THE CHROME CRANKS | Ain’t No Lies In Blood

The Chrome Cranks
Ain’t No Lies In Blood
Thick Syrup Records - distr. Goodfellas
2012

Pensate a un sinistro cerimoniale voodoo dove musicisti zombi riemergono dalle viscere del sottosuolo, invocati per tornare a diffondere suoni lugubri, ferocemente spastici, squarciati da melmosi bagliori elettrici. Il fenomeno paranormale delle resurrezioni improvvise (tante se ne stanno registrando e ve ne saranno nel corso di questo 2012) riporta stavolta alla ribalta i fantastici e incredibili Chrome Cranks di Jerry Teel e Peter Aaron, formazione cardine della scena garage-punk e noise-blues di New York a cavallo tra gli ultimi anni Ottanta e la prima meta’ dei Novanta.


 



Il nuovo Ain’t No Lies in Blood reca in copertina un banalissimo disegno di Michael Gira (Swans, Angels Of Light) ma offre in compenso trentasei minuti di musica marcia e morbosa, esplosiva come glicerina e letale come il cianuro. Nell’ossesso punk-noise di I’m Trash e nel devastante blues-psychobilly di Rubber Rat la voce straziata, malata e allucinata di Pete Aaron aggredisce e morde alla carotide un sound dalla formidabile carica eversiva. In Star To Star e Black Garage Door (quest’ultima tratta dai defunti Libertines di Cincinnati) gli spettri dei Cramps e dei Birthday Party danzano ebbri di adrenalina sulle lapidi degli Stooges e di Screamin’ Jay Hawkins mentre con Let It Ring il messaggio blues si fa piu’ saturo e distorto che mai, totalmente sommerso dai riff acidi e patibolari della sei corde di William Weber.


 



Il taglio degenerato e aggressivo di questa band, cosi’ splendidamente in forma dopo vent’anni e piu’ d’intermittente carriera, trova in Ain’t No Lies in Blood un abrasivo zenith di originalita’ soprattutto nelle ultime due tracce, laddove il basso tellurico di Jerry Teel e le bacchette incendiarie di Bob Bert sprigionano un’atmosfera maniacale e asfissiante attorno alle acide chitarre motosega di Aaron e Weber: la prima, Broken-Hearted King, punta sul mordente di accenti country e timbri blues-noise, mentre la conclusiva Lover Of The Bayou e’ un’ascensionale e sulfurea rivisitazione di un brano dei Byrds contenuto nell’album Untitled del 1970, dilatato e macerato per ben dieci minuti in un magma di isterici vocalizzi, stordenti assolo e lancinanti feedback degni dei migliori Scientists e Gun Club. Non c’e’ altro da dire e aggiungere, i Crome Cranks di questo nuovo album suonano arrembanti e tosti come se non fossero mai scomparsi e questo e’ gia’ un chiaro, ottimo motivo per continuare a venerarli.


 


 




Voto: 7,5/10


Genere: Garage-Punk / Noise-Blues


 


 




Musicisti:


Peter Aaron – vocals, guitar


William G. Weber – guitar


Jerry Teel – bass


Bob Bert – drums


 


 


 




Brani:


01. I’m Trash


02. Rubber Rat


03. Living / Dead


04. Star To Star


05. Broken-Hearted King


06. Let It Ring


07. Black Garage Door


08. ’50s French Movie


09. Lover Of The Bayou


 


 




Links:


Thick Syrup Records : www.thicksyruprecords.net