Filosofia decisamente moderna che rispecchia anche molto, a voler affondare le mani ben dentro la critica sociale, una tendenza che oggi salva e non poco: ritorno alle origini come anche alla semplicità che significa molto quel lavar via di dosso ridondanze troppo estetiche e assai poco fedeli alla verità. “Double One” è certamente un bel disco di pop-rock, molto rock e poco pop, figlio di un modo punk di vivere e di pensare alla forma. Castano Shock impera con estrema cura nel disegno armonico e melodico di tutto questo raggiunto con il cuore principale di una double one, cioè una chitarra elettrica avente solo due corde. E ci incuriosisce molto e, oltre alla resa finale, indaghiamo certamente sui ricami che ne derivano.

 

 

Beh, come non parlare di suono. Al di là della forma canzone, del pop e del rock… come si regge tutto con una chitarra con solo due corde?

L’ascoltatore (e il musicista) si è abituato a sentire tutto in modo “convenzionato” ovvero basso, batteria e almeno 2 suoni sotto la voce ma non è così e non era così in origine!

Quando è nato il rock sotto la voce insieme alla ritmica c’era solo un pianoforte o una chitarra e ancora prima c’era solo uno strumento che accompagnava quindi semplificare tutto con due corde UGUALI trovo sia un fatto nemmeno straordinario bensì un’opzione logica.

Ad esempio, dentro il singolo “Se io sarei” noto, forse sbaglio, che la melodia di voce cerca un percorso che la chitarra non può fare. Niente di stonato o dissonante… ma certamente qualcosa di strano si sente. O sbaglio? E l’effetto mi piace moltissimo…

Sulla questione di “Se io sarei” non sono affatto d’accordo, perché anche qui uno strumento accompagna suonando una nota singola anziché eseguire un bicordo o una triade (maggiore o minore o magari anche armonizzata) quindi a prescindere dal piacere che si può scaturire all’ascolto quello che avviene è semplicemente un fatto inusuale che in origine era un fatto normale.

Da bassista come arrivi a questa idea del Double One?

Il basso nella filosofia double one va ad aggiungere cose ai limiti intrinsechi della “due corde” quindi armonizzare o scindersi e seguire il ritmo di cassa e rullante! Il bello di comporre in modo double one è questo, non ci sono regole purché suoni tutto ordinato e tanto meglio inconsueto! Il basso normalmente sorregge il ritmo che spesso è calzante grazie al tema scaturito dalla double one e non necessariamente dalla batteria!

Ma ribadisco, non ci sono regole, vale tutto purché suoni bene!

E farlo anche con il basso?

Farlo col basso non conviene! Perché? Il suono della double one è già molto basso e per avere un suono più ricco ho dovuto fare un upgrade alla double levando un mi (nella double one sono due MI uguali) sostituendolo con un RE tirato a MI ottenendo due Mi distanti un ottava e questo mi ha permesso di arrangiare molte canzoni (del prossimo disco e diverse cover) in un modo ancora più efficace! Questa nuova combinazione l’ho definita super double cioè uno strumento double one con due Mi costituiti da un Mi e un RE accordato a MI.

 

E ci sono moltissimi momenti di evasione e di libertà. Forse “Rabarama Groove” è il migliore. Dunque, qual è la direzione di questo disco?

Questo disco ha un’unica direzione ovvero dimostrare ai musicisti che si può suonare “con poco” efficacemente e ai non musicisti che possono suonare e divertirsi anche loro.