INTERVISTA: Alla scoperta degli I Shot a Man

Fuori da venerdì 1 dicembre 2023 per Bloos Records “Arnold Wolf”, il nuovo singolo degli I Shot a Man. Dopo il successo di pubblico e critica del primo disco, “Gunbender”, il trio torinese si è lavato la faccia nel Mississippi ed è tornato in studio per partorire un nuovo album. “Arnold Wolf” è il primo singolo estratto, e suona “come se appoggiassi l’orecchio al cono dell’amplificatore”.

Abbiamo colto l’occasione per intervistare la band e conoscere meglio il suo progetto artistico:

Come nasce la vostra collaborazione con Bloos Records? E quale dovrebbe essere, secondo voi, il ruolo di un’etichetta discografica nel 2023? 

Il nostro primo album Gunbender, nel 2019, era auto prodotto. Non avevamo etichetta, eravamo concentrati sulla musica, e avevamo una visione un po’ naif di come ci si affaccia nel panorama musicale. L’album ebbe nonostante tutto un buon successo, ma questa volta avevamo bisogno di fare un salto di qualità. In questi anni diversi artisti che ammiriamo si sono affidati a Bloos Records, e abbiamo iniziato ad avere la percezione che questa piccola Label italiana ha davvero la capacità di scovare dei talenti, affermati e non, ed è diventata un riferimento per gli appassionati di blues e dintorni. Abbiamo contattato lo chef di Bloos Records, Simone Scifoni, e ci siamo trovati d’accordo: Simone conosceva il nostro lavoro, e l’idea di fare un disco insieme è piaciuta subito ed entrambi.

Nel 2023 un’etichetta dovrebbe essere in grado di guidare gli artisti nel mondo dell’industria musicale, che è sempre più complesso e in questi anni cambia ad una rapidità sconvolgente. Dovrebbe consentire agli artisti di concentrarsi sulla musica, sapendo di far parte di una sorta di famiglia, sapendo di poter contare su uno scambio sempre fondamentale, sia in termini artistici che promozionali e strategici.

Torino ha una scena musicale attiva? Ce ne parlate? 

Sì, a Torino la scena musicale, in particolare quella legata al blues, è incredibilmente attiva. Un segno tangibile di ciò sono le vittorie consecutive di band torinesi nelle selezioni italiane dell’International Blues Challenge: noi I Shot a Man nel 2021 e i Boogie Bombers nell’edizione precedente. Entrambi abbiamo avuto l’onore di rappresentare il blues italiano negli Stati Uniti. Ma ci sono anche artisti che hanno fatto la storia di questo genere, ad esempio Dario Lombardo, Andrea Scagliarini, e altri che a nostro avviso la faranno, come Tom Newton.

Ciò che rende Torino un luogo speciale è la collaborazione instaurata tra gli artisti. Che si tratti di dividere un concerto, realizzare un video o contribuire a un nuovo disco, la comunità blues si sostiene a vicenda. Ad esempio, Tom Newton ha aggiunto il suo tocco all’armonica in uno dei brani del nostro ultimo album, così come Alice Costa e Ilaria Audino che hanno inciso i cori.

Oltre al blues, va menzionato che Torino ospita numerosi progetti musicali attivi in vari generi. Tuttavia, una sfida che possiamo incontrare è la mancanza di spazi dedicati alle esibizioni. Nonostante ciò, la scena musicale continua a prosperare grazie alla passione e all’impegno degli artisti locali.”

Chi è “Arnold Wolf” e perchè si è meritato un posto d’onore nel vostro nuovo singolo pubblicato venerdì 1 dicembre? 

Arnold Wolf è un personaggio inventato, nato dalla voglia di ironizzare su certi stilemi dell’uomo all’antica: il mondo sta cambiando, anzi è cambiato, ed è assurdo sentire ancora certi cliché. Il blues è la musica degli oppressi, di chi ha cercato da sempre di immaginare un’alternativa. Noi non possiamo considerarci una band impegnata, e non è nostra intenzione semplificare questioni complesse. A volte però, nel mondo in cui viviamo si combattono battaglie fondamentali, e non prendere posizione è per noi inaccettabile. Arnold è un brano ironico, ma noi crediamo che sia proprio il momento per tutti di diventare degli uomini meno all’antica, e accogliere i cambiamenti nella nostra società come un problema di cui tutti dobbiamo occuparci.

