Disco impegnativo sin dalla tracklist che ci presenta ben 25 tracce, un colosso che ormai non vedevo da tempo. E l’imperativo diviene attenzione, dedizione e immersione totale. Compositore e pianista, David Salvage dall’Ohio arriva in Italia, a Bologna e dedica a questa sua nuova alcova privata un intero disco di solo pianoforte dentro cui visitare luoghi di storia e di tempo, dentro cui rivivere in un modo parallelo una città che probabilmente la fretta quotidiana non permette di osservare. E non a caso il suo video ufficiale parla proprio di questa estraniazione dal reale, dal tangibile. “Felina” (nome etrusco di Bologna), è un disco che conduce oltre la musica appunto, oltre la città concreta, oltre le strutture popolari della forma canzone. E in questo senso, per la precisione, rivendico il diritto di leggerci delle trame pop dentro molti momenti dell’ascolto. Forse una timida ancora di salvezza al nostro ascolto sempre più povero di ricerca e di cultura.
Parliamo di suono. Un pianoforte solo risulta essere assai impegnativo. In generale che cosa richiedi al suono del tuo strumento?
Cerco un pianoforte non troppo brillante, uno strumento più vocale che percussivo. Un pianoforte che canta, sì, ma che anche si avvicina ai suoni di altri strumenti. Che romba nel basso e che picchia nel soprano estremo. Uno strumento con carattere.
E come hai prodotto questo disco?
E’ una storia interessante. Il mio primo insegnante di composizione nell’Ohio — Pieter Snapper, un compositore che conosco da quando avevo 17 anni — è finito a fondare molti anni dopo uno studio di registrazione ad Istanbul. Pensammo ad una collaborazione già nel 2014. Quando nel 2020 Deux-Elles Records mi ha invitato a proporre un album — dopo aver cercato più vicino casa — la scelta di andare a registrare ad Istanbul risultava la migliore tra le opzioni. Alla fine, volevo collaborare con qualcuno del cui giudizio mi fidavo. Senza alcun dubbio la collaborazione, i consigli e l’incoraggiamento di Pieter hanno migliorato molto “Felsina”.
In definitiva il pianoforte di “Felsina” somiglia all’idea che avevi in mente?
Sì, però per abituarsi appieno a uno strumento ci vuole tempo e non bastavano i tre giorni in cui ho registrato. Sono contentissimo per l’album, ma allo stesso tempo non sono sicuro di aver tratto dal pianoforte tutto ciò che si poteva. È uno strumento lirico – cioè, è più facile suonare melodie, musica orizzontale. A volte, volevo prendere più forza dallo strumento e non credo di avercela sempre fatta. Anche per questo voglio tornare a registrare di nuovo! Il pianoforte sul disco è un Fazioli F228. Made in Italy!
Una domanda “spirituale” che spero coglierai come si deve: Bologna per te nasce prima come suono o prima come città? Cioè è la città e i suoi luoghi ad ispirare la scrittura o hai semplicemente cercato nelle composizioni che avevi in mente la città che vivevi?
Come città. All’inizio mi ispirava poco: non mi è subito piaciuta Bologna. Ci voleva un periodo di adattamento. C’era troppa confusione e trovavo i portici oppressivi—lì sotto non si vede bene né l’altro lato della strada né i palazzi subito sopra la testa. Ma dopo un paio d’anni—prima di trasferirci mia moglie ed io abbiamo trascorso ogni estate qui da 2010—ho cominciato a capire Bologna e a rispondere come musicista. Mi è venuta la voglia di mettere le mie impressioni nero sul bianco. E siccome sono pianista, hanno preso la forma di brani per pianoforte.
Bello ed emozionante il video. Come nasce questa idea?
Dopo aver ascoltato le registrazioni che ho fatto ad Istanbul, la casa discografica mi ha proposto l’idea di girare un music video. Ho presto iniziato a parlare del progetto con il regista Michael House. Lui ci teneva a creare un video che non fosse un video turistico, che avesse una piccola storia che accompagnasse bene la mia musica. È stato lui a scegliere la traccia della colonna sonora — Winter Gardens n. 2, “Palazzo d’Acursio” — e l’idea è tutta sua. Voleva anche rendere omaggio a “Ladri di biciclette”. Fare il video è stata un’esperienza unica nella mia vita e mi piacerebbe farne un altro!