Esce: LA LUCE DI ALGERI di LORIS LEO LARI

Prodotto dall’etichetta pugliese Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei migliori store on line da Believe Digital, martedì 25 maggio esce “La luce di Algeri” del contrabbassista e compositore Loris Leo Lari.

LORIS LEO LARI

LA LUCE DI ALGERI

DODICILUNE

Prodotto dall’etichetta pugliese Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei migliori store on line da Believe Digital, martedì 25 maggio esce “La luce di Algeri” del contrabbassista e compositore Loris Leo Lari. Il disco propone sette composizioni originali del musicista lombardo e la rilettura di “A thousand kisses deep” di Leonard Cohen e Sharon Robinson, eseguite con Stefano Bruni (chitarra elettrica), Francesco Orio (piano) e Davide Bussoleni (batteria) con la partecipazione in quattro brani di Achille Succi (sax alto e clarinetto basso).

L’affiatato quartetto guidato da Lari, attivo sin dal 2019 e composto da compagni di studi al Conservatorio Giuseppe Nicolini di Piacenza, si è esibito in alcuni festival e ha conquisto il bando “EsplorAzioni” di MIDJ in collaborazione con I-Jazz. “La luce di Algeri” è uno sfondo luminoso di colori musicali, che si mischiano tra loro come in un quadro espressionista. È la luce calda del primo mattino che penetra da una finestra di un hotel algerino, portando con sé i melismi dei muezzin ed allo stesso tempo è la luce fredda di un paesaggio baltico, cullato dal vento. È l’energia vitale di una musica sempre viva ed inclusiva, che alimenta sé stessa con il viaggio.

Il disco si apre con “Leah”, un brano in 6/8 scritto dopo un viaggio a Dublino con un tema che contiene luci e ombre di un popolo forte e amante della vita e lontane evocazioni di melodie irlandesi; il titolo del secondo brano “La folie de l’hirondelle” allude alle impegnative giornate di spostamenti via cielo che il musicista spesso è costretto ad affrontare. La composizione nasce dopo un viaggio al Cairo in Egitto, dove Lari incontra musicisti tradizionali e apprezza il sistema musicale arabo maqam. La parte centrale del brano richiama queste atmosfere con un’improvvisazione collettiva, dove si inserisce magistralmente il clarinetto basso di Achille Succi. La ballad, pacata ma tragica, “The killing of a sacred deer” è ispirata dal mito greco di Ifigenia, figlia primogenita di Agamennone, che viene sacrificata dal padre per calmare le ire della dea Artemide dopo l’uccisione di un suo cervo sacro, e permettere la partenza della flotta greca verso Troia. “Avventurosa”, brano latino introdotto da un vamp di contrabbasso che lo guida attraverso diversi episodi sonori, racconta il carattere avventuroso della vita del musicista. “La sindrome di Ulisse”, ballad in 6/8 suonata da Francesco Orio in piano solo, è il nome di una patologia che negli ultimi anni colpisce una grande percentuale di migranti nel nostro Paese, così come in Spagna e Francia. «Alla base di un’emigrazione vi è quasi sempre l’insoddisfazione per le condizioni e le opportunità offerte dal paese natio, unitamente alla speranza di trovare una vita migliore», sottolinea Lari. «Tuttavia, una volta arrivati nel paese ospitante molti stranieri sono costretti ad affrontare situazioni di disagio e svantaggio sociale, terrore del fallimento, sfruttamenti di varia natura, disillusione, solitudine, paura, oltre all’ansia di essere arrestati nel caso di immigrazione irregolare. Un quadro di questo tipo può mettere a dura prova le risorse psicologiche dello straniero». “Wendigo” nasce  dopo un viaggio in Algeria, dove «ho avuto la fortuna di poter ascoltare musica tradizionale suonata da musicisti locali», racconta il compositore e musicista. «Il Wendigo è una figura demoniaca della mitologia dei Nativi Americani Algonchini, stanziati lungo la costa orientale e la regione dei Grandi Laghi tra gli attuali Stati Uniti d’America e il Canada. Si tratta di uno spirito che può assumere sia caratteristiche prettamente umane che quelle di un mostro umanoide, trasformatosi da quella che una volta era una persona normale che aveva praticato il cannibalismo». Il brano è introdotto da un vamp di contrabbasso in 7/4 che lo conduce attraverso un climax ascendente che tocca anche elementi di rock alternativo. Il disco propone poi “A thousand kisses deep”, arrangiamento di un famoso brano di Leonard Cohen, contenuto nel suo disco “Ten new songs” del 2001, scritto e prodotto insieme a Sharon Robinson, dopo un suo lungo ritiro in un monastero zen. Il carattere riflessivo del brano è sottolineato dal suono profondo del clarinetto basso di Succi». “La luce di Algeri” si chiude con “Orizzonti”, brano in stile latino dal carattere nostalgico.

