Quest’anno Sant’Elpidio Jazz Festival (Sant’Elpidio a Mare, provincia di Fermo) raggiunge un importante traguardo, poiché festeggia i suoi primi venticinque anni. Come consuetudine della rassegna, anche in questa edizione che avrà inizio martedì 23 luglio e terminerà mercoledì 14 agosto, saranno presenti tanti ospiti di levatura nazionale e mondiale: da John Scofield e Dave Holland, da Mafalda Minnozzi & Paul Ricci Duo a João Bosco Quartet per poi passare a Francesca Tandoi Trio Feat. Eleonora Strino, Paolo Fresu & Glauco Venier con la collaborazione dell’Accademia Organistica Elpidiense che spegne cinquanta candeline, Frida Bollani Magoni & Albert Eno, Stefano Di Battista Quintetto – La Dolce Vita, Theo Croker Quartet e Ramberto Ciammarughi & Daniele Di Bonaventura – Ti Racconto una Storia. Nel corso della rassegna si terranno altri concerti e masterclass per ampliare ancor di più la già ricca offerta. Alessandro Andolfi, direttore artistico di Sant’Elpidio Jazz Festival, racconta la genesi e descrive il mood di questa prestigiosa rassegna organizzata dall’Assessorato alla Cultura, dall’associazione AMAT in collaborazione con Syntonia Jazz, per il circuito Jazz di Marca.
Quest’anno Sant’Elpidio Jazz Festival spegne venticinque candeline. Un traguardo importantissimo che testimonia la longevità di questa prestigiosa rassegna. Riavvolgendo il nastro e tornando al 1999, quali sono state le evoluzioni più significative e gli eventuali cambiamenti che hanno contrassegnato la crescita del festival in questi venticinque anni?
Il 1999 è stato l’anno in cui ho frequentato un breve corso estivo del Berklee College of Music di Boston come musicista amatoriale. Da lì è partita l’iniziativa di portare a Sant’Elpidio a Mare i corsi estivi di jazz e poi di iniziare il Sant’Elpidio Jazz Festival. Con Benny Golson e i professori del Berklee College of Music, nell’anno 2000 abbiamo inaugurato il primo concerto, appunto, della carriera concertistica dell’associazione Syntonia Jazz da me fondata. I nomi di spicco sono sempre stata una nostra caratteristica, ma da quando nell’anno 2020 il comune ha assunto in proprio l’onere dell’organizzazione economica e tecnica del festival, abbiamo avuto un notevole incremento della qualità della musica e delle presenze.
Come sempre, come da te già detto, anche nell’edizione di quest’anno figurano nomi altisonanti del jazz nazionale e mondiale, ma c’è soprattutto un interessante mix di jazzisti appunto di prima grandezza e giovani emergenti. Questa scelta rappresenta un tratto distintivo del festival?
Sì, certamente. Quest’anno, in particolare, abbiamo coinvolto con Theo Croker le frange più innovative del jazz che, sempre mantenendo un’altissima qualità nell‘improvvisazione, esplorano le forme più moderne musicali che attirano l’attenzione e suscitano la curiosità di ventenni e trentenni. Largo ai giovani!
Come hai già anticipato, un’altra caratteristica della rassegna è l’alternanza di stili del jazz che non sono necessariamente legati alla tradizione, poiché la programmazione di quest’anno è assai variegata proprio sotto l’aspetto stilistico. Ritieni che questo possa rappresentare un altro punto di forza del festival?
Sì, abbiamo spaziato da sempre tra i vari generi del jazz: jazz rock, gipsy jazz, bossa nova, bebop, hard-bop e non solo. Vogliamo da sempre offrire tradizione e innovazione, ma puntualmente all’insegna dell’alta qualità della musica per richiamare una gamma di pubblico più vasta possibile.
Oltre ai concerti si terranno diverse masterclass. Questa idea nasce dalla volontà di ampliare l’offerta anche a scopo didattico?
Siamo nati con i corsi di jazz iniziati con gli americani di Boston e ora manteniamo sempre viva questa caratteristica dell’alta formazione musicale, del linguaggio e dell’improvvisazione. Le masterclass continuano per tutto il periodo annuale con cadenze mensili da vari anni e sono condotte dal maestro Ramberto Ciammarughi e, per quest’anno, anche da Eleonora Strino in un giorno dedicato.
Piazza Matteotti sarà la venue principale di Sant’Elpidio Jazz Festival. Le caratteristiche della piazza, sia sul piano architettonico, storico e acustico, rendono la location ideale per la stragrande maggioranza dei concerti?
Sì, è vero, la piazza è un teatro naturale. Molti musicisti, soprattutto stranieri, si sono complimentati per la sua acustica di qualità. L’architettura storica dei suoi edifici contribuisce a dare un notevole impatto scenico visivo in sinergia totale con la musica offerta. Comunque, negli anni, il festival ha avuto location disparate di grande charme, anche all’interno del centro storico, dando modo a tutti di apprezzare le molteplici bellezze artistiche di Sant’Elpidio a Mare.
Qual è l’augurio più bello che fai a te e a tutti i jazzofili marchigiani per la venticinquesima edizione di Sant’Elpidio Jazz Festival?
In questa venticinquesima edizione, grazie al comune e all’assessorato alla cultura, all’Amat, ai nostri sponsor, alla Regione Marche e alla passione dei componenti dell’associazione Syntonia jazz come Gianluca Diomedi, Giammarco Polini, Raffaella Corradini e Franco Negri, portiamo una rappresentanza della migliore qualità musicale nei diversi stili proposti. Ne abbiamo per tutti i gusti, ma nessuno esclude l’altro, sono tutti concerti complementari e in sinergia tra loro. Ci auguriamo di riuscire ad offrire una fotografia, la migliore possibile, del panorama musicale jazzistico nazionale e mondiale con uno sguardo al futuro e con un livello degno di una grande città o di una capitale. E questo, per il nostro territorio, non è poco.