Arriviamo al parcheggio del PALAFABRIS di Padova con grande anticipo, ed increduli scopriamo che un fiume di gente ci aveva di gran lunga preceduti e che una miriade di persone si accalcava ai botteghini per ritirare i biglietti acquistati per tempo per poi correre all’interno, sperando di poter raggiungere una postazione che gli permettesse di godersi da piu’ vicino lo spettacolo.
Non siamo in America ragazzi, ma e’ davvero difficile credere il contrario! Dalle basi NATO dei dintorni accorrono a flotte gli “alleati” pronti ad unirsi ai “nostri” a bordo palco per applaudire la leggendaria DAVE MATTHEWS BAND (DMB) da poco approdata in Italia (dopo la precedente tappa milanese e romana) per dedicarci tre ore di puro, incredibile, spettacolare LIVE!
Mattatori dello stage, eclettici musicisti allergici alle etichette discografiche, creatori della musica nel divenire delle jam piu’ che per scalette precostituite e ripetute, ci fanno sentire sempre unici e speciali spettatori di un evento irripetibile.
L’attesa non e’ lunga ma il pubblico e’ davvero impaziente, freme e avvolge di fragore il palazzetto di Padova, mentre la gente continua ad accorrere e ad invadere ogni piu’ piccolo spazio, ed irrequieti come bambini che hanno atteso a lungo questo momento, scalpitano sprizzando energia allo stato puro, contagiante e fluttuante, una forza magnetica capace di vibrarti dentro fino a farti palpitare il sangue nelle vene.
Non e’ voglia di enfasi o pura esagerazione! Basta guardarsi intorno per carpire tante piccole e incredibili storie, su quei visi rivolti verso quello spazio ancora buio ma che di li’ a poco rifulgera’ di luci straordinarie che faranno da degno corredo alla grande performance che ci attende.
Eccoli li’, finalmente la musica ci avvolge e coinvolge prepotente e ci rapisce ben presto, trasportandoci altrove con la stessa energia con cui, nella leggenda, il BIG BENG ebbe la forza di azionare la macchina del tempo. Cosi’ ci porta a spasso in luoghi lontani e cosi’ stranamente e maledettamente familiari, ci riporta semplicemente a quei tempi in cui per la prima volta li abbiamo scoperti e ci siamo lasciati rapire dalla loro stupenda melodia.
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Marica e’ impaziente, saltella esile sul sedile della macchina. Non ha chiuso occhio questa notte non riuscendo davvero a contenere l’emozione. Mi racconta con l’occhio lucido il giorno in cui si sono incontrati per la prima volta, una sera di quelle in cui fiumi di alcool devastano le buone sorti di una festa e sparpagliano larve umane in giro per divani e pavimenti di case di campagna, un pò umide e cosi’ fuori mano da impedirti di tornare a casa per tempo. Annoiata, cerca in giro, decisa a metter su un pò di musica per ravvivare la serata, e cosi’ scova, nascosta, una musicassetta con su scritto un nome strano a cui non fa caso, intenzionata soltanto a riempire quell’insopportabile silenzio. Marica ascolta quel suono, e non crede alle sue orecchie!
Dopo qualche giorno era li’ che “stonava” gli amici con quel nome che le era diventato ormai familiare – DAVE MATTHEWS BAND – e si fiondava in tutti i negozi di dischi per scovare quel tesoro impolverato e sotterrato chissaddove per poi non separarsene mai piu’, mai delusa del fatto che nessuno dei suoi amici volesse condividere con lei questa gioia immensa. “Solitudine dei numeri primi”? No! Per Marica oggi e’ un giorno speciale, il giorno in cui ritrova tutti quegli atomi sparsi nel mondo e che si incontrano nella signorile e taciturna Padova per innescare quel boato che accogliera’ l’ingresso della band sul palco e che perdurera’ per tutto il tempo, un lungo tempo di tre ore di pura jam session!
