Francavilla è… Jazz rappresenta la pietra miliare dell’estate francavillese, un festival degno di nota che, giunto alla sua terza edizione, si è sempre segnalato per l’inconfutabile qualità delle proposte artistiche. Da giovedì 1 settembre a domenica 4 settembre svariati jazzisti di blasone internazionale saranno protagonisti di questa rassegna. Alfredo Iaia, appassionato e competente direttore artistico, enuclea i contenuti più significativi della kermesse.
“Francavilla è… Jazz” è una realtà oramai affermatasi nell’ambito dei festival jazz pugliesi e non solo. Quando e come è nata questa rassegna?
La rassegna, in realtà, nasce cinque anni fa a Francavilla Fontana da una mia idea. Proposi a Irene Milone, presidente del Consorzio di Cooperative Sociali “Nuvola” e coordinatrice del Laboratorio Urbano di Francavilla, di realizzare una rassegna di concerti jazz con lo scopo precipuo di divulgare questa musica in contesti che valorizzassero anche il bellissimo e, spesso dimenticato, centro storico della nostra cittadina. Irene accolse il progetto con entusiasmo e insieme realizzammo, con l’ausilio di fondi regionali e di sponsor, i primi due anni del festival denominato “Aperti per Ferie Jazz”. Chiusa positivamente l’esperienza con “Nuvola”, ho proposto al Comune di Francavilla di adottare l’iniziativa. Grazie alla sensibilità e all’impegno fattivo dei nostri amministratori e di lungimiranti sponsor privati è nato tre anni fa “Francavilla è… Jazz”, giunto oggi alla terza edizione.
Questa kermesse suscita solo ed esclusivamente l’interesse dei jazzofili?
Certamente no. L’interesse per la rassegna è aumentato nel corso degli anni, incontrando una vasta platea di pubblico sempre più eterogeneo e attento. Questo, credo, anche per le scelte artistiche costantemente contrassegnate da un’altissima qualità.
Come è avvenuto il processo evolutivo che ha contribuito alla crescita del festival?
Il festival è certamente cresciuto, perché ritengo che il pubblico abbia compreso appieno che la rassegna non ha mai avuto altri fini, se non quello di divulgare il jazz di qualità in location suggestive, senza alcun compromesso commerciale. Sul piano delle scelte artistiche l’attenzione si è focalizzata, in questi anni, su progetti originali diretti a coinvolgere non solo star nazionali e internazionali, ma volti a promuovere giovani artisti di talento. L’idea di fondo è sempre stata quella di valorizzare la musica jazz nella sua accezione più estesa, ma mai di sconfinare, come purtroppo avviene in molti festival, in territori musicali che nulla hanno a che vedere con questo genere musicale.
“Largo San Marco”, favoloso scorcio situato nel cuore del centro storico francavillese, è sempre stato lo scenario dei concerti delle due precedenti edizioni. Quest’anno, invece, oltre alla solita location sopracitata, la suggestiva “Piazza Giovanni XXIII” sarà la cornice di uno dei quattro live in programma per l’edizione del 2016. Da dove deriva questa scelta?
Confesso di essere innamorato di “Largo San Marco”, non solo perché bellissimo e suggestivo, ma anche perché molto raccolto e acusticamente perfetto. Il jazz non si ascolta in grandi spazi, ma in contesti che rispondano all’esigenza di garantire l’attenzione e la qualità dell’ascolto ponendo al centro la performance dell’artista. Quest’anno abbiamo voluto sperimentare, per il concerto del 2 settembre di Donatello D’Attoma e Roberto Ottaviano, “Piazza Giovanni XXIII” meglio conosciuta come “Piazza Chiesa Madre”, location altrettanto bella e suggestiva, ma sicuramente più capiente rispetto a “Largo San Marco”.
Il Comune di Francavilla Fontana come supporta questo evento?
Il Comune di Francavilla Fontana ha sicuramente colto la qualità e l’importanza dell’evento che ha indubbiamente notevoli risvolti culturali e promozionali sul territorio, contribuendo fattivamente sul piano economico e organizzativo per la realizzazione del festival. Un grazie particolare al sindaco Bruno, agli assessorati alla Cultura e allo Spettacolo e all’assessore Avv. Tommaso Resta, jazzofilo della prima ora. Va sottolineato, altresì, il contributo determinante degli sponsor privati che ci supportano con entusiasmo. Tra questi indubbiamente la Soavegel, azienda di eccellenza del nostro territorio.
Quali criteri adotti nella scelta dei musicisti che decidi di ospitare all’interno della tua kermesse?
Qualità, creatività, originalità. Questi sono i criteri che generalmente seguo nella scelta degli artisti.
Hai una propensione nel proporre progetti non strettamente legati al jazz tradizionale?
Mi piace privilegiare innanzitutto i progetti musicali di ampio respiro, contrassegnati dall’originalità della proposta e comunque sempre autenticamente legati alla tradizione del jazz. La scelta cade sempre su una presentazione eterogenea che va dal mainstream al jazz contemporaneo, per offrire al pubblico concerti diversi e non ripetitivi. Quest’anno si spazia da Scott Hamilton a Flavio Boltro e Rick Margitza, da Dario Chiazzolino a Roberto Ottaviano. Confesso di non amare le eccessive contaminazioni e di essere profondamente legato a progetti in cui si respira il jazz sia nelle forme tradizionali che in quelle più moderne.
Quanto è importante, dal tuo punto di vista, promuovere e valorizzare le giovani promesse del jazz nazionale e internazionale in seno al tuo festival?
È molto importante. Diminuiscono sempre più gli spazi, nei festival italiani, per i nuovi talenti del jazz. Molti giovani artisti sono oggi penalizzati, in quanto nelle grandi rassegne si punta troppo ai grandi nomi senza tener conto della miriade di eccellenti jazzisti, giovani e non, che presentano progetti molto interessanti e innovativi. “Francavilla è… Jazz” è un piccolo festival “artigianale” che intende valorizzare talenti e offrire spazi adeguati. Quest’anno, due dei progetti proposti, sono incentrati sul giovane e talentuoso pianista pugliese Donatello D’Attoma e su Dario Chiazzolino, chitarrista trentenne di eccellente valore, molto apprezzato negli States, dove collabora con prestigiosi musicisti americani.
Stai già maturando nuove idee per l’edizione del 2017?
Ho già delle idee sia sul piano organizzativo che su quello artistico, ma per scaramanzia preferisco non anticiparle.