EYVIND KANG
Sonic Gnostic
Aspen edities 011 LP/CD
2021
Senza volerci addentrare nel cursus della personale discografia, riuscirà evidente l’edificazione di una fisionomia autoriale già alquanto differenziata, e ne riesca esemplificativo il contrasto tra le due ultime produzioni. Laddove il precedente “Ajaeng Ajaeng” (2020, Ideologic Organ) s’imbastiva su un insolito impiego della (non meno insolita) coppia strumentale tampura-clavicembalo, il nuovo “Sonic Gnostic” (per Aspen edities) arruola un più “convenzionale” combo elettroacustico (oltre all’impiego del cordofono turco ‘kemanche’ da parte del leader) allestendo un quadripartito programma in cui a quest’ultimo strumento è affidata l’apertura del primo brano. Il kemanche è dunque affiancato in sequenza da un’aggregazione di parti impiegate con relativa fissità dando vita (nel suggestivo Binnah) ad un contemplativo passaggio, in cui nella sovrapposizione lineare delle voci spiccano (relativamente parlando) i vibranti rintocchi delle corde elettriche di Bill Frisell, permanendo alquanto impersonale l’apporto in coralità dei rimanenti sidemen. La fisionomia per così dire cameristica dell’instrumentarium ha un paradossale riscontro nel riduzionismo timbrico della decina di attori coinvolti, che nel complesso esitano in un sound rarefatto e di ardua discernibilità.
All’incirca su una pari estensione (intorno ai quindici minuti per ciascuna) procedono le altre parti della sequenza, di fisionomia ancora più essenziale nel caso della successiva e minimale Grass, fondata in ineffabile astrattezza su una centellinata dispersione di note, entro una non meno importante aura di silenzi; di questa si propone una differente versione (Grass Study), affidata alla pianista accademica Adrienne Varner, in una rilettura algida e straniante. Se volessimo ravvisare qualche analogia, e pensassimo (cum grano salis …) a certi programmi d’installazione sonora alla Brian Eno, coglieremmo emotivamente una certa dominante ‘thriller’ non propria delle totemiche figurazioni dell’apripista britannico.
Il programma volge a compimento nel differente carattere di Plainlight, segnato da una tonica e svettante esposizione degli strumenti, particolarmente le chitarre, con un misurato crescendo che con effettismo stacca su un inatteso e tranciante solo di chitarra elettrica, che si spegne aprendo un ponte sul riascolto a ripartire dal primo passaggio, così suggellando la criptica natura dell’insieme dell’opera.
Altamente concentrata e virtualmente immune da divagazioni, la scrittura s’investe su un’apparente vocazione lineare e minimale; l’articolazione dei materiali è di fatto intessuta da micro-variazioni e vivente di dissonanze sottili e textures organiche quanto ineffabili, lungo un programma d’ambizione visionaria e tratto metafisico.
La curiosità del polistrumentista, per come s’intenderebbe la versatilità nel transito personale tra archi e corde, oltre che tuba e tastiere, qui disincarna l’identità dei singoli, individuali strumenti, adattandone lo spirito al servizio di figurazioni di tratto metafisico e sfingeo carattere.
Fissando una performance losangelina presso il club RedCat, “Sonic Gnostic” pur pervenendo in coda a una produzione piuttosto diversificata, argomenta ulteriormente la figura di Kang come autore motivato quanto sfuggente entro il dibattito compositivo contemporaneo, contribuendo in forma peculiare all’ampliamento di catalogo della label belga Aspen edities, che ha fatto della sorpresa uno dei tratti caratteristici della progressione editoriale evidentemente a schema libero.
Musicisti:
in Binah, Grass, Plainlight:
Eyvind Kang, kemanche, chitarra acustica
Jessika Kenney, voce
Bill Frisell, chitarra elettrica
Timothy Young, chitarra elettrica e acustica
Diego Gaeta, piano elettrico
Tim Tsang, pianoforte
Louis Coy, flaute clarinetto
Breana Gilcher, oboe, flauto
Jesse Quebbeman-Turley, batteria
in Grass study:
Adrienne Varner, pianoforte
Tracklist:
01. Binnah 13:25
02. Grass 17:35
03. Grass Study 17:14
04. Plainlight 14:53
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