La nostra coraggiosa Marica non aveva solo scoperto una perla rara, ma aveva acquistato per sempre il passaporto per l’America, quello che le faceva ripercorrere con loro virtualmente gli stage di mezzo mondo ed ora, per la strana ironia della sorte, e’ col naso incollato a quel palco a pochi passi da casa sua!
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Non siamo impazziti, sappiamo di dovere e voler scrivere di musica. Ma questa volta non possiamo fare a meno di ammettere che oggi si e’ celebrato un “rito” diverso che si accende nelle note della chitarra di Dave Matthews e del violino di Boyd Ross, accompagnati al basso dal fantasioso Stefan Lessard, dai fiati di Jeff Coffin al sax e Rashawn Ross alla tromba, rafforzato dalla chitarra di Tim Reynolds, e infuocato dalle percussioni della batteria di Carter Beauford.
“Satellite”, rinnovata nei suoni stoppati e ripresi, incita il coro di tutti gli appassionati dell’album storico del gruppo, “Under The Table And Dreaming”. Scroscianti gli applausi, inutile a dirsi! Segue “Space Man” dell’ultimissimo lavoro “Big Whiskey eamp; The GrooGrux King” (2009) simbolo della rinascita del gruppo, capace di riprendersi da un periodo oscuro e di saper rendere omaggio allo storico sassofonista della band LeeRoy Moore, scomparso nel 2008 a seguito di complicazioni dopo un incidente in ATV.
Difficilissimo seguire tutti i brani eseguiti in cui gli strumenti compaiono e scompaiono in dissolvenza o minacciano prepotenti come urla di animali feroci dal profondo della foresta nera, come nel caso di “Wharehouse” (1994) .
Capite che e’ impossibile ripercorrere tutte le tappe di questo concerto, che ripropone il vecchio, il nuovo, il nuovissimo e l’inascoltato che nasce e muore su questo palco questa notte.
Il violino e’ dapprima dolce, segue talvolta dissonante la voce di Dave, poi si fa sempre piu’ intenso, misterioso, come quell’omone possente che e’ tutto il contrario della delicatezza dello strumento che domina e dalla cui malleabilita’ si lascia dominare. Nessuno primeggia anche se la presenza di Carter li’ al centro potrebbe farci pensare il contrario, attirando le luci dei riflettori che si colorano a ritmo del suono e creano atmosfere sempre diverse variando di poco i toni dei colori. Ma tutto sommato la platea distribuisce equamente gli applausi, meritati per tutti, nessuno escluso!
Brani infiniti, interminabili, di cui si ci dimentica del principio, che si rimpiangono alla fine. Elogio di una nuova BAND che asseconda e non tradisce il calore della gente, che segue i loro umori con un nuovo brano che anche io adoro, “Funny The Way It Is” (2009) e che mi ricorda moltissimo lo Sting dei Police. Ed e’ a questo punto in cui altri avrebbero gia’ concesso il bis e salutato il pubblico, che i nostri dimostrano la loro stoffa da fuoriclasse con l’aria di chi non ha fatto altro finora che riscaldare appena gli strumenti. Ben altro ci aspetta nella seconda parte dello show, a partire da “Seven” (2009), e cioe’ puro e duro rock! Credo che in tutto questo interminabile tempo abbiano avuto modo di raccontare abbastanza, sebbene non tutto quello che la storica band, composta da un bar tender e dai sui squattrinati clienti possano raccontare, cosi’ adatti a colmare ancora, tante e tante altre notti come quelle in cui ci si rifugia dentro un bar per vincere la solitudine, e ci si ritrova circondati da un gran numero di persone.
DAVE MATTHEWS BAND (DMB)
PALAFABRIS – PADOVA 25 FEBBRAIO 2010
DAVE MATTEWS chitarra
STEFAN LESSARD basso
CARTER BEAUFORD batteria e percussioni
BOYD TINSLEY violino elettrico
RASHAWN ROSS tromba
JEFF COFFIN sax
TIM REYNOLDS chitarra