FRODE HALTLI | Avant Folk II

FRODE HALTLI
Avant Folk II
Hubro music HUBROCD2637
2021

Ho lavorato su generi consolidati per molti anni e ho fatto di tutto, da forme complesse della musica contemporanea al jazz e alla musica tradizionale. In Avant Folk usiamo processi della musica folk: presento per iniziare un materiale semplice ai musicisti, che tutti imparano ad orecchio. In questo modo, senza alcuno spartito, abbiamo tutti una comune sensazione del fraseggio e dei ritmi, con libertà e flessibilità nell’ulteriore elaborazione del materiale musicale”.

Del talentuoso fisarmonicista Frode Haltli e del suo composito ensemble Avant Folk procede la rappresentazione mediatica, testimoniando della vivace realtà di questa formazione post-folk, giusto per semplificarne la variegata espressione.

Avevamo già trattato di un suo precedente discografico, il singolo “Quarantine Quilt”, dalla genesi strettamente legata alla spiazzante e peculiare (quanto ormai familiare) realtà della separazione sociale, diffuso anche in formato video a paradigma di una musicalità coloristica e dallo spirito contagioso; il singolo ha mantenuto una vita propria senza esser incluso in alcun album successivo quale il presente, il cui background è addirittura antecedente nel tempo, comprendendo materiali commissionati per l’edizione 2019 del Festival Jazz di Vossa, in Norvegia (il cui prestigio era stato già sancito, tra l’altro, dalla tematica incisione “Vossabrygg” dell’ensemble di Terje Rypdal).

Articolato lungo quattro tracce di media durata, il nuovo album reca altrettante e distinte connotazioni ispirative, e la sequenza si apre dunque con Doggerland, arcaico riferimento alla Dogger bank, banco di sabbia sotto il livello del mare estesamente posto tra Norvegia e Gran Bretagna, ed è nello spirito tematico del brano la ricostruzione di un ipotetico canto folk che suonasse come un ibrido tra irlandese e scandinavo; aprendosi in uno spirito danzante, coloristicamente affine al precedente singolo di quarantena, ma di minor virulenza ritmica, il brano sorprendente si evolve verso un indefinito territorio d’improvvisazione elettro-acustica, di fascino non immediato ma solido, che avalora dalla prime mosse dell’album la poliedrica anima dell’ensemble.

 

A seguire Nordlys (o “luci del nord”), un sognante tema di viaggio composto da Haltli per il road-movie tedesco Nordland; nello spirito del travelogue, e in generale del diario interiore, il passaggio vive per luci fioche e sommesso interplay, guidato dall’acre timbrica della tromba e quindi dal discorsivo mantice, che incanalano la strutturazione ritmica entro un raccolto clima serotino.

Dedicato all’omonimo, piccolo villaggio dell’entroterra locale, con influente quota d’immigrazione finnica, Gravberget è movimento di danza caratterizzato da un ritmo asimmetrico, che nelle intenzioni suonerà come una “pulsazione di tutt’altro luogo”; tratteggiato dalla sottile arte degli strumenti ad arco, la track si compatta entro un sound corale di vago quanto curioso sentore rockeggiante, che irrobustisce la crescente pulsione danzante.

 

I Østen som i Vesten (All Over the Place), traducibile come “all’Est come all’Ovest” per l’ ambivalente tratto formale in base a cui può essere ascoltato come un’arcaico canto scandinavo ma anche un arabico maqam (“a seconda dell’ascoltatore!”), in buona parte per microtonalità e melismi disegnati da mantice ed archi, che sostengono con energia la graduale strutturazione del brano, affine ad una jam poliglotta dalla ritmica imperiosa ed anarchica, segnata dalle bizzarre e laceranti linee di solo affidate al corno caprino, all’arco e a scabre sortite del synth.

Nella fila del giovane (anzi, relativamente pluri-generazionale) ensemble riconosciamo individualità di profilo autonomo quale il dotato solista di violino Hardanger, Erlend Apneseth, e certamente il navigato veterano di tastiere Ståle Storløkken, tra i nomi più esposti di una band comunque non parca di soggettivi talenti, in cui si conferma in primis la fisionomia creativa del titolare, già dispensatasi lungo una filiera nel cui contesto permangono salienti il visionario exploit di “Passing Images” e l’affresco solistico “Vagabonde Blu”.

Se si è già detto (o ritenuto di dire) davvero tantissimo sulla peculiare combinazione di contemplazione naturalistica, coerenza con la tradizione e pulsioni verso la modernità nelle speciali formule condotte in termini personali dal ventaglio, ormai fuori contabilità, dei talenti scandinavi, certamente la “famiglia” Avant Folk persiste confluente in questa definizione del filone, contribuendovi con segni propri pur senza azzardati stravolgimenti del canone e non mancando un’occasione, nei presenti ed instabili tempi, per esporre una più estesa percezione delle collettive intesa e fattività musicale.

 

Musicisti:

Frode Haltli, fisarmonica
Erlend Apneseth, violini Hardanger
Hans P. Kjorstad, violino
Rolf-Erik Nystrøm, sax
Hildegunn Øiseth,  tromba, corno caprino, voce

Ståle Storløkken, organo Hammond, synth
Juhani Silvola, chitarra acustica, elettrica

Oddrun Lilja Jonsdottir, chitarra elettrica, voce
Fredrik Luhr Dietrichson, contrabbasso
Siv Øyunn Kjenstad, batteria, voce

Tracklist:

01. Doggerland 8:48
02. Nordlys 10:34
03. Gravberget 9:41
04. I Østen som i Vesten (All Over the Place) 11:18

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