CONCERTI D’ESTATE DI VILLA GUARIGLIA: I saxophoni “En travesti” Del Gershwin Quintet

Comunicato Stampa

CONCERTI D’ESTATE DI VILLA GUARIGLIA:
I saxophoni “En travesti” Del Gershwin Quintet

Gran finale il 5 agosto, alle ore 21, per la XV edizione dei “Concerti d’Estate di Villa Guariglia”, con formazione tutta al femminile di quattro sassofoniste con pianista, mentre il preludio sara’ affidato al giovane scrittore Gianluca Durante che presentera’ il thriller “Altravita 2.0”

Finale nel segno della donna e del sassofono il 5 agosto, alle ore 21, sul belvedere di Villa Guariglia, ove si concludera’ la XV edizione dei “Concerti d’Estate“, con il Gershwin Quintet, composto da Letizia Ragazzini, al flauto e sax soprano, Mariella Donnaloia al sax alto, Isabella Fabbri al sax tenore e Laura Rocchegiani al sax baritono e Maria Giulia Cester al pianoforte. Non solo musica per la serata conclusiva della kermesse culturale estiva, organizzata da Antonia Willburger. Alle ore 20, infatti, quale preludio al concerto finale della rassegna, assisteremo alla presentazione del thriller di Gianluca Durante “Altravita 2.0”, pubblicato dalla casa editrice Leone Interverranno all’incontro Antonio Bottiglieri, dirigente Rai e Gius Gargiulo, narratologo mediologo dell’Universite’ de Paris Ouest e l’attore Roberto Lombardi, che leggera’ alcuni brani del volume.

Alle ore 21, il programma del Gershwin Quintet, proporra’ un lungo omaggio al compositore da cui prende il nome la formazione e alla musica delle Americhe della prima meta’ del secolo scorso, allargando il proprio sguardo a Bernestein, Piazzolla, con due incursioni nella musica originale per questa formazione e per quartetto con “Maestrale” di Paolo Carlome’ e la Suite Hellenique di Pedro Iturralde. Nell’eterna disputa sulla collocazione di George Gershwin – jazz? Musica colta? Musica leggera? -, i contendenti appaiono spesso maneggiare categorie astratte. Per l’uomo della strada, la musica di Gershwin e’ “jazz”. I jazzisti, a sentirlo dire, sghignazzano: Gershwin scrisse molte canzoni su cui e’ stimolante improvvisare, ma non fu un jazzman, non ne aveva i titoli tecnico-formali. In ambiente colto, si preferisce dire che Gershwin opero’ la sintesi del jazz con la musica colta. In effetti, la sua opera fu una riflessione sulle contraddizioni di un’epoca in cui la cultura scritta cominciava a sentirsi assediata e accerchiata dalle culture orali di tutto il mondo. Ma pensare che esistano il problema e la soluzione e’ assurdo. Le musiciste inizieranno con la Cuban ouverture, datata 1931, in cui Gershwin pensa sostanzialmente di riprodurre la classica forma concertante con il pianoforte solista e l’orchestra ma la folgorazione caraibica, ricevuta a La Havana, portano l’autore a conferire alla pagina un valore evocativo di chiara natura “esotica”. Ascolteremo poi, Three preludes, datati 1926 il primo, Allegro ben ritmato e deciso, in B flat major, inizia con un cinque note blues, su cui si basa l’intera melodia, sfociante, pero’ nel ritmo di bajao, il secondo, Andante con moto e poco rubato e’ in do diesis minore, e ha il sapore ben riconoscibile del jazz. Il terzo, un tempo Agitato in mi bemolle minore fu definito dai primi ascoltatori “Spagnolo”, ma una platea moderna potrebbe trovare questa descrizione sconcertante. La pagina dopo una breve introduzione drammatica rivela un tema con due melodie che giocano si rincorrono per tutto il pezzo. Ed ecco “An American in Paris” con il suo invidiatissimo tema blues, esposto nella partitura originale dalla tromba solista, un momento magico per liricita’ espressa e per l’enorme potere evocativo, sprigionato da questa sorta di incantato e sognante notturno orchestrale. C’ e’ il nostro vento d’estate nel brano Maestrale di Paolo Carlome’, uno dei pochi brani non “travestiti” eseguiti nell’intera rassegna, cosi’ come lo e’ la Suite Hellenique di Pedro Iturralde in cui le quattro sassofoniste dovranno distillare timbri popolari e classici, dando corpo al sincretismo dell’autore con infinita energia, schizzando un brano in cui e’ gia’ superata ogni barriera di separazione tra i diversi generi, spaziante tra antiche danze e canti popolari che rivivono in una incalzante antitesi di ritmi e armonie. La seconda parte del programma sara’ inaugurata dall’Ouverture del Candide, concepita dal pirotecnico ingegno di Leonard Bernstein, musica questa che, sotto l’apparente leggerezza dell’ironia, e’ uno dei piu’ amari commenti all’ipocrisia con cui la cattiva coscienza del mondo si rappresenta, cercando di nascondere l’autentica natura delle azioni dell’uomo. Piccolo portrait di Astor Piazzolla con Preparense, Anos de Soledad ed Escualo, musica che non e’ solo tango, ma seducente varieta’. Piazzolla e’ insieme le origini e l’evoluzione del tango; e’ l’origine umile di un sentimento nato per strada, da incroci di culture di diverse minoranze, e innalzatosi a qualcosa di piu’ alto e di globale, di quasi religioso; per dirla con le parole dello stesso Piazzolla – attraverso la penna di Ferrer: “Il mio tango e’ libero, poeta e innamorato della strada, tanto vecchio come il mondo, tanto semplice come un credo”. Seguira’ un piccolo saggio del famoso song-book, di George Gershwin, una interessantissima summa dell’ universo esecutivo ed improvvisativo del compositore, con Summertime, la lullaby da Porgy e Bess, “A foggy day in London town” e la vivace “J got Rhythm”. Finale affidato alla Rhapsody in Blue, una pagina straordinariamente popolare in cui Gershwin impiega uno stile nel quale rientrano spesso formule melodiche tipiche della tradizione folk nord-americana, che e’ un autentico crogiuolo di culture. Una perfetta sintesi delle intenzioni, dei concetti e dei sentimenti che stanno all’origine della composizione e’ stata suggerita dallo stesso autore: