Pianista jazz dal tocco poetico, pregno di cantabilità e profondo senso melodico, nonché compositore e arrangiatore sopraffino e particolarmente sensibile, Giovanni Ceccarelli è un musicista assai apprezzato a tutte le latitudini. Al fianco di numerosi giganti della scena jazzistica mondiale, fra cui Lee Konitz, Benny Golson, Chico Buarque, Jaques Morelembaum ed Enrico Rava, solo per citarne alcuni, il jazzista marchigiano ma parigino d’adozione sviscera i contenuti più significativi di “Pagine Vere”, il nuovo album dell’omonimo trio realizzato insieme alla cantante jazz e autrice Michela Lombardi e al chitarrista Luca Falomi. Un disco appena pubblicato dall’etichetta Da Vinci Publishing per il quale ha composto tutti i brani, eccezion fatta per A Distant Call di Kenny Wheeler con il testo di Michela Lombardi.
Il trio Pagine Vere nasce inizialmente dal tuo incontro con Michela Lombardi e, successivamente, attraverso la conoscenza di Luca Falomi. Fin da subito, quali sono state le qualità artistiche e umane di loro due che ti hanno immediatamente colpito tanto da dar vita a questo progetto?
Ho conosciuto Michela ascoltando il suo disco “Small Day Tomorrow”, nel quale avevo apprezzato molto la sua sobria espressività e il clima intimo della musica. Poi lei ha scritto il testo del mio brano “From Now On”, manifestando un interesse per le mie composizioni originali. Così abbiamo iniziato a collaborare, io con i miei brani e Michela con i suoi testi. È stato un lavoro fatto con calma, che ci ha portato a preparare il repertorio di ciò che sarebbe diventato l’album “Pagine Vere”. Con Luca ci siamo conosciuti in occasione della realizzazione del disco “Animantiga” della compianta Roberta Alloisio e di Stéphane Casalta. Di lui, da subito, mi ha colpito la disponibilità, l’attenzione per il dettaglio e la sensibilità nei confronti della voce. Con Michela, da tempo, cercavamo un terzo elemento per Pagine Vere, quindi Luca ci è sembrata la persona giusta da coinvolgere in questo progetto. Con loro mi trovo molto bene, si lavora in tutta tranquillità e serenità, e si respira il giusto clima, almeno per me, per poter creare ed esprimersi in libertà.
“Pagine Vere”, appunto come l’omonimo trio, è il vostro nuovo album appena pubblicato dall’etichetta discografica Da Vinci Publishing. Qual è il fil rouge e quali sono le peculiarità stilistiche di questo disco?
“Pagine Vere” contiene composizioni che ho scritto nell’intero arco della mia carriera. Arrivato ai cinquant’anni, volevo farmi un bel regalo in musica e tutto è nato molto spontaneamente. Ma ci tengo a sottolineare che il nostro trio lavora di squadra, nella musica e per tutti gli aspetti che stanno intorno al fare musica. Siamo affiatati, c’è una stima reciproca e siamo anche amici. È stato appassionante costruire il repertorio per il disco, in primis con i brani scritti a quattro mani con Michela, poi coinvolgendo altri autori come Max De Tomassi, André Carvalho, Stéphane Casalta e Ciara Arnette. Le mie composizioni, grazie al testo, diventano canzoni e quindi possono partire per nuove avventure. Certamente il nostro fil rouge è l’attenzione per l’arrangiamento che si basa sulla voce di Michela, sul testo e sulle possibilità interpretative che il trio può esprimere. È un album, alla base, registrato in diretta insieme, poi su alcuni brani abbiamo sentito l’esigenza di aggiungere altri suoni e voci in sovra-incisione. Gli ingredienti sono molteplici, tanti quante sono le fonti di ispirazione del nostro gruppo: il jazz, la canzone d’autore, il Brasile, il pop, la canzone popolare, la musica scritta di tradizione europea.
In “Pagine Vere” spicca la presenza di quattro ospiti d’eccezione: il già citato Stéphane Casalta (voce), Dadi (voce e chitarra), Petra Magoni (voce) e Ferruccio Spinetti (contrabbasso). Soprattutto dal punto di vista interpretativo e sotto l’aspetto del mood, qual è il valore aggiunto che questi artisti hanno apportato ai tuoi brani originali presenti nell’album?
