Chitarrista e compositore ardimentoso, sempre mosso da una viva curiosità artistica, Donato Pitoia è un musicista dal fulgido talento. Grazie alle sue spiccate doti si esibisce non solo in tutta Italia, ma anche all’estero in Paesi come Polonia, Spagna, Marocco, Francia. La sua fertile vena compositiva lo vede protagonista in qualità di autore di importanti colonne sonore, come quella del pluripremiato cortometraggio “Bellafronte” di Andrea Valentino e Rosario D’Angelo. Particolarmente attivo e apprezzato anche in veste di didatta, è impegnato nel ruolo di direttore artistico di prestigiosi festival come “Different Train” e Sud Experience – Festival delle Arti, giunto alla seconda edizione. Proprio questa rassegna a ingresso gratuito, patrocinata dall’Amministrazione Comunale di Rionero in Vulture (provincia di Potenza) e organizzata dal centro culturale Visioni Urbane di cui lui è presidente del comitato di gestione, inizierà il 27 dicembre per terminare il 30 dicembre. Sud Experience è un ricco contenitore culturale, festival dedicato a uno fra i più grandi esponenti del Meridionalismo come Giustino Fortunato, concepito nel segno della letteratura, storia, politica, fotografia e musica, dove il tema sempre attuale e delicato dell’immigrazione è posto al centro di questo evento.
“Sud Experience – Festival delle Arti” è giunto alla seconda edizione. Quali sono le sostanziali analogie e quali le differenze rispetto alla prima edizione?
“Sud Experience” è un festival delle arti dedicato alla figura di Giustino Fortunato, patrocinato dal Comune di Rionero in Vulture e ospitato da Visioni Urbane, uno dei più attivi centri culturali della zona. Tutto questo rimane una costante, come pure analoga è la struttura del festival, pensata per esprimere il tema al centro della rassegna attraverso le arti: dalla musica alla letteratura, dalla storia alla fotografia. Ovviamente ogni edizione ruota attorno ad un topic differente. In quella precedente è stato scelto “Il Sud del Mondo” per valorizzare e rielaborare proprio il concetto di Sud nella sua più ampia accezione. Per farlo si è deciso di coinvolgere i ragazzi delle scuole e in particolare dell’istituto “I.I.S. Giustino Fortunato” di Rionero che, nei mesi precedenti al festival, hanno partecipato a laboratori di fotografia, scrittura creativa e musica, durante cui sono stati aiutati da validi docenti che hanno valorizzato la loro creatività e potenzialità guidandoli nella produzione, rispettivamente, di una mostra fotografica, di testi rielaborati e prodotti in forma di podcast e di un’esibizione in concerto. Per la parte musicale del festival, invece, si è scelto di coinvolgere gruppi indie- pop – rock della scena romana. In questa edizione l’attenzione è stata focalizzata sul tema dell’immigrazione mirando ad esaltare gli aspetti positivi del fenomeno sempre attraverso le arti. In particolare, questa vedrà protagoniste “Rotte. Migranti fra Terra e Mare”, una mostra fotografica a cura di Michele Amoruso, Giuseppe Carotenuto, Alessio Paduano e Roberto Salomone, “Politica e Società – Storie di Immigrazione”, una parte prettamente letteraria, in cui Piero Di Sena dialogherà con Alessandro Agosta (Università della Tuscia) e Giovanni Ferrarese (ISMed CNR e Università di Salerno), mentre Mimmo Lucano (ex sindaco di Riace, ndr) argomenterà con Nancy Porsia (giornalista e producer) e Donato Di Sanzo (ISMed CNR), moderati da Antonella Gravinese, oltre ai concerti per la parte musicale. Proprio per quanto riguarda l’aspetto musicale sono stati coinvolti artisti che si distinguono sulla scena internazionale: Achille Succi, Daniele D’Alessandro, Dudu Kouatè, Ashti Adbo, Angelo Manicone, Domenico Saccente, Nico Andrulli, Francesco D’Alessandro ed io. Si sono aperte le porte di “Visioni Urbane” per ospitarli e organizzare una residenza artistica che dà agli artisti la possibilità di unire le forze e le idee, di immergersi totalmente nella ricerca e nella produzione, rimanendo a stretto contatto, sperimentando fianco a fianco, contaminandosi e dedicandosi completamente alla creazione artistica. Anche durante le sessioni di registrazione, finalizzate alla produzione di un disco, saranno aperte al pubblico le porte della residenza, che culminerà nei concerti e nelle live performance finali, previste nelle serate del 29 e del 30 dicembre.
