Le note introduttive del sax di James Senese mi riportano immediatamente alla mia infanzia, a quella Napoli degli anni ’70 e ’80 che non ricordo con nitidezza. Ricordo bene quell’uomo pero’ e ricordo che a quel tempo non capivo cosa ci facesse un napoletano nel corpo di un nero, o meglio come facesse ad esistere un nero che stranamente gesticolasse, parlasse, si muovesse da napoletano! E non capivo ancora come avesse fatto il soffio vitale di Napoli ad entrare in una persona chiaramente afro – americana, fosse stato solo un pò per colpa della guerra.
Il buon vecchio James ci vuole portare con se’ questa sera, agli Ex Molini Meridionali Marzoli di Torre del Greco, in un viaggio, lo stesso che lui fece da giovane alla ricerca delle sue radici, lo stesso che fa fare a me e a tanti come me che ricordano a stento il tempo in cui ha esordito musicalmente, che fa fare ancor di piu’ a chi, un pò piu’ avanti negli anni, ha avuto la possibilita’ di capire, ascoltare, vivere quei fantastici anni di avanguardia musicale napoletana fatta da James con quello che defini a suo tempo Neapolitan Power.
James l’America non l’aveva mai vista ma la conosceva bene ugualmente, perche’ se l’era lasciata raccontare direttamente da John Coltrane, Miles Davis e dai suoi amati Weather Report, dal jazz del Bronx americano, quell’America che ritrova ancora nel Blues nostrano fatto dalle voci popolari dei vicoli in cui e’ cresciuto.
Questo viaggio comincia con “È ‘na bella jurnata” (dall’album ‘NGAZZATE NIRE – 1994) in una versione melodica e meno graffiante rispetto alle performances a cui ci ha abituato. Ed eccolo li’ ad urlare “a fronna ‘e limone” “A notte ‘o piecoro dorme sotto ‘e cuoperte” unito al Blues nero partenopeo di ” Acquaiuo’ l’acqua e’ fresca” (dall’album JESCEALLÀ del 1992). E “Cammenanne” (scritta con Pino Daniele entrato a quel tempo come bassista ancora sconosciuto nella sua NAPOLI CENTRALE) tra mare e “Campagna”, tra la nostra terra e quella straniera, ci rende partecipi di tutta la sofferenza di chi fa musica difendendo i diritti della gente, del popolo.
James soffre da vincente e non vuol morire anche perche’ “Nun pò chiovere pe’ sempre”. Piu’ vivo che mai nel brano che dedica all’indimenticabile Massimo Troisi, e mentre urla “Sò vivo” … “d’int ‘a capa sò vivo. Je nun tengo eta’” ci esorta a non essere indifferenti di fronte ai problemi della societa’ e della politica. Quello che fino ad ora ci siamo permessi di chiamare “il buon vecchio James” ci ricorda che oggi come allora sta … “‘Ngazzate Nire” e che e’ pronto a fare la sua rivoluzione pacifista con la musica di “Arriba el Che'” , “visto che il Sistema – dice – non vuole che ci ribelliamo ad esso, noi possiamo gridare insieme” per far valere i nostri diritti e far sentire la nostra voce. E cosi’ imprevedibilmente riesce a passare dalla rivoluzione ai carretti che vendevano la ricotta e alla signora Carmela da cui, a 4-5 anni, prima di andare a scuola, comprava “l’allessa”.
Altrettanto rapidamente passa alla lotta, invitandoci a riflettere su quell’unico “Padrone” che cerca di impedirci di gridare e che prova a manipolare i nostri pensieri, il signor B.
Sul palco di Divino Jazz Festival questa sera “ce sta ‘a storia ‘e Napoli” – dice, rappresentata dai musicisti che da anni lo accompagnano, reclutati secondo un metodo che seppur bizzarro e’ apparentemente efficace: basta che riescano ad ubriacarsi piu’ di lui!
Il viaggio e’ lungo e ad ogni fermata del nostro treno immaginario di ricordi e di suoni “Viecchie, mugliere, muorte e criature” lo incitano e lo applaudono e lo ricaricano di quel calore che gli permette di continuare, lasciandoci sulle note pacate eppur cosi’ intensamente stridenti di “‘O nonno mio”.
Ma il treno su cui viaggia James non si ferma, ha l’aria di voler continuare ad andare avanti incontrastato, ignaro del successo, un treno di musica e parole che continua a lottare per la liberta’ di pensiero e di arte.
Divino Jazz Festival, 26 Settembre 2009
Ex Molini Meridionali Marzoli – Torre del Greco
James Senese (sax e voce)
Fredy Malfi (batteria)
Ernesto Vitolo (tastiere)
Rino Calabritto (basso)