Sabato 15 dicembre il Museo di Ferroviario di Pietrarsa ha ospitato l’evento clou della seconda parte del Festival “Mozart Box” organizzato dal Comune di Portici, fortemente voluto e portato avanti nel tempo dal Sindaco di Portici Enzo Cuomo e dal vicesindaco Assessore alla Cultura Fernando Farroni, curato nella direzione artistica da Stefano Valanzuolo, il concerto di Claudia Gerini & Solis String Quartet (ovvero Vincenzo Di Donna (violino), Gerardo Morrone (viola), Luigi De Maio (violino) Antonio Di Francia (cello), in “Qualche estate fa”, tenuto a battesimo nel luglio scorso ad Asti e Roma, dedicato alla poesia di uno artisti più amati della musica italiana, Franco Califano, e che ha visto un pubblico numerosissimo nella sala delle locomotive storiche del Museo stesso.
L’ideazione del progetto è dei Solis stessi, con gli arrangiamenti di Antonio Di Francia, e la regia di Max Vado e prodotto da Imarts, un’idea che cullavano ormai da tempo ma che ha visto solo ora la sua realizzazione perché era difficile trovare la giusta interprete in quanto non era facile confrontarsi con una figura così complessa e carismatica come quella di Franco Califano. La soluzione è stata quella di affidare a Stefano Valanzuolo non solo la stesura dei testi dello spettacolo che hanno emozionato il pubblico presente, ma anche l’intuizione di portare il soggetto al femminile e di raccontare brani di vita e opere musicali di Califano attraverso gli occhi di donne immaginarie ma che ben rappresentano il tipo di donne che l’Artista avrebbe potuto incontrare realmente durante 50 anni di carriera e di vita artistica. Claudia Gerini, con il suo percorso artistico nel teatro e nel cinema, e una passione intensa per l’autore romano ha interpretato benissimo il senso del progetto, portando in scena le emozioni che solo Califano sapeva rappresentare ed interpretare. Sul palco, elegantissima in un tailleur nero e poi in un abito rosso che ben rappresenta la figura della donna nella vita artistica e personale di Califano, racconta l’artista non solo interpretando alcune delle canzoni più belle che ha scritto ma anche entrando e uscendo da 9 donne diverse con un unico tratto in comune: l’amore per Franco Califano. Che sia la barbona a cui la vita sta attaccata addosso con lo sputo, la ragazza illusa, la prostituta che si ubriaca di malinconia, la madre, la donna tradita, la cameriera di un albergo di Sanremo, suo malgrado testimone di un momento di grande sofferenza per il grande Artista, tramite i testi di Valanzuolo, si scopre (o riscopre) un uomo e un artista che nonostante atteggiamenti sfrontati e spregiudicati del “personaggio” Califano aveva dentro una sensibilità fuori dal comune, e un particolare predisposizione a raccontare le emozioni e i sentimenti dell’animo umano e soprattutto dell’universo femminile che soltanto lui sapeva cogliere e trasformare in musica.
Claudia Gerini non è una cantante ma va lodata per le sue qualità recitative e soprattutto per il grande coraggio di esprimersi in un progetto cosi particolare. Ma il talento dei Solis String Quartet è tale, che, superata l’emozione iniziale, basta anche solo uno sguardo e le danno la sicurezza e l’energia per poter dare il meglio di sé anche nell’interpretare canzoni particolari che sono l’essenza stessa dell’artista romano. Ogni brano è stato reinterpretato dai Solis in maniera assolutamente originale e il pubblico li apprezza e li ama dal primo all’ultimo: “Un’estate fa” (quasi ci fa “vedere” il Califfo scappare da un collegio di preti per poter vivere la vita), “in un tempo piccolo” raccontata da una madre che, guardando il figlio crescere, pensa al tempo che sta correndo troppo in fretta, “io non piango” anticipata dal racconto della barbona che Califano incontrava nei suoi giri notturni nella Roma più disperata, “Io me ubriaco”, “La musica è finita” e naturalmente “La mia libertà” un vero e proprio inno della vita stessa di Califano, ma è con “Minuetto” e “La nevicata del ‘56” che il pubblico si emoziona infinitamente, ad ogni verso il pensiero va alla splendida voce di Mia Martini per la quale furono scritti tali versi e che rimarranno per sempre nella memoria di chi l’ha amata e seguita nella sua, purtroppo, troppo breve, carriera artistica.
“Tutto il resto è noia” è la più bella conclusione che tale concerto/spettacolo potesse avere, una canzone splendida che è la sintesi di tutta la filosofia di vita del Maestro, al punto tale che decise di tatuarsi tale frase sull’avambraccio. Claudia Gerini la canta, emozionatissima, davanti a tutto il pubblico in piedi sotto palco per omaggiarla e omaggiare la musica e la bravura dell’estro creativo dei Solis String Quartet.