io debba suonare ma “come”: il risultato finale deve essere artisticamente valido nel complesso e non amo i virtuosismi fini e se stessi, li trovo addirittura fastidiosi. Il virtuosismo diventa arte quando caratterizza ed esalta la composizione, non quando la prevarica.
Hai mai scritto testi per i tuoi pezzi?
Non sono bravo a scrivere testi, ho piu’ attitudine a scrivere musica. A volte mi capita di avere delle buone intuizioni liriche che preferisco comunicare ad un “esperto” del settore, in grado di realizzare un buon testo. Lo stesso e’ accaduto per “Un cielo nuovo”: avevo un’idea generica e l’ho comunicata a Renato Carrozzo e lui, rispettando questa mia primordiale idea, ha scritto questo testo che amo perche’ lo sento anche mio. Renato ha fatto un lavoro straordinario in tal senso.
Quanto della realta’ locale in cui vivi e’ presente nelle tue scelte musicali?
Vivo a Trasacco, un paese nel cuore dell’Abruzzo e, quando non sono in tour, amo uscire e passeggiare per le montagne circostanti. Soprattutto queste passeggiate in solitudine sono teatro di pensieri e viaggi introspettivi che si riversano poi nella mia musica. Ho anche avuto una storia d’amore molto importante che ha condizionato la scrittura di molta parte del disco. In termini stilistici invece sono stato molto influenzato dall’ascolto di musica proveniente da ogni parte del mondo e dagli incontri della mia vita semi-nomade, quindi non attinente al mio paese di residenza. Da piccolo ho iniziato a suonare blues perche’ i miei amici ascoltavano e suonavano blues, poi metal perche’ sono entrato in una band che lo suonava; poi rock anni ’60-’70 perche’ entrai a far parte di una cover band dei Led Zeppelin e Deep Purple; poi ho cominciato a lavorare come turnista e a suonare pop; l’incontro infine con Raffaele Pallozzi e Bepi D’Amato mi ha aiutato ad approfondire la mia passione per il jazz e definire meglio il mio stile sullo strumento.
Se dovessi espatriare, dove ti piacerebbe vivere la tua musica?
Ho girato il mondo e posso dire che sicuramente la realta’ europea mi attrae molto: Parigi, Madrid, Berlino, Copenaghen, Londra sono citta’ molto vivaci artisticamente. Purtroppo in Italia, al contrario, viviamo tempi tristi…
Che impronta ha la tua formazione?
Ho avuto numerosi insegnanti in passato, questo perche’ ero molto esigente e cambiavo ogni qualvolta sentivo la necessita’ di qualcosa di diverso. Tra i tanti vorrei citare Ettore Mancini, Fabrizio Sferra, Gianni Di Renzo. Ho studiato anche chitarra classica con Guido Ottombrino e ritengo questo un bagaglio essenziale nella mia formazione.
E quali musicisti hanno avuto piu’ peso nel creare il tuo stile e la tua personalita’ musicale?
Questa e’ la domanda piu’ difficile… Troppi, veramente troppi musicisti mi hanno influenzato e continuano ad influenzarmi. Amo i musicisti che evolvono e che si mettono in discussione, amo i musicisti che sanno fare dell’improvvisazione una arte sublime. Se rimaniamo nell’ambito dei batteristi, a tal proposito, posso citare Peter Erskine, Jack De Johnette, Art Blakey, Billy Higgins, Elvin Jones, Bill Stewart, Papa Jones, Philly Jo Jones, Steve Gadd, Jojo Mayer, Roy Haynes, Max Roach, Jeff “Tain” Watts, eccetera, eccetera, eccetera….. Potrei scrivere all’infinito….
Cosa pensi dei conservatori italiani e dell’impostazione di studio in Italia?
Finalmente i conservatori si stanno aprendo all’insegnamento della musica e degli strumenti nati nel secolo scorso. Come sempre siamo in netto ritardo rispetto il resto del mondo. Non sono un esterofilo, ma la scusa che siamo stati la culla della civilta’ ci ha fatto un pò vivere di rendita per le glorie passate ed ora siamo rimasti molto indietro. Ma il nostro e’ un problema generale, non solo musicale. Abbiamo ancora molta difficolta’ a capire il reale valore di una educazione civica che regoli la nostra convivenza e questo si ripercuote anche in tutte le attivita’ culturali.
Endorser per…?
Sono endorser dal 1998 dei piatti UFIP e da 2 anni delle bacchette LANTEC. Ringrazio entrambe le ditte che mi mettono a disposizione una strumentazione eccelsa! E soddisfare un musicista come me, vi assicuro, non e’ cosa semplice.
Progetti in cantiere?
Ora faro’ promozione per il mio disco e questo mi terra’ impegnato per un po’ anche se gia’ sto scrivendo del materiale nuovo per il mio prossimo progetto. A breve uscira’ l’ultimo album di Neil Zaza ed il primo album solista di Luca Giordano; in entrambi ho suonato la batteria e stilisticamente sono molto diversi tra loro. Continuero’ ovviamente anche a suonare con gli artisti che riterranno importante il mio contributo.