Ho scritto Pas Après Pas, con il testo che porta la firma di mia moglie Vanessa, pensando a Musica Nuda. Quindi ci è sembrato naturale invitare Petra Magoni per duettare con Michela Lombardi in questo brano. Tra l’altro, in questa canzone come in altre del disco, c’è un dialogo tra voci e diverse lingue: in questo caso, il francese e l’inglese, nella versione scritta da Michela. Construtivamente faceva parte del mio disco “InventaRio”, inciso dall’omonimo gruppo. Dadi, voce d’InventaRio, duetta nel nostro album con Michela, fra portoghese e italiano, il cui testo è stato scritto da suo figlio André (André Carvalho, n.d.r.). Per cui, ogni brano porta con sé una storia, una parte della mia vita di musicista. Stéphane Casalta è un interprete straordinario, che tempo fa scrisse il testo in lingua corsa per il mio brano L’Antiluna. Michela e Stéphane avevano partecipato insieme a me alla trasmissione radiofonica “Brasil” condotta da Max De Tomassi, perciò è stato molto bello ritrovarsi per registrare assieme questa canzone. Ferruccio Spinetti è il mio fratello musicale e un grande amico. Ha contribuito alla registrazione di due brani dell’album, come sempre in tutta umiltà, apportando con naturalezza la sua spiccata sensibilità artistica e la sua musicalità.
Oltre ai quattro musicisti sopracitati, come già detto da te, i testi (in italiano, inglese, francese, portoghese e còrso) sono frutto dell’ispirazione di Max De Tomassi, Michela Lombardi, André Carvalho, Stéphane Casalta, Ciara Arnette e, in Pas Après Pas-Day After Day, c’è anche la firma di Vanessa, la tua dolce metà, insieme a quella di Michela Lombardi (per la parte in inglese del testo). L’idea di scrivere in cinque lingue diverse, valorizza ancor di più il messaggio artistico che intendete trasmettere all’ascoltatore?
La mia musica parte certamente dal jazz, per poi aprirsi a tante fonti d’ispirazione. Così ogni brano “chiama” una lingua differente, a seconda del clima che la musica stessa instaura e della sonorità che ognuna delle lingue possiede. Poi ci sono gli incontri con questi autori, che volta per volta si sono offerti di scrivere dei meravigliosi testi sulle mie composizioni. Il dialogo tra due lingue all’interno di uno stesso brano è un’esperienza artistica iniziata con i due dischi del mio gruppo InventaRio. La lingua, oltre a comunicare un pensiero, un sentimento o un’emozione, ha anche una valenza musicale, quindi contribuisce alla sonorità del pezzo.
Oltre ovviamente al pianoforte, in Pagine Vere suoni anche la clavietta e il Fender Rhodes. La scelta di suonare questi altri due strumenti scaturisce dall’esigenza di impreziosire il disco con altre sonorità?
Il pianoforte è il mio strumento centrale, però, ogni tanto, mi piace aggiungere alla musica la voce della clavietta, che permette di esporre una melodia con semplicità, quindi in dialettica con uno strumento orchestrale come il pianoforte. Ho un Rhodes a casa, che non esce più di là visto che ora, utilizzando le tastiere elettroniche, è meglio evitare di bloccarsi la schiena o di prendersi una tendinite per scaricare uno strumento così pesante. Ho voluto utilizzare il Fender Rhodes per alcuni brani, filtrandone il suono con una pedaliera di effetti in modo tale da aggiungere una voce al dialogo musicale, oppure per arricchire il paesaggio sonoro di un brano.
Avete già in programma delle date di presentazione per Pagine Vere?
Per ora ci concentriamo sulla promozione del disco, che è uscito con Da Vinci Publishing venerdì 12 novembre. Approfitto dell’occasione per ringraziare, anche a nome di Michela e Luca, il produttore discografico Edmondo Filippini, il tecnico audio/video Maurizio Machella e il tecnico audio Alessandro Guasconi. Contiamo di portare “Pagine Vere” dal vivo a partire dalla primavera prossima. Non vediamo l’ora!