UMBRIA JAZZ 2024 | Il primo weekend è ricco di suoni vecchi e nuovi

Pronti, partenza, via!! partita venerdì 12 luglio la 51 edizione di Umbria Jazz a Perugia: il primo concerto si tiene ai Giardini Carducci, dove letteralmente ci avvolge il sound del talentuoso e simpatico clarinettista fiorentino Nico Gori con il grintoso Young Lions Quartet.

Ci tratteniamo in loco per l’esibizione dei Cha Wa, nome che, nella lingua indiana dei Marsi Gras della Louisiana, vuol dire “stiamo arrivando per voi!”.

Originalissimi nel porsi, i componenti del gruppo indossano colorati e sgargianti copricapi e costumi delle tribù native della Louisiana. Propongono un coinvolgente repertorio funky, permeato dalla tradizione delle marching band che si esibivano nel French Quarter di New Orleans che subito “riscalda” il pubblico dei Giardini.

Ci avviciniamo quindi al Corso Vannucci da cui parte la prima marciante dei Funk Off, la band itinerante che contraddistingue Umbria Jazz con il suo brio ed energia. Bellissimo ritrovarsi tutti insieme e ballare con “su le mani su le mani” al ritmo di “Uh Yeah!”.

All’Arena Santa Giuliana, gremita per l’occasione, assistiamo ad un doppio concerto: dapprima ci conquista la classe ed il raffinato intimismo del fisarmonicista francese Richard Galliano, che si esibisce con Adrien Moignard alla chitarra e Diego Imbert al contrabbasso. Galliano, che mancava da una decina d’anni dai palchi di Umbria Jazz, esprime la sua emozione per questo ritorno; con il suo New York Tango Trio propone una scaletta variegata che include, tra gli altri, un brano di Piazzolla dedicato alla memoria di Mario Guidi e pezzi originali come Aurore e Giselle, brano dedicato alla moglie di Galliano.

Cambio palco per il concerto di Vinicio Capossela, Camera Sud: in scaletta 13 brani che celebrano il trentennale dall’uscita di questo suo famoso lavoro discografico. I pezzi vengono reinterpretati in maniera tale da riflettere il senso di consapevolezza che deriva dalle varie esperienze della vita; la nostalgia ne diventa filo conduttore e dà l’occasione di “abitare” ancora certe canzoni e di dimostrare, per questo motivo, un senso di gratitudine.

Simpatico, colto ed arguto, Capossela cattura la attenta platea con i suoi interventi e la sua dialettica, intervallandola a brani come Modí, eseguita con Galliano invitato sul palco come ospite e Che coss’è l’amor ed Estate, che interpreta dialogando con Piero Odorici al sassofono.

Nel ricordare il caro amico Sergio Piazzoli, organizzatore di eventi perugino scomparso 10 anni fa ed al quale il concerto è dedicato, Capossela ne sottolinea la empatica capacità di creare sempre la situazione giusta per consentire la circolazione della musica.

Invoca poi in modo sentito la pace a Gaza ed in Ucraina e chiude il suo applauditissimo concerto con Le Mer.

 

Sabato 13 luglio – giorno 2

Il sabato si apre con la visione, presso il cinema Méliès, del documentario Jazzlife con il contributo musicale del sopraffino quartetto di Fabrizio Bosso: si va alla scoperta di angoli e scorci nascosti della città di Perugia con una guida d’eccezione, il patron di Umbria Jazz Carlo Pagnotta.

Immancabile la sosta per marciare con i Funk Off ed apprezzare brani più nuovi come la dolce It’s OK insieme ad altri classici più ritmati come The Funkin’ been.

Ai Giardini Carducci il tocco manouche dei torinesi Accordi Disaccordi, con Alessandro Di Virgilio e Dario Berlucchi alle chitarre e Dario Scopesi al contrabbasso, ci affascina ancora una volta in un alternarsi di brani più cadenzati ed altri più romantici fino al gran finale, per il quale viene chiesto al pubblico quale tipo di brano sia preferito: vista l’indecisione della platea, ne eseguono due, uno più lento ed un altro piú ritmato, una “cinghialata” per dirla alla loro maniera…in questo modo, accontentano tutti!

Dopo la pausa pranzo, alla Sala Podiani della Galleria dell’Umbria ci deliziamo con El Arte del Bolero, un concerto sentimentale latino per il sax alto di Miguel Zenón ed il pianoforte di Louis Perdomo. Il primo, portoricano, ed il secondo, venezuelano, propongono un repertorio misto di brani di entrambe le ispirazioni, dal pezzo di apertura Como Fué fino a quello di chiusura, Silencio.

Velocemente ci portiamo al Teatro Morlacchi dove il sublime pianista Kenny Barron ci accoglie con il suo trio formato da Kiyoshi Kitagawa al contrabbasso e da Gregory Hutchinson alla batteria e ci entusiasma con i suoi fraseggi musicali ed invenzioni melodiche: da Monk a Caetano Veloso il concerto prende forma e ci infiamma, man mano che scorrono i vari brani: Bud Like, Calypso e Cook’s Bay.

