Disponibile su tutte le piattaforme digitali da venerdì 14 giugno 2024 il nuovo singolo di Dino Flange dal titolo “Andare via”. La canzone si apre con un organo nostalgico e solenne, si struttura poi attraverso strofe e ritornelli decisi, rivelatori. Il ritmo e le sezioni sono ripetute e ricorrenti, i sintetizzatori sembrano canzonare il testo, con note malinconiche, un po’ tristi e un po’ ironiche.
Abbiamo chiesto all’artista di raccontarci qualcosa di più sul suo rapporto con la musica:
Qual è stato il momento in cui hai capito che era ora di dar vita al tuo progetto musicale?
Penso non esista un momento preciso; fin da quando ero piccolo ho sentito la necessità di esprimere la mia visione del mondo, la connessione che c’è tra tutte le cose che ci circondano, piante, animali, sistemi di cose, architetture, emozioni, vite. Prima forse ero più silenzioso? Direi di si, ma da quando ho ricordo è così e basta, quindi, è veramente difficile trovare un momento chiaro di inizio.
L’arte è forse il modo più travolgente per esprimere questo sentimento e il mio progetto musicale non è altro che una forma, un contenitore, una chiave con cui riesco a trovare più agilmente la capacità di esprimere, è immediato, profondo, ma anche divertente. Cerco di raccogliere i suoni che mi piacciono e le emozioni che vivo e che non capisco fino in fondo.
Negli anni ho cambiato diversi nomi e forme; ad un certo punto poi è stato naturale unire due nomi che venivano da due tempi diversi per cercare di aprire un nuovo portale… ed ecco Dino Flange.
Come senti di essere evoluto da quando hai cominciato a fare musica ad oggi?
Mmm, sicuramente sento di aver guadagnato più coscienza, che di fatto si potrebbe chiamare autocritica, ma non quella distruttiva. È come se avessi affinato il mio gusto, la capacità di sentire le differenze. Capire quando una cosa è troppo o troppo poco, come la si vuole esprimere e in che modo. La musica poi mi ha esercitato ad ascoltare, come attitudine. Un ascoltare per vedere, per aprire!
Questo processo lo vivo però come una continua evoluzione, senza fine, è un terreno così instabile…
In che modo il brano “Andare via” è rappresentativo della tua persona?
Lo è in parte per quel contrasto di sentimenti che a volte vivo, ma non sono solo io l’ispirazione. Anzi forse questo pezzo non parla solo di me. In realtà lo sento molto più vicino ad alcuni amici che mi raccontano le loro difficoltà e con cui naturalmente mi immedesimo. Mi fa pensare a una generazione a cui sono state promesse le stelle, ma per sopravvivere ha di fronte delle scelte etiche piuttosto drastiche da affrontare, soprattutto per quanto riguarda il lavoro e lo stile di vita che impongono una mentalità rigida e settoriale, totalitaria, in contrasto con una vita libera, aperta e serena!
Quello che c’è in gioco è una difesa, la paura che venga strappata quella connessione con la magia della vita, il romanticismo di una città vuota, una passeggiata in natura, il vento di fine estate, gli sguardi intensi degli amanti, gli errori degli amici, un paesaggio desolato, il fragore di una cascata…
quindi perché non andiamo via?
Che musica stai ascoltando in questo periodo?
Gli ultimi pezzi di Leah Senior, un’artista australiana che mi rilassa con la sua voce, ma anche Taxi’s Here dei Tame Impala a ripetizione, l’ultimo album degli I Hate My Village, St. Vincent, Norman Fucking Rockwell di Lana del Rey come evergreen, Little Dark Ages degli MGMT, qualcosa degli ultimi lavori dei Vampire Weekend, Mind Games di Lennon, vinili di gente sconosciuta degli anni 60/70…
C’è un artista con cui vorresti condividere il palco?
Devo essere realista? Sono tanti, soprattutto internazionali, ma se devo trovare una coerenza direi i Baustelle oppure Giorgio Poi, forse anche i Verdena per una serata speciale…