AKI TAKASE | CHRISTIAN WEBER | MICHAEL GRIENER
Auge
Intakt records CD 356
2021
Ricordiamo come Takase sia stata recentemente dedicataria di una concentrato album di piano solo da parte dell’illustre consorte Alexander von Schlippenbach (Slow Pieces for Aki) e, tra le più recenti prove personali, ne annoveriamo un’insolita produzione ‘made in Hungary’ (“Thema Prima”) alla testa del quintetto Japanic, d’assortito passaporto europeo (e comprendente anche l’estroso DJ Illvibe, al secolo il proprio rampollo Vincent von Schlippenbach), oltre alla partecipazione ad un trans-generazionale quartetto all-stars (il Ditzner’s Carte Blanche) completato dalla alto-sassofonista Silke Eberhard, dal contrabbassista Sebastian Gramss e dal titolare, veterano batterista Erwin Ditzner; ciò tra altre importanti prove individuali ed in varia formazione, insomma a riprova di una fertile vita e posizione artistica della quale ora ci perviene uno strutturato trio in cui s’arruolano maturi strumentisti quali il connazionale batterista Michael Griener e l’elvetico contrabbassista Christian Weber.
Aprendosi nella distillazione di note e movenze in Last Winter, il lento passaggio suona come un distaccato e sornione approccio alla materia musicale del trio, e di questa azzarda una sintesi tra la quiete dello schema classico e la centrifuga pulsione verso la sua libera re-interpretazione, come tratteggiato già nella successiva Drops of Light, la cui sincopata macchinosità drasticamente supera gli squilibri del primo passaggio, investendosi più palesemente sul versante istintuale.
Se oltre metà delle stanze musicali si esplicita in forma di concise miniature non per questo ne sfuggono l’articolazione drammaturgica e l’ampia gamma umorale: vi è così spazio per il concreto e rarefatto lirismo di No Tears, la bellicosità aperta e lo spirito dialettico di The Pillow Book, il capriccioso spirito danzante in Calcagno, il teso action-playing di Motion in the Ocean, cogliendo l’epilogo nel titolo machiavellico (e per lo più frainteso) The End justifies the Means, dissezione dei meccanismi del trio operata con arguzia ed in souplesse.
Vi sarebbe la tentazione di insistere sul non scalzare l’ingegnosa Aki dal podio della preminenza nell’operazione, e certamente del suo pianismo attestiamo l’indubbia prestanza e la qualità del ruolo-guida, ma altrettanto palese come l’interplay riesca di spiccata efficacia e sintonia grazie alla transitiva intesa e la speciale plastica sonora imbastita con i talenti d’accompagnamento.
Fissando insomma più d’una idea vincente, il presente trio attesta non solo della salute generale del free contemporaneo ma in particolare della vitalità di una delle sue acclarate alfiere, alla cui liberale regia (ma non meno alla efficace intesa tra i tre sodali) si riconoscerà una prova di ardito e cangiante (s)bilanciamento tra scrittura concentrata, creatività condivisa ed istintualità.
Musicisti:
Aki Takase, pianoforte
Christian Weber, contrabasso
Michael Griener, batteria
Tracklist:
01. Last Winter 2:58
02. Drops of Light 4:47
03. Are Eyes Open? 1:33
04. No Tears 4:13
05. The Pillow Book 6:30
06. Face of the Bass 6:28
07. Calcagno 2:50
08. Out of Sight 2:37
09. While in Rome 2:27
10. Motion in the Ocean 2:49
11. And if not, why Not 2:58
12. Underfelt 2:08
13. Who’s Going to Bell the Cat? 4:27
14. The End Justifies the Means 2:12
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