Uscendo dal teatro, ci fermiamo in Piazza IV novembre, dove risuonano le note degli standard della Jazz Band dell’University of Montana, elegantemente disposta sul palco con i vari elementi che indossano le loro ordinate divise: bravi!

Mentre l’Arena Santa Giuliana si riempie con i 12 mila appassionati che assisteranno al concerto di Lennie Kravitz, noi scegliamo il jazz del Paolo Fresu Devil Quartet al Teatro Morlacchi. Il trombettista Fresu suona insieme a Stefano Bagnoli alla batteria, Paolino Della Porta al contrabbasso e Bebo Ferra alla chitarra da 20 anni: i quattro riescono non soltanto a comunicare musicalmente molto bene tra loro, ma anche e soprattutto a trasmettere questo interplay al pubblico che li ascolta. Fresu ricorda i primi tempi in cui frequentava Ferra: lui insegnava ancora alla scuola media e si spostava con la sua 128 rossa, detta ‘la Freccia della Gallura’ per raggiungerlo.  Ed intanto si susseguono i brani: Ambra di Fresu, Lies di Della Porta, E Se Domani di Mina.

E Giulio Libano, uno splendido brano di Stefano Bagnoli che subito colpì tutti loro per il suo particolare colore. Dedicato a Libano, musicista, purtroppo scomparso, che aveva arrangiato un disco di Chet Baker in modalità anni ’50 e scritto partiture per Mina e per Celentano.

Il concerto si chiude scherzando sul contenzioso relativo ai download dei brani scritti da ciascuno di loro, in rete: Fresu si arrovella su come sia possibile che un pezzo di sole 12 note composto da Bagnoli – che non nomina, per evitare di contribuire ulteriormente all’ aumento di questi scaricamenti – possa contare ben…377 mila download a confronto dei loro, ben più articolati, che sono tutti ben sotto ai 10 mila?! Che dire, se non simpaticissimi oltre che bravi?!

Non ancora paghi di musica, ci rechiamo ai Giardini Carducci dove applaudiamo e ci divertiamo con l’ironico swing del brioso londinese Ray Gelato & The Giants, che propongono un energico repertorio anni ’50 e ’60 che spazia dai brani classici di Frank Sinatra e Dean Martin al rock & roll ed al jive: si balla!

Cambio palco a favore del pianista newyorkese Mitch Woods & His Rocket 88’s: una accattivante alternanza di rock & roll, jive, boogie e blues offre ottime possibilità alla sua voce calda per espandersi e conquistare la gremita platea presente, nonostante l’ora davvero tarda.

 

Domenica 14 luglio – giorno 3

La domenica perugina riparte all’insegna della musica!

Alle ore 12 appuntamento alla Sala Podiani con la straordinaria tecnica di piano jazz di uno dei decani del pianoforte italiano, il Maestro Franco D’Andrea. Elegante 83 enne, ha esordito a livello discografico nel 1964 ed ha più di 200 dischi al suo attivo; ha suonato in tutti i continenti, componendo numerosi brani e insegnando la sua tecnica specialistica. Il suo è un concerto per veri intenditori, nel quale mette elegantemente in pratica una delle sue teorie: il piano solo nel jazz offre la più ghiotta occasione per ricercare ed improvvisare e lui lo fa con grande classe, immensa tecnica ed accenni virtuosistici, come non fermarci, al termine della performance, per congratularci?

Alle 15.30 di nuovo alla Podiani per scoprire l’avanguardia jazz del Trio di Micah Thomas, con Dean Torrey al contrabbasso e Kayvon Gordon alla batteria. Esordiente a livello discografico nel 2020 con un concerto live, Thomas porta una ventata di aria nuova nel jazz, stupendoci con uno sperimentalismo inaspettato ed originale.

Letteralmente corriamo verso il Teatro Morlacchi per assistere a The Next Step dello strepitoso chitarrista Kurt Rosenwinkel. Con lui sul palco i virtuosi Mark Turner al sax tenore, Ben Street al contrabbasso e Jeff Ballard alla batteria: una conoscenza e condivisione artistica che risale a 30 anni fa e che si fa “sentire” attraverso l’eccezionale affiatamento che risulta palpabile sul palco. Raccontandosi un po’ in italiano ed un po’ in inglese, Rosenwinkel introduce alcuni brani tratti da un loro vecchio lavoro discografico, “Cold”, del 2001 e pezzi più recenti come Two Lips e Flossy, dedicata al suo gatto.

Platea totalmente in visibilio e grandi applausi sul brano di chiusura A Shifting Design.

Un po’ di pausa per raggiungere – come conclusione di giornata – i Giardini Carducci e per farci coinvolgere dal ritmo dei Sammy Miller and The Congregation, graditissimo ritorno ad Umbria Jazz dopo qualche anno di pausa. La band, che propone un jazz gioioso, ritmato e che “tira su” lo spirito di chi li ascolta ha fatto centro ancora una volta: il coinvolgimento del pubblico è unanime: balliamo tutti!

 

Continua a leggere: UMBRIA JAZZ 2024 | Una frenetica settimana di jazz!