“Sono solo canzonette” recitava anni fa Edoardo Bennato in uno dei suoi più grandi successi. E negli ultimi anni di canzonette in Italia ne abbiamo ascoltate tantissime, forse anche troppe. Almeno fino ad oggi, quando a portare sul palco qualcosa di diverso ci pensano gli Hermetique Garage, con un album omonimo di matrice rock progressive, molto interessante e certamente di rottura con l’attuale panorama musicale.
Un album concepito come un’intera opera, che sciolina fluidamente attraverso 70 minuti di musica, che spicca per la ricercatezza dei suoni. Con chiari riferimenti al passato e con influenze derivanti dalle storiche rock band anni ’70, ma a tratti originale con innesti di musica elettronica, di rock psichedelico e di jazz.
Un album che segna un ritorno alle radici del rock, con la volontà di spaziare e sperimentare tipica del prog. Ricordiamo, infatti, che la progressive irruppe nel panorama musicale con l’intento di scardinare ogni schema musicale noto, dando libero sfogo alla creatività. Un principio, che è il cardine fondante degli Hermetique Garage, che in questo album danno ampio sfogo alle loro peculiari qualità, dimostrando affiatamento ed un innato talento.
Tra le canzoni che più ci hanno colpito: Short Story of a Failed Assassination è subito un gran biglietto da visita. Un brano che parte soft e poi esplode, immergendoci nell’immensità sonora della band. Fall Down, ci ricorda nell’intro la vocalità di Morrissey (The Smiths) poi sfocia in un sound più originale e ritmato. Psycho ci proietta, invece, in un vortice ossessivo che irrompe nella luce e nella liberazione rituale di The Sun.
In totale l’album presenta 12 tracce, e richiede – a nostro avviso – il giusto tempo per essere ascoltato nella sua totalità. Quindi sedetevi sul divano, prendetevi un buon calice di vino, abbassate le luci e accendete lo stereo per assaporare con il giusto mood il sound avvolgente degli Hermetique Garage.