ALEXANDER von SCHLIPPENBACH | Slow Pieces For Aki





Non difficile decifrare l’identità dedicataria: Aki Takase è sperimentata pianista nativa di Osaka ed esordita trentenne sulla scena europea, insediatasi ormai da decenni nell’area germanica, spirito affine in arte e compagna di vita del titolare della presente incisione.

Il veterano berlinese Alexander von Schlippenbach è, dal suo canto, carismatica figura che può annoverarsi di diritto entro la prima generazione esponente dell’euro-free, notabile animatore di grandi ensemble tra cui la Globe Unity Orchestra, interprete d’eclettica espressione ma peculiarmente votato alle reinterpretazione di Thelonious Monk, cui ha dedicato una incisione individuale ma soprattutto, in quintetto, il ponderoso box in forma d’integrale “Monk’s Casino” (che s’invita a recuperare).

Il sommo pianista tedesco non è dunque nuovo alla produzione solistica, se già il catalogo Intakt ne annovera oltre alla prova ‘monkiana’ una gemellare pubblicazione in solo quale i due volumi di “Twelve Tone Tales”, ma non ci sembra fuori luogo ricordare anche il suggello d’arte con la dedicataria nell’esclusivo duo pianistico “Iron Wedding” del 2008.

La tracklist enumera una successione non strettamente alterna di brani tematici e titolati e ben dieci passaggi in forma (dichiarata) di Improvisation – e come tali denominati; i titoli sono stati apposti, nei relativi casi, ben dopo la registrazione e, di fatto, trattiamo di scrittura fortemente ed ineluttabilmente improntata d’improvvisazione): “Qui non si segue il metodo costruttivo quanto piuttosto delle idee di suono, molto liberamente adattate e personalizzate” secondo le note.

Esordendo con carattere fortemente evocativo del paesaggismo nipponico, Haru no Yuki / Frühling im Schnee (o Primavera nella neve), è il primo della sequenza a titoli, in questo caso suggerito dalla medesima Aki Takase, e molto esplicita il proprio capitale poetico nel dichiarato carattere della “slowness”, ingrediente espositivo di dominante importanza nella costituzione estetica della sequenza, e chiave d’approccio nel prendere in oggetto alcuni ulteriori passaggi per viverne e decrittarne lo sviluppo.

Così s’avvicendano l’incedere solenne e misterico di Tell You, l’interrogativa indeterminatezza di Naniga Nandemo, l’impressionismo scarno e straniante della ‘diade’ A-Blues e Blues b, il tono enigmatico e la torbida luminosità di I told You, fino alla conclusiva Zycado, pulsatoria ed instabile, ma una tale caratterizzazione può riuscire poco più che nominale, tenendo in primo piano sia l’estrema concisione che lo stato di sospensione narrativa dominante. Cosicché lo spirito di buona parte dei passaggi si palesa tutt’altro che compiuto ed autoconclusivo, trovando nella propria cadenza idiomatica e nelle micro-dinamiche dei propri slanci un pervasivo puntamento verso una abissale dimensione interrogativa, che vorremmo assimilare al principio di indeterminatezza e alla profonda dimensione esistenzialista dei Koan.

D’impianto chiaroscurale e ben poco narcisistica, la sequenza degli “Slow Pieces” conduce l’ascolto verso una interiorità a tratti labirintica, più sovente eterea, comunque segnata da un intimismo criptico che potrà trovare analogie idiomatiche anche in espressioni d’eccellenza della letteratura pianistica del Novecento – e non riusciranno fuori luogo i paragoni con le pagine pianistiche di Arnold Schoenberg dalle note di copertina – e rimanendo sulle medesime note non ci sembra da poco la considerazione secondo cui questa prova solistica, rispetto al patrimonio assembleare e alle energie di moltitudine della Globe Unity non rappresenti l’antitesi quanto piuttosto la ‘atomizzazione’ di un tale universo.

Sotto la superficie di quanto offerto all’orecchio si disvelano alcuni importanti tratti di stile, ad esempio la combinazione di bilanciamento delle tensioni ed (apparente) economia dei mezzi interpretativi del vissuto performer, che non mancherà di sorprendere, e a più riprese, per l’adamantina eleganza conseguita in essenzialità di tratto. Il nuovo tematico album configura dunque una estrema e nucleare sintesi ad un polo della complessiva poetica di Schlippenbach, che su tutto suona vivente dei più vitalistici fermenti di un trasfigurato spirito post-jazz, rilasciando materiali di pregio da fissare e recuperare nel tempo.

 

Musicisti:

Alexander von Schlippenbach, pianoforte

Tracklist:

1  Haru no Yuki (Frühling im Schnee)  2:49
2  Improvisation I  2:15
3  Torso  4:28
4  Improvisation II  1:46
5  Improvisation III  1:27
6  Tell You  2:36
7  Improvisation IV  2:18
8  Cleo  4:50
9  Improvisation V  3:01
10  Naniga Nandemo  2:46
11  Improvisation VI  1:59
12  A-Blues  1:49
13  Blues b  2:31
14  Improvisation VII  1:14
15  I Told You  3:34
16  Improvisation VIII  1:26
17  Improvisation IX  2:21
18  Dydo  2:11
19  Improvisation X  1:13
20  Frage nicht  2:41
21  Zycado  2:42

Link:

Alexander von Schlippenbach

Intakt Records