EUSEBIO MARTINELLI | Quando anche la tromba fa spettacolo

Si intitola “Trumpet Explosion” il nuovo disco del trombettista Eusebio Martinelli, musicista di lungo corso e di grandissima carriera che oggi approda ad un disco ricchissimo di suono e di passione, di mestiere e di classici che hanno scritto epoche e mode. E non a caso sceglie come singolo “Libertango” di Piazzola per aprire le danze mediatiche a questo lavoro nato sotto le restrizioni della pandemia: dunque eccoci sotto le unghie una produzione corale fatta a distanza che però non lascia trasparire altro che unione di un collettivo di anime e di suoni che convogliano in uno spettacolo come fosse catturato in uno dei tanti concerti eclettici che ha sempre contraddistinto il modo di pensare alla musica che ha Eusebio Martinelli.

 

Una tromba storica la tua… parliamo del suono tanto per cominciare. In questo disco ho come l’impressione che sia prioritario “tornare a suonare” che curarsi del suono in sé… o sbaglio?

Una tromba storica…?? Grazie del grande complimento! Comunque guarda che non sono così vecchio eh… In merito alla tua interessante domanda ritengo che l’espressività del suono non si baratta con nulla. Una sola bella nota può esprimere e comunicare molto, mentre una musica fatta da tante note può essere sterile e priva di comunicatività. In generale mi piace utilizzare l’espressione di “virtuosismo espressivo”, in questo mio ultimo disco di note ce ne sono tante, ma ho messo l’anima perché siano tutte preziose.

 

La produzione del tuo suono ha un iter particolare che segui ogni volta o lasci al caso di determinarne i contorni?

Il colore del mio suono deriva sicuramente da tanto esercizio e da tanti spettacoli negli anni passati. È vero anche però che in ogni nuovo concerto l’abbraccio tra me e la mia tromba mi guida in un diverso viaggio sonoro, influenzato e spinto dal calore del pubblico.

Spettacolo e musica: perché unisci sempre queste due facce?

Nell’ideazione dei miei spettacoli musicali ho sempre dato molta attenzione all’aspetto scenico, consapevole appunto del fatto che al pubblico arriva prima l’aspetto visivo che quello sonoro. Per dare una risposta alla domanda quindi direi che è fondamentale unire alla musica il giusto effetto scenico, il risultato in termini di spettacolo non sarà la somma delle due parti ma una moltiplicazione.

 

E parliamo di inediti… scritture tue personali?

A parte questo ultimo album, il cui concept è la grande musica classica in una particolare veste, tutti i miei album passati sono composti da brani scritti e arrangiati da me. Ora in cantiere c’è un nuovo album con la mia storica Gipsy OrkeStars, lo stiamo per ultimare e non vedo l’ora di presentarlo al mio pubblico.

 

Tanti i generi di questo disco e tante le contaminazioni nella tua carriera… ma se ti chiedessi qual è davvero il tuo habitat? Se dovessi scegliere un genere preciso?

In generale ho una predisposizione a fare musica che sia di natura socializzante. Questo è caratteristico di tanta musica popolare che ho avuto modo di conoscere da vicino, dalla pizzica salentina al folk irladese per esempio. Diciamo che i casi della vita e lo strumento che suono mi hanno portato verso l’est Europa ad apprezzare più che mai la musica balkan: musica liberatoria in cui si balla e si suona forte.