EUGENIO RIPEPI: “ROMA NON SI RADE” è il nuovo album del cantautore ligure in uscita il 3 luglio

Il disco, primo tassello di una dilogia, viene definito dall’artista di Imperia come “il proprio occhio destro”, capace di intuire il divenire senza mettere a fuoco ciò che è concreto.

 

La copertina è un’opera di Settimio Benedusi

 

“Roma non si rade” è il terzo disco di Eugenio Ripepi, in uscita il 3 luglio 2020.

La didascalia dell’album recita: “Colori a occhi chiusi – Occhio destro”.

“Occhio destro” è una metafora che inquadra questo disco come il primo di una dilogia a cui seguirà un secondo progetto discografico (“l’occhio sinistro”), dal titolo ancora nascosto.

L’occhio destro dell’autore, per ragioni autobiografiche dovute a difficoltà di lettura, attiene alla parte metafisica che non mette a fuoco il concreto e intuisce il divenire. L’occhio sinistro vede più nitido, ma meno lontano, ed è lo sguardo della rabbia sociale.

«“Roma non si rade” perché, se le scansi di mattina le strade dal volto antico, non si cura di prepararsi per te, piccolo frammento nel respiro della storia, e la rugiada trattenuta ti racconta il profumo dell’immortalità». Eugenio Ripepi

 

 

 

TRACK BY TRACK

 

Un contatto

“Un invito ad avvicinare l’assoluto, a congiungersi con la natura, con la semplicità, che non è facilità, come diceva il filosofo Danilo Dolci. I recenti avvenimenti, ci hanno dimostrato come il ritorno alla natura, e il rispetto per le sue leggi, è forse l’unica via d’uscita per un futuro sostenibile”.

 

Come l’acqua ad un’aiuola

“Veloce ma delicato, il brano si muove in punta di piedi per descrivere un itinerario, questa volta però, con qualcuno accanto. Il cielo, stavolta, è intento a trattenere il suo sole, e anche la macchina, finita la benzina, non vuole disturbare il momento”.

 

La frontiera

“La canzone racconta la movimentata, anche musicalmente, storia di un fuggiasco. Potrebbe essere nel vecchio West, nell’America del proibizionismo, oppure oggi. Un passo falso può costare la vita, per i protagonisti ma anche per gli ignari comprimari”.

 

Acrobatiche sere.

“Gli artisti, apolidi, perennemente precari, inizialmente faticano a trovare una collocazione, e spesso poi la rifiutano, un po’ per difesa, un po’ per necessità. Alla fine, però, i conti non tornano. Non tornano mai. È una scommessa con un prezzo molto alto. Ma non si può fare altrimenti, perché l’unico equilibrio possibile è quello che si raggiunge tenendo tutto insieme a fatica su un filo, sorretti dall’ironia che pervade questo pezzo, e alcune vite particolari”.

 

Un ritratto di foglia e di paglia

“Un brano che descrive occhi verdi come le foglie e capelli del colore della paglia, di una ballerina che ha appeso le scarpine al chiodo e abbandonato gli studi, in vista del miraggio di un amore troppo possessivo. Una scelta obbligata dalla pressione che l’ha catapultata in un eremitaggio dorato, senza preoccupazioni ma forse anche senza slanci”.

 

Tra trent’anni

“È il ritratto di una umana felina, spigolosa e sfuggente. Un sentimento vero rimane intatto anche nel corso degli anni, e non scende di un centimetro la distanza che si avverte da una persona per cui si prova questo sentimento”.

 

Roccia

“Il brano è un invito a scuotersi. Il discernimento a volte ci porta a non agire. Dobbiamo prendere esempio da quello che ci circonda di non umano”.

 

Nicole

“Il primo singolo estratto dall’album è un pezzo dal sound estivo intriso di un’atmosfera pop-swing ballabile che si sposa perfettamente con una storia ironica. Il protagonista della canzone immagina, in un’atmosfera onirica frutto di un mix “rhum-anestetico”, di lanciare (per scherzo) dalla finestra, e poi di recuperare, il tirannico gatto della fidanzata. Una vendetta impossibile, un’iperbole che fa omaggio a una celebre sequenza cinematografica di Francesco Nuti”.

 

Latte di Aprile

“L’Eden è ancora qui, sulla Terra. L’esercizio difficile è scoprirlo e difenderlo, sceglierlo rispetto al consumismo industriale che spesso diventa l’unico ritaglio dalle fatiche di obblighi insostenibili. La capacità di ascolto va sviluppata, e non si tratta solo dell’udito: tutti i nostri sensi possono essere amplificati e possiamo curarci l’anima con il respiro del verde”.

 

Villaggio globale

“Il reggae è il giusto ritmo per cantare il disequilibrio sociale, vero motore e problema del mondo. Chi ha troppo e chi troppo poco, è purtroppo noto. Talmente tanto che per alcuni risulta un pensiero fastidioso. Il senso di colpa affligge la società del benessere, ma non sfocia mai in vere politiche di aiuto per le classi meno agiate del villaggio globale”.

