Davide Merlino si definisce “un percussionista curioso e atipico”, dice “suono molti strumenti a percussione differenti, in molti generi musicali differenti e con tecniche che passano da una parte all’altra contaminando i ritmi e le pelli che percuoto.”
Ha suonato sui palchi di tutta Europa e registrato quasi 50 dischi, alcuni in studi prestigiosi come il Sundlaugin, in Islanda, con la produzione di Jòn “Biggi” Birgisson (già produttore dei Sigur Ros) o l’ArteSuono di Stefano Amerio (fonico ECM) a Udine, pubblicato poi da varie etichette (ABeat, 12lune, Setola di maiale, FFR). Le sue composizioni vengono trasmesse ripetutamente dalle emittenti radiofoniche nazionali RAI, e viene invitato a suonare in diretta in diverse trasmissioni di RadioTre RAI tra cui Battiti e Piazza Verdi.
Ha affiancato dal vivo e in studio di registrazione grandi musicisti jazz tra cui ricordiamo: David Friedman, Sabir Mateen (Sun Ra), Ramberto Ciammarughi, Tony Arco, Andrea Dulbecco, Luca Gusella, Dudù Kouate (Art Ensemble of Chicago), Tino Tracanna, Israel Varela (Pat Metheny), Gino Robair (Tom Waits), Patrizio Fariselli (AREA), Gilson Silveira, Michele Rabbia, Ingar Zach e molti altri.
In ambito classico collabora con l’Ensemble de “I percussionisti della Scala”, Orchestra i Cameristi del Teatro alla Scala di Milano, Ney Rosauro, l’ensemble de i Virtuosi Italiani, Orchestra dei Pomeriggi Musicali, Milano Classica, Marco Decimo.
In ambito elettronico con Crookers, Boosta (Subsonica), Bienoise, Bjorn Torske (Royksopp), Lorenzo Senni.
Foto di copertina di Evita Polidoro
Come nasce Naturali Armonie?
La raccolta di studi per vibrafono viene pensata e ideata durante il periodo di lockdown che ci ha colpito nel 2020. La situazione distopica, ma terribilmente reale, ha costretto gli artisti a confrontarsi a distanza o con le proprie forze. Quindi per me è stato un percorso personale che mi ha fatto crescere a livello tecnico (ho dovuto allestire uno studio casalingo) e a livello compositivo e performativo dovendo suonare in solitaria. Da tempo avevo in mente di creare qualcosa di questo tipo, e non solo visto che in progetto da ancor più tempo ho un metodo didattico da rivolgere alla Scuola Secondaria, ma per portarlo a termine spero non ci debbano rinchiudere ancora una volta!
Qual è il tuo metodo di composizione e di scrittura musicale?
Solitamente compongo al pianoforte, in modo da poter sentire una versione simile a quella che potrebbe essere quella finale, in coppia con un bassista o con un altro strumentista. Il supporto è assolutamente la carta pentagrammata, matita e gomma.
E con l’improvvisazione?
“L’improvvisazione non si improvvisa” come dice l’amico Giancarlo Schiaffini, infatti anche se non adoro i cosiddetti Standards, ho comunque speso del tempo a studiarli grazie ai miei Maestri Luca Gusella e Ramberto Ciammarughi. Poi mi sono dedicato all’improvvisazione libera che ho praticato sul campo suonando insieme a grandi musicisti. Adoro il momento di libera improvvisazione in solo, sia con il vibrafono che con la batteria; quando sono in solo mi perdo dentro me stesso e metto a nudo la mia essenza. Sono fermamente convinto che l’improvvisazione estemporanea sia la composizione naturale della musica. Solitamente i temi che poi metto su pentagramma nascono in questi momenti, quindi direttamente dall’anima.
Tra i tuoi innumerevoli progetti, qual è quello al quale sei più legato e perché?
