Non e’ stata una splendida trentesima edizione del Jazz Expo. Luoghi insoliti e cosi’ differenti dalle passate edizioni, pochi spazi aperti, in attesa di ritrovare la formula open space che nel maggio dell’anno prossimo verra’ proposta nel Parco della Musica e a Monte Claro, gli appassionati si sono rifatti con la bravura dei musicisti presenti. Nel Conservatorio Pierluigi da Palestrina e al T Hotel e’ arrivato il primo carico di artisti. Da segnalare la bella prova del quartetto di Francesco Bearzatti, che ha inaugurato l’Expo con un mix di umori che abbracciava bop, free, melodia, funky, etnica, disco. Un set sicuramente piu’ intrigante di quello offerto da Lee Ritenour, eroe con la chitarra della jazz-fusion immerso in un’esibizione di maniera, con troppi, tanti, arzigogoli non sempre utili alla causa.
Poi e’ entrato in scena Pino Daniele, non solo cantautore, ma anche ottimo chitarrista, tra i piu’ apprezzati in Italia. Mezzora circa di accademia sulla scena del Teatro Civico di fronte a un pubblico variegato. Pino Daniele (e qui i puristi storceranno il naso) e’ stato uno degli eventi clou dell’European Jazz Expo per la fama che lo accompagna e per la popolarita’ raggiunta in 30 anni di carriera, celebrati, neanche a farlo apposta, dall’uscita in questi giorni del suo nuovo album “Boogie Boogie Man”. Pino parte alla grande: con Napule e’, l’omaggio alla sua citta’ e’ accolto con un boato dal pubblico. Artista solitario e chitarra, il resto conta relativamente. Via allora con le fusioni di soul, blues, funky con la sua napoletanita’ e con il solito mix tra italiano, napoletano e inglese, un esperanto della musica che piace, soprattutto se accompagnato dalla chitarra, la sua chitarra. Al teatro Civico e’ accompagnato da una super band: Mel Collins al sax, Gianluca Podio alle tastiere, Omar Rakim alla batteria, Salomon Dorsey al basso e Rachel Z al piano. A tratti sembra di rivivere le atmosfere dei primi anni Ottanta, con De Piscopo, Esposito e Senese, Pino Daniele dimostra ancora una volta di sapersi scegliere con cura le persone con cui fare musica. Arrangiamenti verso il jazz: A me mi piace ‘o blues, Je so’ pazzo, Io per lei, Yes I know My Way, Il Sole dentro me. Il concerto e’ gradevole ma non porta via. Pochi picchi, lezioncina accademica e niente piu’. Il miglior pezzo, in chiave jazz e’ Yes I know My way, fatta di slanci e suite ritmiche serrate, persino una parte scat, come da vecchie tradizioni del jazz.
Perla vera viene offerta da tre giovani musicisti romani insieme al trombettista viet-americano Cuong Vu, musicista che ha suonato insieme gente del calibro di Laurie Anderson, David Bowie, Pat Metheny, Bill Frisell. La collaborazione e’ andata in scena a Cagliari: Lorenzo Feliciati, Emanuele Smimmo e Alessandro Gwis, ovvero il Wasabi Trio, insieme a loro la tromba di Cuong Vu, ospite anche nel disco “Closer”, che durante il concerto hanno eseguito quasi integralmente con i bonus di Meeting, The Wasabi song, Waiting Muping Dreaming e Talking Asshole. Brani semplici, linee melodiche particolareggiate con qualche coloritura, variazioni e leggere contaminazioni rock ed elettroniche per un mood molto accattivante. Il tutto in un equilibrio perfetto, molto orecchiabile, incredibilmente intimo, da vecchio (ma allo stesso tempo moderno) concerto jazz anni Sessanta. Cuong Vu non e’ solo un apporto (o meglio, la star), sembra piu’ il quarto componente del Wasabi.
Il jazz festival chiude con il grande Paco De Lucia al Lirico (in Sardegna dopo 23 anni quando suono’ insieme a John McLaughlin). L‘ambasciatore del flamenco, l’uomo dalla tecnica strabiliante, entra in scena da solo con in mano la sua splendida Hermanos Conde. Un cenno per ringraziare il pubblico del Teatro di Cagliari, poi via con il primo brano, Callejon del muro: tecnica, sapienza e sentimento. Il chitarrista andaluso regala tradizione, ma fa conoscere anche i suoi nuovi percorsi. Accompagnato da una formazione nella quale spicca il giovane chitarrista Nino Josele, che molti indicano come suo erede, l’uomo di Algeciras regala un flamenco particolare attraverso armonie singolari, temi seducenti, ritmi elaborati, scale super e tanta, tantissima energia. Dal repertorio brani quali Cancione de amor, Corrite, Luiza, Zyryab e altri. Richiamato a gran voce, offre la bellissima Entre des aguas, per il giusto trionfo. Dopo l’esibizione di De Lucia e del suo gruppo, la serata e il festival terminano al foyer, con il tango argentino del duo ContraMilonga, Fabio Furia al bandoneon e Marcello Melis al pianoforte, piu’, per l’occasione, Giovanni Chiaramonte al contrabbasso. Tanghi di Troilo, Discepolo, Salgan, Rodriguez, Aieta, Laurenz, Kaplun e l’eterno Piazzolla e temi famosissimi, da Oblivion, a Adios nonino, passando per Libertango, attraverso questo cammino malinconico si chiude il Jazz Expo cagliaritano, con la speranza che l’anno prossimo si ritorni all’antico.
European Jazz Expo
Cagliari, 19-21 novembre 2010
Programma completo
19 NOVEMBRE
Francesco Bearzatti
Lee Ritenour
20 NOVEMBRE
Pino Daniele
Chiara Civello
Giornale di Bordo (Anteprima internazionale produzione originale S’Ardmusic e Jazz in Sardegna con Antonello Salis, Gavino Murgia, Hamid Drake e Paolo Angeli)
21 NOVEMBRE
Paco De Lucia
Marc Ayza
David Sanborn/Joey De Francesco