L’obiettivo principale della rassegna è quello di valorizzare letteratura, storia, politica, fotografia e musica e di divulgare un messaggio d’inclusione sociale?
Assolutamente sì. Il festival vuole anche far passare un messaggio diverso, lontano dalla comune propaganda: l’arte, il dialogo, la musica e l’improvvisazione sono esempi tangibili di democrazia e libertà. Permettono concretamente di vedere e sentire realizzato ciò che nella società sembra essere ancora oggi un’utopia: collaborazione, uguaglianza, possibilità di esprimere democraticamente e liberamente le proprie idee, al di là di ogni confine. Inoltre, si propone di evidenziare quanto siano fondamentali l’apertura, lo scambio e la contaminazione per la crescita e lo sviluppo di ogni comunità.
Venendo alla musica, cuore pulsante dell’evento, tu sarai protagonista insieme ad altri otto straordinari musicisti da te già citati: Ashti Adbo (voce, fiati e strumenti a corde), Dudu Kouatè (voce e percussioni), Achille Succi (clarinetto e sax), Angelo Manicone (sax e fiati), Daniele D’Alessandro (clarinetto e tastiere), Domenico Saccente (fisarmonica e pianoforte), Nico Andrulli (basso) e Francesco D’Alessandro (batteria), ossia l’Orchestra delle Radici. Qual è il mood e quale la cifra stilistica di questa formazione?
L’obiettivo è quello di creare un viaggio sonoro attraverso varie culture musicali del mondo. Perciò la scelta è ricaduta su artisti che, oltre a essere grandissimi compositori ed improvvisatori, sono anche rappresentativi di diverse culture e generi. L’idea è quella di creare un’orchestra che, prendendo spunto dalle musiche del mondo, possa rinnovarle e accrescerle con ispirazioni ed intuizioni improvvisative.
Fra i tanti ospiti spicca la presenza di Mimmo Lucano, noto attivista, politico ed ex sindaco di Riace. La sua partecipazione rappresenta un valore aggiunto per l’intero festival?
Certo, soprattutto per il suo approccio nella gestione di rifugiati politici e immigrati nel contesto della delicata crisi europea dei migranti.
La rassegna sarà a ingresso gratuito. Questa decisione di offrire gratuitamente a tutti quattro giornate all’insegna della cultura a 360 gradi nasce da una particolare esigenza?
Sì, la decisione di offrire gratuitamente tutto ciò che il festival comprende nasce dall’esigenza di informare i cittadini non attraverso nozioni, testate giornalistiche o slogan politici, ma tramite la partecipazione diretta e l’esperienza dal vivo, con noi, nel festival. È un’opportunità per cogliere, toccando con mano, l’importanza di multiculturalità e apertura e di vederne concretamente alcuni vantaggi, di sviluppare un’opinione critica che non sia veicolata da mass media e politica.
Soprattutto dal punto di vista della risposta del pubblico, quali sono le tue aspettative per questa edizione?
Spero che il pubblico possa rispondere positivamente, visto la qualità degli ospiti presenti. Dietro al progetto del festival c’è tanto lavoro, tanta cura, impegno e attenzione alla qualità che spero possano essere riconosciute e sostenute, così come l’accoglienza e la programmazione che noi del centro culturale “Visioni Urbane” di Rionero siamo soliti offrire. È una grande possibilità, soprattutto in un contesto come quello del Vulture, difficile da connettere con realtà internazionali. Per cui mi auguro che il pubblico e la comunità vogliano approfittarne.