Waikiki è un laboratorio attivo, una scuola peer to peer fatta sul campo, un’orchestra stabile praticamente unica in tutta Italia che comprende venti percussionisti, la possibilità di suonare a vari livelli: da quello didattico al performativo, anche con grandi musicisti come Ney Rosauro, David Friedman, Israel Varela, Tony Arco, Andrea Dulbecco, Luca Gusella, Gilson Silveira e molti altri. Dal 1998 questo grande progetto sta sfornando molti percussionisti di livello, qualche nome: Riccardo Chiaberta, Evita Polidoro, Giulio Tosatti (Kassie Afò), Filippo Ferruggiara e molti altri che si faranno notare nei prossimi anni come Davide Broggini, Loris Mazza e la lista continua… Da questa bella esperienza è cresciuto anche il Waikiki Contemporary Quartet con i quali affrontiamo musica del terzo millennio, tra minimalismo e elettronica e con i quali sforneremo nel 2022 un album di brani inediti che andrà ad aggiungersi ai due lavori precedenti con la formazione allargata, che si intitolano Waikitus e Venti. Waikiki ha dato vita dal 2015 anche ad un Festival di sole percussioni che abbiamo chiamato Polirtimica.
Perché hai scelto di creare Floating Forest Records?
Floating Forest è un collettivo pensato nel 2012 insieme ai miei sodali con cui si suona free e musica contaminata: Alberto Ricca (Bienoise), Andrea Cocco, Federico Donadoni, Alberto Barberis, Andrea Buzzi. L’etichetta è nata quando ci siamo resi conto di avere parecchio materiale registrato, musica improvvisa, freejazz, contaminazioni tra elettronica giocattoli e i nostri strumenti. In questi anni abbiamo prodotto numerosi dischi a cui hanno preso parte grandi nomi del free come: Sabir Mateen (Sun Ra), Gino Robair (Tom Waits), Paolo Sanna, Pasquale Mirra, Achille Succi, Michele Rabbia, Ingar Zach. La forte esigenza espressiva ci ha travolti e per diversi anni abbiamo girato con il collettivo presentando un concerto improvvisato e in parte condotto con la tecnica del soundpainting.
Se una persona ti chiede: “Davide che musica suoni?” cosa rispondi?
Solitamente musica bella!
Perché hai deciso di suonare le percussioni ed in particolare il vibrafono?
Come molti percussionisti sono partito con la batteria (mio padre era un batterista e averla in garage mi ha aiutato a scegliere), rock, punk, poi la curiosità che non mi ha mai lasciato mi ha fatto avvicinare alle percussioni afrocubane, alle tabla indiane, e la voglia di saperne sempre di più mi ha convinto ad iscrivermi in Conservatorio per poi laurearmi in strumenti a percussione, e poi a specializzarmi nel biennio di laurea solistico e cameristico, in didattica dello strumento e in musica jazz. Il vibrafono ha vinto su tutti gli strumenti essendo quello più vicino alla musica improvvisata e più solistico per come lo intendo io.
C’è uno stile musicale o un musicista che secondo te meglio riesce a rappresentare la contemporaneità?
Un ensemble che ammiro molto sono i Third Coast Percussion, un quartetto di percussionisti americani. Dal mio punto di vista stanno cavalcando la contemporaneità, con i piedi ben piantati nel passato e gli occhi che guardano lontano nel futuro.
Che musica ascolti, di solito?
Ascolto tanto RadioTre perché trovo abbia una programmazione varia e sempre molto ricercata. Poi casa mia è piena di vinili, cd e audiocassette, con un orecchio sempre attento alle produzioni nordeuropee, soprattutto legate al jazz e al postrock. Tante sorprese poi curiosando nei cataloghi delle tante etichette discografiche indipendenti.
In questi anni ho avuto la fortuna di collaborare con tanti grandi artisti, dai quali ho imparato molto e che mi hanno fatto capire che ho ancora tanto da studiare e approfondire. Fortunatamente con le percussioni il lavoro infinito di ricerca strumentale e timbrica riesce a darmi stimoli giornalieri, che poi cerco di passare ai miei allievi, appassionandoli. Tra i vari progetti passati ci sono i MU con i quali ho registrato in Islanda con il produttore dei Sigur Ros (una esperienza indimenticabile), OlmO un altro quartetto strumentale estremamente melodico e i King Suffy Generator con i quali mi sono divertito suonando batteria, vibrafono, tabla e set elettronici in giro per i centri sociali d’Italia. In pratica curiosate su www.davidemerlino.it e in rete. La musica è cultura, medicina e condivisione di buone vibrazioni, fatela e ascoltatela.
Link:
Floating Forest Records Bandcamp
Davide Merlino Youtube Channel