ANTHONY COLEMAN | Catenary Oath





Forte di una già consistente serialità discografica, prevalentemente in casa Tzadik, da ciò intuitivamente connesso al mondo e alla creatività di John Zorn (e non meno nutrita la partecipazione entro le falangi del medesimo), rodato anche da partnership con personalità quali Marc Ribot o Dave Douglas, il maturo pianista Anthony Coleman vanta anche una presenza quale compositore per differenti tipologie di ensemble, fissate lungo decine di partecipazioni discografiche, includendo una nutrita produzione da titolare.

Repertorio in parte devoluto a materiali tematici della ancestrale cultura ebraica, ma eminentemente votato all’ampio filone free, è di quest’ultimo la prevalente pertinenza dell’incisione in oggetto, che ci conduce “in medias res” già dal primo titolo, e non soltanto nominalmente: esplicitamente dedicatario, For Roscoe Mitchell funge da concisa summa di modalità creative impellenti e non filtrate, come la grandine percussiva esercitata sulle corde che risalta da eccellente medium rappresentativo di turbolenza ed incisività.

Non decade la tensione, pur entro un clima disteso e d’ampio respiro, nel severo controllo formale della liricheggiante Something to live for (da Billy Strayhorn), sorta di lento e maturo monologo con spunti di orazione laica, preludendo ad un rialzo dei toni in Funeral Xylophone Music, che poco reca del colorismo del titolo fungendo piuttosto da teso monito scandito in serrata solennità. Più austera scansione temporale nella bizzarra quanto introvertita Verveine, di misurato gioco tastieristico con non dichiarate connessioni a certi autori del tardo classicismo; concentrata riflessione nell’eponima Catenary Oath, sobria ed introvertita quanto di salda linearità melodica.

Della preziosa edizione vinyl-only, Her Cerotic Dip apre la seconda facciata, esponendo una fibrillante quanto concreta invettiva, seguita da un brano di analogo carattere quale Just Friends, introduttiva dell’introspezione angosciante di For Mark Andre, vivente di cristalline sortite quanto di interpunzioni brusche e astrattismo straniante.

È nel brano conclusivo che ci si concede la massima estensione temporale, così come una articolata progressione, partente da un clima francamente blues e pescante negli stilemi del filone ‘Americana’, variando quindi il passo verso un ebbro clima della memoria, nella sostanza esaltando il tributo autoriale a

Duke Ellington, Don George, Johnny Hodges e Harry James appunto nei diversi passaggi della così strutturata I’m beginning to see the Light.

Guizzante e scultoreo, di peculiare quanto scabra eleganza il pianismo di Anthony Coleman, come espresso lungo le nove misure di “Catenary Oath”, affronta con eguale e catturante maestria brani sia propri che repertoriali, conferendovi una tempra intessuta da uno speciale ethos, coniugante metafisica e poetica civile, avallando la suggestiva ipotesi che la tastieristica palette funga da dinamico medium per ipotesi filosofiche, ideale antidoto al chiasso e alle violenze contemporanee.

 

Musicisti:

Anthony Coleman, pianoforte

Tracklist:

01. For Roscoe Mitchell 03:05
02. Something To Live For 04:23
03. Funeral Xylophone Music 05:38
04. Verveine 03:37
05. Catenary Oath 05:09
06. Her Cerotic D 04:22
07. Just Friends 05:18
08. For Mark Andre 05:04
09. I’m Beginning To See The Light 08:17

Link:

NoBusiness Records