EMILIA VANCINI & AUGUSTO PIRODDA  |  And if You fall, You fall





Prendendo in carico il presente lavoro discografico, della coppia non ci era sfuggita la figura del pianista sardo Augusto Pirodda, già artefice di almeno un notevole scaglione discografico , “No Comment” (JazzWerkStatt  2011) triangolato da una sezione ritmica d’eccellenza ( definizione addirittura riduttiva per i sommi Paul Motian e Gary Peacock ivi coinvolti), esempio di forma jazz concreta e con poco riguardo a morfologie levigate ed artificiose; l’attività del pianista peraltro continua a spendersi professionalmente nell’area fiamminga, in cui si è installato ed operosamente costruito un ruolo didattico e partecipativo.

Facendo ammenda per il mancato ossequio al “prima le donne”, recuperiamo subito il profilo della partner Emilia Vancini, di similari progressioni migratorie ed investimenti operativi, il cui cursus vitae riconosce gli importanti input formativi del mondo di un Charles Mingus (“di raro apprezzamento verso i cantanti”) ma soprattutto l’influente esempio dell’eclettica vocalist, poetessa ed attivista Jeanne Lee.

La comune e già decennale dimestichezza, coltivata anche al di fuori del neerlandese Conservatorio de L’Aia, conduce in forma naturale ad un cimento  che s’inscrive entro una non del tutto dichiarata tradizione piano-voce, che vanta ascendenze a partire dalla storico riferimento Bille Holiday-Mal Waldron, espressa nel tempo da differenti ed eterogenee dualità (tra cui una poco celebrata, quanto meteorica diade Viktoria Tostoj –Esbjörn Svensson, cui si deve almeno una My Funny Valentine da brivido).

La sequenza prende un avvio informale con il cantato naturale a cappella di Vancini in Some Other Time, preparando alla fruizione del timbro vocale grave che nel presente passaggio punta all’ondulante essenza dell’originale evansiano; la coppia esordisce quindi con You’re my Everything, il cui senso melodico è trattato con impressionistica austerità dalla voce laddove la tastiera procede ad una sua destrutturazione con verve controllata ma deviante.

Concitazione e spirito teatrante nell’esposizione concentrata di On the Sunny Side of the Street, tra le sortite più brillanti della vocalist, testa-a-testa con le increspature del pianoforte che, frenetico ed obliquo, affronta quindi uno degli intoccabili patriarchi della canzone da Broadway nella coleporteriana I Love You, trattata dalla voce con pathos complessivamente lineare, rispetto alle provocazioni di ben inquieto carattere della tastiera.

Spirito vivace ed assertivo del duo nell’esposizione di If I were a Bell, non difettivo in “classica” solennità, quindi maggior concentrazione espressiva e densità d’atmosfera nella successiva  Ruby, My Dear, in cui s’abborda il mondo di Thelonious Monk con un approccio ulteriormente ‘avant’, introspettivo e misterico.

Più franco calore e denso cromatismo nell’introduzione di There is no greater Love, peraltro esposto da una linea vocale raccolta e piana; estri negroidi d’antan nel vivace esordio in scat di But Not for Me (recuperando i diòscuri Gershwin) e con Just Friends (da Klenner & Lewis), espressa per soluzioni di formula più sobria, si perviene all’epilogo di un lavoro articolato lungo dieci brani (più una ripresa finale dello standard d’avvio) ma d’estensione contenuta, affidato al mixing di Manolo Cabras (curiosamente impegnato nella medesima veste anche nel recente “Yun” di Lyn Cassiers, con molte analogie nel rivisitare altri standard jazz, ma con trattamento ben più artificioso e comunque molto differente).

Tanto esposto, ci pungono vaghezza e curiosità sul poter apprezzare la talentuosa vocalist a cimento con una scelta repertoriale ulteriormente diversificata, peraltro certi che corrisponderebbe adeguato accompagnamento da parte del sagace pianismo del partner, concludendo con soddisfazione la presente esperienza d’ascolto, per il cui prescelto Songbook si coniugano i caratteri di performance ed esplorazione (quest’ultima in realtà propria di entrambe le individualità in gioco), e di cui s’apprezza particolarmente il programma operativo, secondo il quale non vi erano forme d’arrangiamento predefinito, lasciando piuttosto che a seconda dell’istantaneità si determinasse l’orientamento musicale da prendere.

La funzionale interfaccia voce-pianoforte qui tesaurizza la perizia pianistica di Augusto Pirodda nonché la schietta vocalità di Emilia Vancini, in interazione secondo una “associativa lingua franca musicale”, per un album che fissa spontanee elaborazioni in chiave improvvisativa di alcuni standard pur conservandone rispettosamente la linea scrittoria, in una personale esposizione che non ne rivolta l’originario spirito tendendo ad espandere morfologie e confini del canone ad oggetto.

 

Musicisti:

Emilia Vancini, voce
Augusto Pirodda, pianoforte

Tracklist:

01. Some Other Time 3:01
02. You’re My Everything 2:51
03. When I Fall in Love 3:20
04. On the Sunny Side of the Street 2:37
05. I Love You 2:05
06. If I Were a Bell 1:55
07. Ruby, My Dear 3:19
08. There Is No Greater Love 3:41
09. But Not for Me 3:11
10. Just Friends 2:19
11. Some Other Time (reprise) 0:40

Link:

Emilia Vancini

Augusto Pirodda