ALPHA BLONDY e THE SOLAR SYSTEM: I mistici del Reggae africano

Una grande giornata di musica al Gran Teatro di Padova con il Liberation Reggae Festival che ha visto sul palco da Sir Oliver Skardy and Fahrenheit 451, il rasta-bidello veneziano e la band ska che presentano il nuovo CD che conferma il tono ironico e irriverente del reggae lagunare, insieme alle selezioni di Mr. Robinson and Musou Sound.



The Solar System Band riscaldano la scena con folgorazioni molto corpose in rock style e, mentre l’entusiasmo del popolo reggae sale alle stelle, il faro e’ puntato su Sir. Seydou Kone’, il nostro “Filosophy Reggae Man” giunto direttamente dal West Africa, Costa d’Avorio, che si lascia travolgere dal caloroso abbraccio della gente. Il “provocatore pacifista” , incoronato nella capitale Abidjan ambasciatore di pace per l’ONU, inizia la “predicazione” nella sua lingua universale, che ha le cadenze ritmiche del roots reggae.

Il Gran Teatro di Padova, che al di la’ delle attese e’ un grande capannone circense appena fuori le porte del centro citta’, e’ inondato delle note mistiche di  Jerusalem (dall’omonimo album registrato nello studio di Tuff Gong a Kingstone, Jamaica nel lontano 1986 per la label Pathè Marconi – EMI, poi riedito col titolo di Rasta Puè nel 1986).

Alpha Blondy, il nostro “bandito” della scena reggae mondiale, idolo alla stregua di Bob Marley in Jamaica, riporta il reggae alle radici africane, mescola il sound in levare con la ritualita’ ancestrale del popolo africano insieme al bebop e al rock’n’roll dei Pink Floyd, dei Deep Purple, di Hendrix e dei Beatles.
Simbolo della riconciliazione, provocatore quanto basta, rievoca la solidarieta’ tra i popoli, crede nella fratellanza tra le etnie e le religioni “Becouse God Is One” e il Corano, la Bibbia e il Tora’ non possono essere ancora simbolo di divisione e “separatismo”.

Tra le urla di “Bienvenue” del pubblico, canta la pace in tutte le lingue, “Peace”, “Shalom” – in ebraico – “Salamalekoum” – in arabo – e sulla maglietta, col disegno del continente africano stilizzato a forma di pugno, si legge lo slogan “Diaspora Rockers”…. ed il dado e’ tratto!

Nella sua unica data italiana spinge tutto il popolo africano, sia esso di nascita o di adozione spirituale, a riunirsi al Gran Teatro per festeggiare in pieno stile il “Liberation Reggae Day” e ci offre un saggio della sua ultraventennale carriera. Da Padova continuera’ la sua “predicazione” in Svizzera, Francia, Grecia, Senegal, Spagna e Marocco (nonostante il neo di una passata performance ai limiti della provocazione stridente che lo aveva visto come l’istigatore del sionismo internazionale dopo essersi presentato a Marrakesh con il simbolo della stella di David dipinto sulla maglietta).

E da Ne tire pas sur l’ambulance (Jah Victoy, 2007) passa a Masada (dall’omonimo album del 1992 per la label World Pacific ed arrangiato poi da Boncaina Maiga e missato da Dennis Bowell che gli valse il primo disco d’oro).

Le vibrazioni diventano tuoni con il grande successo che ci riporta alle origini, quando nel 1984, ancora col nome di Seydou Kone’, registro’ a Parigi Cocody Rock per la label Shanachie e si guadagno’ il biglietto d’ingresso per lo studio dei Wailers, la mitica band di Bob Marley.

Tutto lo spazio diventa un’incredibile Dance Hall pacifista. Alpha Blondy ha un’energia da ventenne, le fasi strumentali sono molto dense ed i brani interminabili.
Impeccabile la sezione dei fiati che bene si orchestrano con le doppie tastiere, i cori, le due chitarre ed il basso e i ritmi di batteria e percussioni che sostengono la voce di Blondy come una danza tribale dalle tinte infuocate come quelle della bandiera jamaicana.

Politiqui (sempre da Jerusalem, 1986) seguito da Redez Vou (da Masada, 1992) fino al tributo che veste di “rasta” la mitica Wish You Were Here dei Pink Floyd (da Jha Victory, 2007).

L’Africa deve riscattarsi, uscire dal fatalismo, liberarsi dalla pressione delle colonizzazioni che pur nel disarmo continuano la loro pressione con le armi piu’ potenti del profitto e del denaro, una schiavitu’ nuova e piu’ subdola di matrice economica e culturale.

Ma i nostri “fratelli africani” trovano il loro comandante schierato in prima linea pronto a combattere per il riscatto sociale e politico del suo popolo, il “Rastaman della riconciliazione”, come e’ stato definito, trae la sua forza dal padre spirituale Bob Marley che da icona reggae diventa gran maestro di una profezia nuova, che non ha barriere culturali e continentali, e che fa della sua musica “una grande preghiera” universale.

Ci lascia, forse troppo presto, con una pungente Brigadier Sabari, che riporta alla sua tormentata gioventu’, quando ancora studente a New York, a seguito della delusione come artista che lo aveva visto derubato dei suoi brani dal produttore Clive Hunt, assiste alla dura repressione della polizia, durante giorni di prigionia prima del rimpatrio nella Costa d’Avorio, dove passera’ due interminabili anni in un ospedale psichiatrico.

Ma il nostro Seydou si fa emblema vivente della rinascita, ed aggrappandosi strenuamente alla forza della musica, diventa il “bandito” buono che come nelle storiche saghe medievali toglie ai ricchi per dare ai poveri, riempie di un unico grande messaggio assoluto la scena e incita a partire dalle proprie origini ed iniziare tutto da zero, o meglio da Alpha, la scalata verso il proprio riscatto sociale.


 


Liberation Reggae Festival
Alpha Blondy and The Solar System
Gran Teatro di Padova, 24 aprile 2010