Eccola Benedetta Gaggioli, cantante lirica che qui rivede piani e stili e si maschera (o si mette a nudo) dentro le derive digitali di Beta Libre e di questo synth pop dai modi gotici, epici, cyberpunk a tratti. “Winter Circle” poi si colora di numerosi video che troviamo in rete e basta spulciare tra le ispirazioni che sfoggia l’artista pistoiese per capire che dietro c’è una misura puntuale e di dettaglio per ogni cosa che c’è. Ovviamente al centro la voce, precisa, sicura, capace di sfoggiare colori e sfumature mai banali, riesce a muoversi come tra giochi di luce e visioni quasi fantastiche. Capire cosa sia poi l’allegoria di un “winter circle” è un viaggio introspettivo che merita un capitolo a parte. Di certo in questo disco, tra emancipazione personale e violenza di genere, c’è dell’acido romantico contro il perbenismo della pubblica piazza. Il tutto condito con una salsa di glam “berlinese” assai interessante…
Parliamo della produzione. Come ci hai lavorato? Il suono viene fuori da quale sacco?
Principalmente ho lavorato da sola, nella pace del mio piccolo studio casalingo, e penso che il mio suono derivi da numerose influenze, in primis Bjork, Peaches, Nico, i Portishead… A volte avevo idee melodiche e sonore e le sperimentavo con diversi timbri per trovare il colore che avevo in mente. Altre volte improvvisavo liberamente con quello che avevo intorno e a mano a mano uscivano fuori cose che mi risuonavano e che decidevo di utilizzare. Ho preferito usare solo strumenti tangibili, che avevo a casa: un synth Moog, un organo vintage trovato in un mercatino dell’usato, un ukulele, alcuni vecchi tamburi… Poi Rick Landi, coproduttore del mio album, mi ha prestato alcuni dei suoi strumenti (tra cui un piano Rhodes) e successivamente ha aggiunto alcune tracce con altri sintetizzatori e con una drum machine.
Spesso in rete ti trovo in situazioni in duo, con synth e voce. È questa la tua confort zone?
Sì, sicuramente il duo è la situazione in cui mi sento più a mio agio. Perché fare tutto da sola sarebbe impensabile, vista la complessità dell’arrangiamento dei miei pezzi (dovrei usare un pc o una base, ma non mi piace come modalità perché voglio poter improvvisare e avere intorno strumenti reali) ma anche l’idea di gestire una band non mi attrae. Quindi nei live di solito siamo in due e usiamo sintetizzatori, campionatori e una loop station.
Hai mai pensato ad un suono acustico?
Raramente. Perché venendo da una carriera come soprano lirico (quindi ovviamente acustica, spesso in duo con piano o arpa) e avendo studiato strumenti acustici per molti anni… ho sentito la necessità di qualcosa di diverso. Adesso ho trovato una nuova casa tra i suoni elettronici, così ricchi di possibilità timbriche e di sfumature. Ho trovato uno stile e un metodo che mi permettono di essere indipendente e che mi appagano, perlomeno per ora. Ma non escludo di fare qualcosa di diverso in futuro!
E in che modo la lirica accoglie questo tipo di scenario futuristico secondo te?
Per me sono due cose complementari, che si accolgono a vicenda, che si incastrano in un modo personale. Mi sembra una cosa quasi naturale, anche perché mi sono da poco specializzata nell’interpretazione della musica contemporanea, che è sì lirica e tradizione, ma anche libertà, soluzioni innovative e a volte sconcertanti, votate completamente all’espressività.
Ho come davanti l’immaginario di quei film in cui il futuro si palesa dentro nuove forme di preistoria… che ne pensi?
Mi piace questa immagine. Sarà che sono anche un’appassionata di storie distopiche e di fantascienza… ma sì, amo la musica elettronica e certi immaginari futuristici, eppure suono con strumenti analogici e/o vintage e con una vocalità che è vicina al passato, al belcanto storico.
Che poi anche nei video si alternano modi classici di apparire (nei vestiti e nello stile) a scenografie decisamente più allegoriche e visionarie. Chi è Beta Libre?
Sono sicuramente una sognatrice e vivo in un mio mondo complesso, fatto di metafore e simbolismi, di visioni lisergiche e metafisiche. Ma allo stesso tempo sono una persona semplice, chiara e autentica, connessa intimamente con la natura che mi circonda e alla continua ricerca di una maggior consapevolezza interiore. Direi che questo dualismo mi appartiene e lo rivendico con piacere in tutto il mio album “Winter circle”.