Gli antefatti. Tra gli anni ‘60 e ‘70 un gruppetto di “crooner” italiani vivevano il loro periodo d’oro. Tra questi, il compianto maestro Bruno Martino, Peppino Di Capri e Fred Bongusto: repertori musicali diversi ma convergenti al tempo stesso, buona parte della produzione musicale di ciascuno era particolarmente adatta ai night club e ai locali da ballo notturni frequentati da un pubblico, spesso, non giovanissimo ma molto esigente, che cercava atmosfere particolarmente raffinate e complicità sentimentali. Le canzoni erano melodiche, di grande classe, e si intersecavano spesso con il jazz, il samba, la bossa nova, la rumba e il beguine. I brani erano, a volte, veri e propri ”standards” internazionali riveduti e corretti ma, più spesso, canzoni originali che poi, in alcuni casi, sono diventate col tempo veri e propri classici del jazz a loro volta, come capitò, ad esempio, per Estate di Bruno Martino. Ovviamente, Peppino di Capri sconfinava più spesso e volentieri nella Canzone Napoletana, sia moderna “originale” che classica e d’autore, avendone creato un genere del tutto proprio e originale, ma anche Fred Bongusto, non napoletano ma di Campobasso, fu un grande estimatore della Canzone Napoletana, compose alcuni dei suoi più grandi successi in lingua napoletana e produsse almeno un paio di album di classici napoletani di successo riveduti in chiave moderna. Questi crooner avevano inoltre bisogno inderogabile di accompagnarsi a musicisti di grande calibro; il periodo di maggior splendore della carriera di Fred Bongusto coincise con i sodalizi artistici col jazzista Enrico Intra e col maestro Josè Mascolo.
I fatti. Conobbi Diego Moreno proprio in occasione di un concerto del grande Fred. Faceva parte della band di Bongusto e furono subito particolarmente evidenti la passione e partecipazione che apportava all’ensemble, grazie forse alla sua sensibilità di cantante oltre che chitarrista o alla sua origine che affondava nella tradizione del tango argentino, o all’ammirazione reverenziale per il grande autore e interprete che accompagnava, di certo c’era un feeling particolare.
Nelle sue produzioni da protagonista, Moreno, argentino di nascita ma napoletano di adozione, “si è” ed “ha” contaminato a sua volta sia la Canzone Classica Napoletana (che fu sinonimo di Canzone Italiana nel mondo intero) che tutta la Canzone Italiana, rivedendo in chiave di tango la napoletanità e la melodia italiana, in particolare quella di Domenico Modugno, che a sua volta, da non napoletano, era stato ampiamente in simbiosi con la Canzone Napoletana, essendone stato anche autore di grandi successi (ecco dunque come il cerchio si chiude e tutto torna…).
Era quindi inevitabile che, prima o poi, Diego Moreno dovesse trovare il coraggio di confrontarsi col repertorio del proprio mentore Fred Bongusto, in cui spiccano dei successi ormai senza tempo, e che incontrasse in questa iniziativa, oltre che la benedizione del titolare, anche il sostegno di alcuni colleghi altrettanto illustri, lo stesso Peppino di Capri, Fabio Concato, Enzo Gragnaniello, Maria Nazionale, Tony Esposito, Valentina Stella, Paolo Fresu, e poi tantissimi altri musicisti eccellenti.
L’uscita ufficiale del disco Che Bella Idea – Canzoni di Fred Bongusto in digitale e CD – si vocifera anche di un’edizione limitata in vinile – avverrà probabilmente in questi giorni in Argentina. Tra i titoli, Doce Doce, Balliamo, Spaghetti a Detroit, Tre Settimane da Raccontare, Frida, Malaga, Questo Nostro Grande Amore… ma è proprio con Doce Doce, e con il patrocinio di Peppino di Capri, che Moreno decide di rompere il ghiaccio. Il risultato è rispettoso della versione originale che tutti noi ricordiamo, con un arrangiamento sobrio e moderno, capace di rievocare con l’uso sapiente del flauto e della ritmica di sapore latino e con l’inserimento di qualche strofa in lingua argentina, tutte le atmosfere e le sensazioni necessarie all’ascolto emozionale.