Le riconferme non sono mai facili: lo sa bene Suoni Divini, kermesse enogastronomica giunta alla sua sesta edizione, che ha riproposto, dopo la buona riuscita dello scorso anno, il venerdì di “Suoni Divini Rock Fest“. Questa volta non ci sono state avversioni metereologiche ad ostacolare l’operato dell’Arci Masaniello, ed i cinque gruppi che componevano il cartello si sono potuti esibire senza difficoltà di sorta.
Quando le note delle covers in chiave acustica erano ancora calde, sono saliti sul palco gli Hurricane, giovane realtà locale: il pop-rock dei 5 è suonato bene, e le riproposizioni di brani portati in auge dai Coldplay e dai Negramaro hanno coinvolto i presenti, antipasto succoso in attesa di un singolo inedito che dovrebbe uscire a breve. Ottima anche la prova dei Baaristi Muuti, la cover band dei Marta sui Tubi che prende il suo nome anagrammando la band: nella mezz’ora sul palco di Piazzale De Nicola c’è spazio sia per brani meno conosciuti che per i successi tratti dall’ultimo disco come “Dispari”, autentica rivelazione di San Remo 2013. Ci sono delle dinamiche da migliorare, ma la qualità artistica si percepisce a piene mani durante le canzoni che il duo (chitarra e piano) reinterpreta sapientemente. Spazio agli inediti: I Briganti Elettrici lasciano il segno sullo stage nonostante qualche problema tecnico che ha minato il chitarrista: la musica di protesta incontra il folk-elettrificato in un’unicum di carattere, e resta una domanda: “dove sono i briganti?”. Prima degli headliners della serata, la musica de L’Esistenza dei Mostri: la performance risulta un pò sottotono forse anche a causa del poco tempo disponibile in sede di soundcheck, il giudizio sulla band è rimandato ad altre occasioni, dove si potrà esprimere appieno lo spessore musicale.
Qualche minuto di cambio palco ed arrivano i Dinosauri, una costola de Il Cielo di Bagdad che gravita a metà fra la disco-music e i ritmi tribali. E nei 20 minuti di perfomance i tre “Dinosauri” dimostrano di essere tutt’altro che animali estinti: l’intelligenza di riproporre sonarità di quasi 40 anni fa abbinandole a note che strizzano l’occhio al sud America si rivela scelta vincente per un set che coinvolge (grazie anche al carisma di chi sul palco urla, sorride e si diverte per davvero) gli spettatori accorsi alla kermesse. Anche in questo caso sale l’attesa per l’album che, a detta della band, dovrebbe vedere la luce nell’autunno che ci attende.
Suoni Divini Rock Fest come Ulisse: nella seconda edizione della serata dedicata al rock chi ha organizzato ha saputo dimostrarsi ascoltatore attento e “scopritore” di vivide realtà plasmate sul territorio della provincia napoletana. Ed in periodo dove le occasioni per suonare decrescono esponenzialmente, non è poco.