Classe 1991, Loris Leo Lari si è diplomato in basso elettrico al Conservatorio “Lucio Campiani” di Mantova e in contrabbasso jazz al conservatorio “Giuseppe Nicolini” di Piacenza, ottenendo la lode. Negli anni si è perfezionato studiando con Salvatore Maiore, Paolino dalla Porta, Furio di Castri, Tito Mangialajo Rantzner e ha partecipato a molte masterclass internazionali come Siena Jazz, Nuoro Jazz, Aix en Provence dove ha potuto studiare con molti musicisti affermati come Dave Holland, MattPennman, Harish Raghavan. Si è esibito in festival nazionali e internazionali tra cui Aix en Provence festival, Jardim du Verao in Lisbon, Heidelberg Fruhling Festival, Dima jazz (Algeria), Nuoro jazz, Mantova Jazz, Monteverdi Festival, Jazz on the Road Festival, Modena jazz, Crema Jazz, Piacenza Jazz oltre a suonare al Cairo, Germania e Francia. Dal 2014 svolge attività di concertista nella Piccola Orchestra Nuvolari di Mantova, diretta dal Maestro Mario Milani, con la quale si è esibito negli anni in molti teatri e auditorium italiani e internazionali. Nel 2015 viene selezionato da Paolo Fresu per far parte dell’Orchestra dei Giovani del Mediterraneo (OJM). Dal 2017 al 2019 è stato scelto come contrabbassista nella band di Ornella Vanoni, con la quale si è esibito in tour nei più bei teatri e auditorium d’Italia. Nell’ottobre del 2018 con questa formazione tiene un concerto al New Morning Club di Parigi con il trombettista Paolo Fresu, replicato a Gonzaga e a L’Aquila nel 2019. Nel 2018 suona nell’orchestra della trasmissione “X Factor 12’’ al teatro Ciak di Milano e al Mediolanum Forum di Assago per la finale, suonando a fianco di ospiti come Marco Mengoni e condividendo lo stesso palco con artisti come Muse e Tom Walker. È impegnato nel progetto “Cairo Jazz Station” che miscela la musica occidentale alle sonorità egiziane e turche. Suona in diverse formazioni tra cui “3AlBot Jazz Quartet”, “Travel Companions”, “John Bramley Trio”, “Lush life quartet”, “Roberto Cipelli flatiron trio”. Tra le collaborazioni troviamo Paolo Fresu, Emilio Soana, Roberto Cipelli, Bebo Ferra, Gabrio Taglietti, Achille Succi, Guido Bombardieri, Pino Jodice, Fulvio Sigurtà, Joao Barradas, Stefano Pisetta, Tony Bungaro. Attualmente vanta diverse partecipazioni discografiche come “Lush Life” (Lush Life quartet), ‘’Piccola Orchestra Nuvolari”, “Altrove, domani” (Fabio Paciucci), “Dognado” (3AlBot Jazz Quartet), “Travel Companions”, “Atlante” (con Fabio Turchetti).

Il cremonese Francesco Orio, classe 1988, è un pianista, compositore, produttore e didatta. Laureato in Biotecnologie Industriali all’Università degli Studi di Pavia, si è diplomato in Pianoforte Jazz al Conservatorio “Giuseppe Nicolini”di Piacenza. Ha cinque dischi all’attivo di cui tre come leader: “OS” (2020), “Slippery” (Oriri, 2018), “Causality Chance Need” (NAU, 2016), “Almanacchi” (Ultrasound, 2015), “12Points” (2017). Nel corso degli anni ha conquisto numerosi premi nazionali e internazionali.

Chitarrista milanese, Stefano Bruni si diploma in teoria e solfeggio al Conservatorio Franco Vittadini di Pavia nel 2013. Nel 2017 si diploma in chitarra Jazz presso la Scuola Civica Jazz di Milano sotto la guida del Maestro Riccardo Bianchi. Al Conservatorio Francesco Nicolini di Piacenza approfondisce lo studio dello strumento con il Maestro Roberto Cecchetto. All’attività didattica in scuole dell’interland milanese affianca  i live con diverse formazioni jazz e pop-rock: il quartetto del sassofonista Massimo Maltese, il progetto I Nastri e l’Ice Cream Men Jazz Band.

Davide Bussoleni, laureato in batteria Jazz presso il conservatorio Giuseppe Nicolini di Piacenza, riceve diverse borse di studio certificate. Partecipa ai seminari di Dave Weckl, Brian Blade,Kendrick Scott, Jeff Ballard, Mark Guiliana, Albert Tootie Heat, Mickey Roker, Roberto Gatto, Danilo Perez, John Patitucci e molti altri. Con il gruppo 3AlBot Jazz Quartet coltiva svariate esperienze in Italia, Belgio, Olanda, New York fino alla realizzazione del primo disco intitolato A Dog’s Life. Finalista e vincitore di diversi concorsi/bandi, si esibisce in numerosi festival e partecipa a tante produzioni discografiche con varie formazioni.

Nato a Modena nel 1971, Achille Succi è uno dei talenti più interessanti nel panorama dei musicisti italiani emergenti. Autodidatta, ha studiato tra l’altro al “Berklee College” di Boston e a “Siena Jazz”, dove oggi è docente. Saxofonista, clarinettista e compositore è stato recentemente recensito da Bill Shoemaker nel “giornale della Musica” come uno dei musicisti Europei da seguire nei prossimi 10 anni mentre il giornalista Mario Gamba lo descrive come un genio del Jazz Italiano. Fra i molti artisti italiani e stranieri con cui ha collaborato ci sono Uri Caine, Ralph Alessi, Silvie Courvoisier, Steve Swell, Louis Sclavis, Ernst Reijseger, Pierre Dorge, David Liebman, Franco DʼAndrea, Giorgio Gaslini, Ettore Fioravanti, Simone Guiducci e Giancarlo Tossani; con molti di questi ha anche preso parte alla realizzazione di numerose incisioni discografiche.

L’etichetta Dodicilune, fondata da Gabriele Rampino e Maurizio Bizzochetti è attiva dal 1996 e dispone di un catalogo di quasi 300 produzioni di artisti italiani e stranieri. Distribuiti nei negozi in Italia e all’estero da IRD, i dischi Dodicilune possono essere acquistati anche online, ascoltati e scaricati sulle maggiori piattaforme del mondo grazie a Believe Digital.

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