 

Il mio mare

“Il mare di ognuno di noi è un movimento metafisico, dove è impossibile raccogliere gli intenti trascorsi, che riaffiorano soltanto per venire coperti da una nuova onda. Le persone che attraversano il nostro mare transitano, ma sono portate via da nuove correnti”.

 

Tanto tempo fa

“Il sentimento nostalgico è sviluppato con una chiave musicale molto dinamica e gradevole. I giorni delle merende, dei cartoni alla tv, del conforto. I giorni in cui un bambino non può capire la complessità dei rapporti che gli si costruiscono attorno. Tutto ha un alone di purezza e di verità, e non può che intenerire e commuovere il pensiero dei tempi in cui si viveva senza affanni”.

 

Specchi negli specchi

“Un brano intimo e spirituale, una preghiera laica accompagnata dal commento tensivo degli archi e del coro. Il bisogno di sollevarsi è figlio di un’esigenza concreta: trascendere il nostro quotidiano. Rivolgersi oltre il conosciuto è un esercizio di catarsi. Superando i limiti della nostra contingenza, usciamo dal dominio della nube che ci accompagna e ci intimorisce”.

 

Sei mattina

“Qui torna un tono allegro, di nuovo un reggae, che però non va a tangere adesso i temi della denuncia sociale. È una storia da cui scaturisce la considerazione di sé come elemento di oscurità e dell’altro come una luce che non è fortunatamente in grado di farsi assorbire dal buio”

 

Ci sarà

“Il brano lancia uno sguardo ferito alle storture del nostro consesso sociale. Alberga però una speranza, volutamente messaggio di conclusione dell’album”.

 

Etichetta: Music Fc

Pubblicazione album: 3 luglio 2020

 

 

 

BIO

Eugenio Ripepi è un cantautore, regista, produttore, direttore artistico e scrittore ligure, di Imperia.

Pubblica l’album “La buccia del buio”, prodotto da Milo Durante, di cui ha scritto testi e musiche, e curato la produzione artistica affidando la sezione ritmica del disco a Ellade Bandini (Fabrizio De Andrè, Francesco Guccini, Paolo Conte), Marco Fadda (Ivano Fossati, Eugenio Finardi), Luca Scansani (Enzo Jannacci, Ivan Graziani). Pubblica poi il 45 giri di Canzone Sociale”, curando testi e musiche e interpretando il videoclip “Thyssen”, terzo video tratto dal progetto dopo i due videoclip “La luce scalza” e “Scarpe di colla”. Ha girato altri otto videoclip di altrettanti suoi brani: “Latte di Aprile”, “Un ritratto di foglia e di paglia”, “Come l’acqua ad un’aiuola”, “Ci sarà”, “Roccia”, “Il mio mare”, “Specchi negli specchi”, “Un contatto”, che fanno parte del nuovo album “Roma non si rade” in uscita il 3 luglio 2020. Il 19 giugno 2020 esce il primo singolo estratto “Nicole”, di cui cura anche questa volta il video,

Come scrittore Ripepi pubblica i libri: “Teatro-Canzone, Storia, Artisti, Percorsi”; “Scritti in festa per Eugenio Buonaccorsi”, prefato da Gino Paoli; “La canzone teatrale di Piero Ciampi”, presentato al Premio Tenco, “Il carnet del carnefice”, prefato da Vittorio Coletti; “Eredi del punto su tele di carne”, prefato da Giuseppe Conte; “La luce scalza”, prefato da Mario Stefani. Ha diretto inoltre la rivista culturale “Artwhere” per l’Eco della Riviera.

È stato insignito del Premio Città di Imperia San Leonardo come Cittadino Emerito, del Premio Anassilaos per la poesia di Reggio Calabria accanto a importanti personalità del mondo culturale internazionale, del Premio per la Cultura e lo Spettacolo nell’ambito del decennale della testata Sanremo News da Pepi Morgia come “Personaggio che ha segnato negli ultimi dieci anni la storia della Riviera Ligure”, della menzione speciale al concorso letterario InediTO nella sezione Testo-Canzone, del Premio Speciale Città di Reggio Calabria Rhegium Julii, e di numerosi altri riconoscimenti nel campo della cultura, dello spettacolo e dello sport.

È regista di vari allestimenti e direttore artistico dello Spazio Calvino di Imperia, del Teatro Tommaso Salvini di Pieve di Teco, del Teatro del Mare presso il Museo Navale di Imperia. Ha ideato e diretto la stagione teatrale di monologhisti “Discorsi Da Solo” e stagioni teatrali, musicali e letterarie come coordinatore delle attività culturali del Dams di Imperia. Nell’ambito della produzione cinematografica, ha diretto la Sezione Internazionale del Videofestival Città di Imperia, ha presieduto la giuria tecnica del Festival di Cortometraggi “Ciak un’Emozione” città di Sanremo, ha organizzato dall’Associazione Matteo Bolla e il festival cinematografico “Smartfest”, ha collaborato al progetto Dark Resurrection di Angelo Licata e con Macaia Film di Simone Gandolfo ed altre realtà produttive. Ha fondato con Fabrizio Noè e Danilo Damagika la Ithil Factory, centro di sperimentazione per la videoripresa.

 

 

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