ANTONIO FARAÒ | Tributes

ANTONIO FARAÒ
Tributes
Criss Cross Jazz
2024

Quando “muscoli” e poeticità, due caratteristiche tendenzialmente agli antipodi, fungono da trait d’union per servire la musica, la scultura in note che viene a crearsi, frutto di questi elementi, è di rara bellezza. Fulgida testimonianza di tutto ciò è “Tributes”, nuova opera discografica di uno fra i più talentuosi pianisti jazz e compositori italiani – in ambito mondiale – degli ultimi quarant’anni: Antonio Faraò. Affiancato da due «jazzstar» come John Patitucci al contrabbasso e Jeff Ballard alla batteria, il figlioccio artistico di Herbie Hancock dà vita a un album contenente dieci brani, di cui otto originali scaturiti dalla sua magmatica vena compositiva con I Love You (Cole Porter) e Matrix (Chick Corea) a completare la tracklist. Il mood di Shock, fin dalle primissime misure, è elettrizzante sia per le vertiginose e tensive architetture armoniche cesellate da Faraò, che per l’incalzante comping tessuto dal tandem Patitucci-Ballard. L’eloquio del pianista, su un focoso up-tempo, è travolgente per l’utilizzo di sincopi incendiarie, accenti tellurici disegnati soprattutto con la mano sinistra e frequenti incursioni nell’out playing che alzano in modo esponenziale il livello di adrenalina.

Nella ballad Tender si raggiungono vette emozionali che lasciano il segno. In questa composizione emergono classe, cantabilità, lirismo e senso melodico di Antonio Faraò. Qui, come se indossasse guanti bianchi di velluto, dipinge note che, emotivamente, pesano una tonnellata, lasciandosi ispirare e guidare da una toccante sensibilità espressiva. Il clima di MT è magnetico, specie nelle prime battute. Da par suo, Faraò sviscera un discorso improvvisativo mozzafiato, fra ipnotici cromatismi e potenti quartali che creano uno stato di suspense. Il tutto supportato da un’eccelsa padronanza strumentale. Da Syrian Children (in Piano Solo), brano accorato, sgorga in maniera preponderante la mediterraneità di Antonio Faraò, che “canta” e incanta dialogando con gli ottantotto tasti. Il senso narrativo e descrittivo che caratterizza questo pezzo, denso di pathos e dinamiche raffinate, è sinonimo di bontà d’animo e generosità comunicativa. Song for Shorter colpisce di primo acchito per le trame dissonanti e le asperità armoniche costruite dal pianista, oltre che per il suo fraseggio sempre ricco di sostanza interpretativa.

“Tributes” rappresenta la sintesi perfetta della visione artistica di Antonio Faraò, magistralmente accompagnato da John Patitucci e Jeff Ballard. Per lui melodia, armonia e ritmo assumono la stessa identica importanza. Ma feeling, interplay, personalità e creatività, nella concezione di Faraò, sono come i punti cardinali che orientano la sua essenza musicale. Tutte preziose peculiarità messe in risalto in un disco che, interiormente, arricchisce per calore umano e autenticità.

 

Genere: Contemporary Jazz

Musicisti:

Antonio Faraò, piano
John Patitucci, double bass
Jeff Ballard, drums

Tracklist:

01. Tributes
02. Right One
03. Shock
04. I Love You
05. Tender
06. MT
07. Memories of Calvi
08. Syrian Children
09. Song for Shorter
10. Matrix

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