Arnold è un ex pugile. Ha sessant’anni, si considera un uomo all’antica. È eccessivo, sembra uscito da un film degli anni ‘70. Nella palestra in cui una nuova generazione di atleti si allena, Arnold ride di sé, mentre sprona le ragazze e i ragazzi con i suoi comandamenti: “un vero pugile beve aceto a colazione! Ero un giovane promettente, adesso sono vecchio, fuori forma e pelato, ma sollevo ancora dieci chili più di voi! Ho il veleno per topi nelle vene, la mia benzina sono le proteine e la nicotina”. Abbiamo poi deciso di realizzare un video sul pugilato, ma che fosse in contrasto con i luoghi comuni che ancora sopravvivono in quell’immaginario. Abbiamo incontrato Grace, una ragazza di 25 anni, universitaria, che si allena e combatte per una palestra popolare nella sua Torino. Un luogo che fa dell’impegno civile e politico la sua bandiera.

Come siete finiti a collaborare con Manuel Volpe? E come si riconosce il produttore giusto per il proprio progetto?

Abbiamo conosciuto Manuel in occasione dell’incisione del nostro primo disco Gunbender, nel 2019. All’epoca eravamo alla ricerca di uno studio in cui poter sperimentare tecniche microfoniche “d’altri tempi”, che ci allontanassero il più possibile dalla sensazione di poter fare un disco con una scheda audio e un computer. Così abbiamo conosciuto Rubedo Recordings, che è lo studio in Manuel opera. È uno spazio in cui hai l’impressione che anche la scelta di un cavo concorre a creare il suono giusto, ce ne siamo subito innamorati e in cinque giorni di presa diretta abbiamo tirato fuori il suono che cercavamo. Negli anni succedono tante cose ad una band; nel 2021 eravamo alla ricerca di un nuovo batterista, e ci è venuto in mente il buon Simone Pozzi, collaboratore di Manuel Volpe e resident dello studio di registrazione. Ci siamo intesi piuttosto in fretta e il legame con Rubedo Recordings si è saldato ancora di più. Nel tempo abbiamo sempre apprezzato le produzioni di Manuel, in particolare con la sua Rhabdomantic Orchestra, e per questo nuovo album è stato naturale fidarci e scegliere di lavorare di nuovo insieme. Siamo entrati in studio con alcune canzoni ancora abbozzate e le abbiamo costruite con Manuel e Simone. Come si scelga il produttore giusto non lo sappiamo, probabilmente dipende da molte cose, ma sicuramente quando senti la giusta alchimia con qualcuno, quella è la strada da seguire.

Avete voglia di riassumerci che cos’è successo dal 2014 ad oggi? 

I primi anni della band sono stati di studio. Studio di quello che voleva dire blues, nelle sue decine e decine di declinazioni. Lo studio dei blues passati e presenti ci ha guidato nella formazione di un gusto personale e il più possibile originale. Ascoltare allo sfinimento i classici, le origini, il blues moderno, significa riconoscere i cliché, significa cercare di non cadere nella retorica e nelle imitazioni, che spesso sono una brutta zavorra del blues moderno.

Dopo i primi anni abbiamo iniziato a cercare di affacciarci come band su un panorama più ampio, suonando in diversi club e festival in Italia. Abbiamo vinto qualche premio, scaldato il palco per gli Animals, per Keb Mo.
Quando è uscito Gunbender, il nostro primo album, è stato emozionante leggere certe recensioni, sentire che a livello nazionale il nostro lavoro rappresentava per il pubblico e per la critica una ventata di novità.

A cavallo del Covid abbiamo vinto le selezioni italiane dell’International Blues Challenge, il premio più ambito per i musicisti di blues e non solo. Nel 2022 siamo stati invitati a esibirci a Memphis, e abbiamo fatto un lungo viaggio nel sud degli Stati Uniti, e al ritorno i nuovi brani che erano nell’aria hanno preso forma.

Il 2023 è stato il momento di tirare i remi in barca, chiuderci in studio e produrre il nuovo album che uscirà a breve, di cui Arnold Wolf è il primo singolo.