Celia: intervista sul nuovo singolo “Chissà se ci sarai”

Celia è una cantautrice e psicologa italiana, nota per la sua capacità di intrecciare emozioni profonde e introspezione nelle sue canzoni. Con uno stile unico che combina dolcezza e complessità emotiva, Celia ha rapidamente catturato l’attenzione del pubblico e della critica.

 

Benvenuta Celia, grazie per essere qui con noi oggi. Il tuo nuovo singolo, “Chissà se ci sarai”, ci regala un viaggio emozionante e intimo. Cosa ti ha spinto a scrivere una canzone così personale?
Esistono canzoni non personali? Questa canzone è stata scritta in un momento di grande smarrimento, in cui mi chiedevo che direzione prendere e se le cose che avevo sempre immaginato per la mia vita sarebbero accadute. La sensazione di sentirsi smarriti, di non trovare un’appartenenza credo sia una esperienza comune al giorno d’oggi ma non siamo tutti in grado di riconoscere questa emozione e soprattutto di metterla in parole, senza imbarazzi. Effettivamente è una cosa intima ma io sono portata verso un’esplorazione che è intima e emotiva.

“Chissà se ci sarai” esplora il dialogo immaginario con una figlia che potresti avere. È un tema che ti tocca da vicino?
Assolutamente. La maternità è una di quelle esperienze che da bambina ti immagini farai… e poi arriva un momento in cui ti chiedi “Chissà se succederà?” ma anche “Chissà se davvero lo voglio?”. Ci sono tante donne che tentano ad avere figli e non riescono e questa canzone arriva loro con molta forza, è un’emozione per me. Questa canzone però è anche un dialogo con la vita: “chissà in che direzione mi porterai…chissà se troverò mai un posto dove sentirmi a casa”. Spesso si fa famiglia anche per creare questa sensazione di “casa” e non è detto che sia sempre la risposta giusta. Ora che mi sento più a casa, dentro di me, e anche in alcuni contesti speciali che porto nel cuore, ascolto “Chissà se ci sarai” con molta dolcezza.

Sei una psicologa di professione. Come si intrecciano la tua musica e la tua attività nel campo della psicologia?
Io non faccio la psicologa, io sono una psicologa. Ed è una grande differenza. Significa che la psicologia dà forma costante al mio sguardo sul mondo, che sono più a mio agio di molte persone con la profondità e la riflessione su di sé e inevitabilmente questo entra nelle mie canzoni. Scelgo parole semplici, una musica leggera ma so cosa c’è dietro. Nei concerti lo racconto in modo esplicito e magari condivido anche concetti scientifici o chiavi di lettura delle dinamiche relazionali che ci sono nelle canzoni. Vorrei che questo arrivasse, che le persone iniziassero a cogliere la complessità della realtà, ad andare oltre il giudizio “guarda che stronzo” e a mettersi nei panni dell’altro per contestualizzare i suoi comportamenti (consiglio l’ascolto di “Irreperibile”, il mio singolo precedente).

Celia - Chissà se ci sarai
Celia – Chissà se ci sarai

Il brano è ricco di dolcezza e malinconia, creando un’atmosfera di emozioni contrastanti. Come hai trovato l’equilibrio tra queste due sensazioni?
Non l’ho trovato intenzionalmente. C‘era. Era parte dell’esperienza autentica che ho fatto nel momento in cui la canzone è nata, in cui c’era un mix di emozioni: speranza, malinconia, incertezza. Avevo chiaro le emozioni che mi risvegliava. Quando poi l’abbiamo prodotta si è aggiunta la dolcezza. La sfida è stata riuscire a comunicare con i produttori per riuscire insieme a tradurre tutto questo in musica ma a parole potevo descriverlo molto bene. Era buffo, perché ogni tanto mi guardavano come se stessi delirando: entrare nel mondo delle emozioni non è facile, né comodo. Però sono stati bravi, sono molto soddisfatta del risultato.

“Chissà se ci sarai” è il tuo secondo singolo dopo il debutto con “Irreperibile”. Come si colloca questo nuovo brano all’interno del tuo percorso musicale?
Ho scelto di fare uscire 2 pezzi completamente diversi tra loro, ognuno rappresenta una sfaccettatura della mia personalità. Tutti i miei pezzi sono diversi, in realtà. Ironia, leggerezza e profondità sono gli ingredienti che mi caratterizzano come persona e che si sono rivelati anche nella musica. “Irreperibile” esprime la mia parte più mentale, frenetica. Riporta il senso di caos mentale, le parole che si intrecciano perché c’è qualcosa che ti fa scoppiare la testa dalla rabbia, ma con ironia, senza prendersi sul serio. Chissà se ci sarai racconta la mia parte più morbida, dolce e vulnerabile, non sempre visibile. È un’immersione nel sogno, nella riflessione, è un rientrare in contatto con la propria bambina interiore. Ora che è uscita la adoro davvero. Le prossime saranno altri viaggi ancora, altri mondi.

Cosa ti aspetti da “Chissà se ci sarai”? C’è un messaggio che vorresti trasmettere al pubblico?
Beh, ”Chissà se ci sarai” è un po’ un’invocazione, soprattutto la ricerca della sensazione di sentirsi a casa: da qualche parte, con qualcuno, ma soprattutto con se stessi.  Se c’è un messaggio è l’invito a non mollare, a continuare a cercare quel posto dentro di sé, ma anche fuori nel mondo, in cui sentirsi autentici. Ad accogliere la propria vulnerabilità e trovare persone con cui poterla condividere e non nasconderla più. Per le donne, oggi spinte sempre più verso la performance, è un invito a ridare spazio a desideri intimi e delicati, come quello di avere un figlio, anche se sono professioniste cazzute.